A come Artigianato. Asset principale dell’economia viterbese. Non da oggi. Cammina da sempre con la stessa cadenza della propria gente: magari lenta, ma capace di lasciare orme che il tempo non è riuscito a cancellare, ma che piuttosto ha valorizzato. Il centro storico di Viterbo è lo scrigno che conserva un patrimonio unico: per storia, per tradizione, per arte, per peculiarità dei prodotti. Un patrimonio che da anni è messo a rischio dalla crescente desertificazione. A, anche come abbandono. Allarme, come allarme che arriva anche da Confartigianato.
“La priorità e riportare la vita nel cuore della città”. Non è semplicemente uno slogan, ma un accorato appello, quello che lancia Andrea De Simone, che di Confartigianato è il segretario provinciale. “Se non riportiamo la vita dentro le mura, le piccole imprese non riapriranno. Sono destinate a morire, una dopo l’altra. Il panettiere, il calzolaio, il lattaio, il falegname hanno senso di esistere se nel centro storico c’è vita, non basta il turismo di fine settimana. Intendiamoci, ben venga, ma le attività artigianali e commerciali non campano di solo turismo. Vita e sicurezza”.
Mancano entrambe, cioè.
“Be’ lo dicono i fatti. Non mi riferisco all’aggressione che avviene alle due di notte, comunque deprecabile. Qui parliamo di coppie aggredite mentre, alle 10,30 di sera, si sono fatte una pizza e stanno andando a piazza del Sacrario per riprendere la loro macchina. Per non parlare di episodi di spaccio di stupefacenti e altre situazioni inquietanti che andrebbero stroncate. Sì, c’è da avere paura”.
Cosa suggerisce?
“Accortezza nella vendita di alcolici. Basta con le birre a volontà. E poi c’è la situazione degli affitti che andrebbe monitorata. Dal controllo incrociato dei consumi delle utenze, potremmo capire quali sono le case realmente abitate, quelle sfitte e quelle che magari sono affittate al nero, dove vivono più persone, quando non più nuclei familiari. Le zone della città sono note, mentre delle dimore e di chi le occupa poco o niente si sa. Quella sopra il Sacrario è diventata il Bronx di Viterbo e si sta allargando. Un po’ come sta avvenendo con la presenza dei cinghiali. Domani avremo, come Confartigianato, un incontro con il nuovo Questore e sarà l’occasione per denunciare questo stato di cose”.
Cosa vi aspettate?
“Ah non saprei dire. Il nostro compito è raccontare il disagio per chi ancora vive in centro e la mancanza di sicurezza. Quali decisioni prendere spetterà al Questore e alle istituzioni preposte”.
Ma oltre alla sicurezza servirà anche altro per rilanciare il centro storico….
“Ovviamente. Maggiore presenza delle sedi istituzionali in senso lato e dei servizi. Una volta, lo ricordo bene, c’erano banche, caserme, uffici pubblici che rendevano più vivo l’intero centro, vivificano gli esercizi e portavano gente. Oggi c’è il deserto. Un esempio, magari banale: basterebbe trasferire la caserma della Finanza dal Riello alla Banca d’Italia per far tornare a battere il cuore di via Marconi e di Corso d’Italia. Non ci sono alternative. Tutti i progetti messi in campo o soltanto immaginati sono semplicemente dei buoni propositi e sogni ad occhi aperti”.
Lei è anche presidente di Microcredito Impresa e quindi ha il polso dello stato di salute economico e finanziario dell’artigianato viterbese. Come siamo messi?
“In generale, direi bene. Sicuramente ha lasciato strascichi negativi il Covid e poi il Superbonus perché ha consentito, negli ultimi due, tre anni, di far decollare le imprese grandi e medie che lavorano nell’edilizia. E gli effetti ancora durano. Ma ha messo in grandi e crescenti difficoltà le imprese più piccole, quelle che sono nate con il Superbonus e che ora stanno scomparendo”.
L’impasse penalizzerà ancora una volta donne e giovani che hanno difficoltà a trovare un’occupazione?
“Non è che il quadro sia entusiasmante però per quanto riguarda l’occupazione femminile, c’è un’assoluta controtendenza rispetto all’andamento nazionale e regionale con un’alta percentuale nel mondo dell’imprenditorialità, soprattutto nei settori del food e del benessere. Per quanto riguarda i giovani, abbiamo registrato un interesse importante per l’apertura di nuove attività, ma purtroppo molti di loro diciamo che non hanno le idee molto chiare su come e dove individuare i campi dove impegnarsi”.
Magari andrebbero indirizzati…
“E’ così ed ciò che noi di Confartigianato stiamo facendo con una sorta di periodica tutorizzazione, brutta parola, che accompagna i giovani imprenditori nella loro attività. Certamente ci sono energie e anche risorse. Fondamentale, come sempre, sarà la determinazione di chi nell’artigianato vuole ancora investire. E io credo che sia ancora una scelta premiante”.

























