Con Quinto Chiacchiararelli, alla scoperta del “Parco del Nitracco”

Luciano Pasquini

La nebbia lentamente abbandona la valle per lasciare spazio al bosco, primule e crocus   gialli annunciano la primavera, percorriamo un’antica strada romana, dove resiste ancora qualche pietra dell’antico basolato, sicuramente collegava ad un porto non lontano da qui, sul fiume Tevere. I trattori per il trasporto del legname l’hanno resa un pantano, ma quei sassi restano al loro posto quasi a voler vincere quest’ultima sfida. I bosco tutt’intorno si apre ai raggi del sole e al canto degli uccelli,è un paesaggio della Tuscia che viviamo in compagnia di Quinto Chiacchiararelli originario di Soriano nel Cimino, ha scelto di vivere a Chia, dove ha comperato una casa nella parte vecchia del paese.

Quinto si guadagna da vivere con lavori di ristrutturazioni e le sue mani ruvide lo confermano, è sicuramente un trapianto ben riuscito tale da diventare il genius loci del posto. La conoscenza e la possibilità di ripercorrere questi antichi sentieri sono state rese possibili dall’instancabile passione di Quinto Chiacchiararelli che da anni spontaneamente fa si che diverse bellezze del ricchissimo territorio della Tuscia continuino ad essere visitate ed ammirate. Parola d’ordine: La passione per il territorio prima di tutto.

Conosce ogni centimetro quadrato dei cento ottanta ettari che compongono la valle sottostante. Zuccotto sempre in testa uno sguardo attento che rivela una curiosità innata, insieme ad un’agilità nel salire massi e percorrere sentieri,che ben nasconde la sua età anagrafica.

Lasciata la piccola piazza di Chia ci siamo immessi sul sentieri del “Nitracco”, riconosciuto come parco, il nome forse deriva dai nitriti dei cavalli. La valle è stata abitata fin dal neolitico e andiamo alla scoperta delle varie testimonianze che il percorso ci offre. La valle ha conosciuto il suo massimo sviluppo durante la coltivazione della canapa e del lino grazie alle numerose sorgenti e torrenti che come vene la rendono viva. Fino a gli anni settanta queste coltivazione hanno portato un po di benessere alla magra condizione dei sui abitanti poi non sono state più redditizie e sono state abbandonate, così il paese come altri della provincia di Viterbo ha iniziato a spogliarsi dei propri abitanti. Man mano tutti i piccoli appezzamenti sono stati abbandonati e il bosco li ha lentamente ripresi cosi da nascondere le mille storie  di uomini che ci hanno vissuto.

Quinto ha la concretezza di chi lavora con le mani e ama vedere il proprio lavoro nascere, crescere e finire.

Ha pazientemente riaperto vecchi sentieri che narrano la vita della valle, costruito gradini e ponticelli utilizzando di materiale di recupero, un lavoro immane fatto in solitudine. Qui la storia si è sedimenta nel corso dei secoli e a volte affiora in superficie.

Dopo che i proprietari dei fondi abbandonati, gli concedono il permesso di ripulirli, il più delle volte non ricordano nemmeno dove sono ubicati, inizia il duro lavoro poi i sentieri prendono forma come una ragnatela.

Il primo manufatto che vediamo addentrandoci nella valle e un vecchio forno per l’essiccazione della frutta, in parte crollato ma ci rivela che qui c’erano alberi da frutto quindi un commercio di quel complesso sistema che rendeva viva la valle.

Scendendo si possono scoprire tratti di muri di contenimento con massi perfettamente lavorati ad incastro che fino a poco tempo fa erano ricoperti da una folta macchia, poi pestarole, tombe a loggetta  e  numerose vasche per la lavorazione della canapa  che ci fanno capire quanto dura doveva essere la vita da queste parti.

Sicuramente il punto più bello lo viviamo al ritorno, dove Quinto si è superato, creando un sentiero con piccoli tornanti che porta ad una grossa piazzola dove presumibilmente si trovava una piccola chiesa da cui si domina una veduta di  Chia mozzafiato.

Grazie a tanti volontari come Quinto, come è stato per Salvatore Fosci che ha riportato alla luce la  “Piramide Etrusca di Bomarzo” che la Tuscia riporta in luce quei tesori nascosti, spesso non visibili  perchè non cercati, scoperte che si caratterizzano come unicità del nostro territorio.

Abbiamo vissuto una perla della Tuscia  che il  viaggiatore attento, quello del dopo pandemia saprà scegliere come meta immergendosi in questi paesaggi.

Quinto Chiacchiararelli,  la guida volontaria sarà li pronto ad accogliere il visitatore con passione, cultura, gentilezza. Quella riservata anche a noi.

 

Per visite guidate: Gruppo Archeologico Roccaltia – Quinto cell. 339 8201558

  

  

  

                                     

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