Malgrado le temperature decisamente invernali che accompagnano questo inizio di dicembre, a Viterbo si è già idealmente in primavera. L’amministrazione comunale ha deliberato infatti i criteri attraverso i quali si svolgerà l’edizione 2026 di San Pellegrino in Fiore, l’evento primaverile per eccellenza. Si attingerà nuovamente alla graduatoria scaturita dal concorso di idee pubblicato nel dicembre 2023, che già nei due anni successivi ha regalato al capoluogo della Tuscia i suggestivi allestimenti di Raffaele Ascenzi prima e poi di Lorenzo Porciani. Il concorso si è rivelato una vera fucina di idee, grazie al confronto tra elevate professionalità che si sono messe alla prova su un tema variegato come quello del Medioevo: l’epoca d’oro per la città di Viterbo. «Quest’anno sarà dunque la volta del progetto presentato da noi», esordisce con semplicità l’architetto Christian Ciucciarelli, autore – o meglio capofila del gruppo di lavoro che ha prodotto il progetto terzo classificato. Viterbese, laurea di Architettura alla Sapienza, Ciucciarelli ci riceve nei luminosi e moderni locali della società di famiglia, e sottolinea la coralità del progetto utilizzando volutamente la prima persona plurale. «L’ideazione è stata principalmente mia, ma ogni progetto ben fatto va realizzato a tante mani, condiviso e deciso insieme. Questa è un’impresa familiare: mio papà e mio fratello sono ingegneri, io architetto, abbiamo professionalità complementari. La progettazione che facciamo noi è anche un po’ “di frontiera”, nel senso che prevede una commistione di discipline che si influenzano positivamente a vicenda: architettura, ingegneria, ma anche arte».
Non è la prima volta che l’architetto Ciucciarelli ricopre il ruolo di ideatore della manifestazione. «La prima volta è stato nel 2011, insieme ad altri colleghi, ma soprattutto nel 2012 con “Viterbo in Fiore”, un nome diverso per una manifestazione sostanzialmente identica», prosegue. «Fu un evento di grande successo. Nelle piazze non c’erano soltanto fiori ma anche installazioni artistiche: una novità per quei tempi. Quello che era il mio punto di vista è rimasto poi anche nelle edizioni successive: l’idea di fondo che San Pellegrino in Fiore non può ridursi soltanto a una manifestazione florovivaistica, ma deve essere uno strumento per far conoscere la città in maniera diversa». Un evento che offra una visione alternativa della città, coniugando architettura e natura, che immagini un paesaggio urbano dove il verde esalti e valorizzi l’aspetto monumentale: è anche quanto richiesto dal bando del concorso. «Il nostro centro storico – ampio e ben conservato – rappresenta una scenografia perfetta e già pronta, un fondale monocromatico che si presta perfettamente ad essere abbellito con movimentazioni cromatiche e artistiche», continua Ciucciarelli, illustrando il rendering del progetto. «Ogni professionista ha il suo punto di vista. Io ho ipotizzato un percorso visionario nel Medioevo, attingendo elementi dal territorio e richiamando i temi che mi erano più cari. Un filone sarà quindi rappresentato dai fregi floreali, che si rifanno agli antichi e preziosi codici miniati, ma se vogliamo, anche alle decorazioni della Barabbata di Marta. Un altro tema presente nel progetto saranno i trionfi – architetture effimere, ovvero apparati in legno, fiori, bandiere, che nel Medioevo servivano a portare appunto in trionfo papi e signori per le vie della città. Ed ecco la presenza di archi trionfali sul ponte che conduce al palazzo Papale, e di portali decorati con fiori rampicanti e bandiere nei diversi punti di accesso alla manifestazione. Infine, un altro tema che mi ha sempre affascinato, il giardino medievale, in cui trovare essenze e aromi di tutti i tipi. Ho immaginato questo per piazza della Morte, un giardino dedicato all’amor cortese, un tema citato in moltissima letteratura medievale, da Dante a Cavalcanti. Sarà l’allestimento più “teatrale” perché ho immaginato questo giardino animato da musici e figuranti in costume, in cui vi siano rappresentati simboli, come ad esempio una voliera con un pavone, che nel Medioevo simboleggiava la purezza e l’incorruttibilità». Per restare in tema di simboli, non potrà mancare il labirinto: in piazza San Lorenzo i visitatori troveranno il “Dedalo dei Papi”. «Ecco cosa intendo con architettura di frontiera: qualcosa che si nutre di contaminazione. Noi che lavoriamo in questo campo non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla letteratura, alla storia, all’arte». Un progetto che presenta dunque diversi livelli di lettura, ma senza snobismi di nicchia. «Non si può essere troppo concettuali, perché è una manifestazione trasversale aperta a tutti i tipi di pubblico, dagli addetti ai lavori ai visitatori incuriositi. Secondo me si deve fare qualcosa che abbia idee forti ma rappresentate in modo comprensibile. Ciò non significa che non ci si debba impegnare più di tanto: semmai è vero il contrario. Anche se la committenza ufficiale è il comune di Viterbo, il committente finale è il pubblico: l’allestimento deve essere il più possibile condiviso e apprezzato. Nel momento in cui la tua idea forte incontra il gusto del pubblico, allora hai fatto bingo».
L’anno scorso il progetto del gruppo di lavoro guidato da Ciucciarelli è stato esposto, insieme agli altri elaborati, in una mostra intitolata “Dall’idea alla forma”, che ha rappresentato un momento di crescita intellettuale ed estetica. «Sono un grande sostenitore dei concorsi, ho partecipato più volte anche a quello per la realizzazione della Macchina di Santa Rosa. Non è tanto importante il risultato quanto l’esposizione di tutti i progetti. I partecipanti hanno modo di vedere come gli altri hanno interpretato il tema, e la città può rendersi conto che c’è anche altro rispetto alle composizioni un po’ estemporanee del passato». Il progetto ha richiesto un impegno supplementare che è stato portato avanti insieme alla sua attività lavorativa ordinaria. La società di famiglia, la Galileo Engineering, opera a livello nazionale. «All’interno di Galileo, la progettazione architettonica è curata dalla ChC Architecture and Planning. Progettiamo interventi, architettonici e impiantistici, prevalentemente pubblici, su edifici, strutture e infrastrutture come porti, università, terziario. Abbiamo la sede principale a Viterbo, una sede a Roma e una a Messina. Qui a Viterbo il nostro più recente progetto, in sede di approvazione, è quello del Centro Ricerca Applicata, una partnership tra Comune e Università della Tuscia, i cui lavori di realizzazione dovrebbero iniziare a breve in zona Poggino». Un progetto come quello dell’allestimento di San Pellegrino in Fiore ha richiesto un serrato lavoro parallelo, seppure estremamente creativo e stimolante, di almeno un mese e mezzo. «Anche se la mia personale pagina della creatività non era bianca: vivendo la città, ogni volta che passeggio in centro, le idee arrivano: per San Pellegrino in Fiore, per la Macchina di Santa Rosa, per delle porzioni di città… la creatività non può essere rinchiusa in un mese e mezzo di concorso. Come per tutti, ci sono molti angoli della città che amo particolarmente, primo fra tutti lo scorcio del colle del Duomo visto da valle Faul e dal Sacrario… ma anche i vicoletti da San Pellegrino al Paradosso, luoghi meno battuti, silenziosi, dove non ti accorgi di essere nel 2025, rimasti così da sempre. Una città così bella e autentica, si merita il meglio e anche di più».





























