Chi va e chi viene/Valeria Lo Iacono da Beni Culturali a Cardiff

danza del ventre

Sono passati 15 anni da quando, nel 1999, mi sono laureata presso la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università degli Studi della Tuscia, ma le mie memorie sono ancora vivide. Le cose che amo di più del viterbese sono il verde e i boschi con deliziosi funghi e castagne, che andavamo a raccogliere con gli amici; le stradine medievali in cui andavamo spesso a fare passeggiate la sera; le pittoresche cittadine come Civita di Bagnoregio e i laghi. Viterbo è un buon posto per studiare beni culturali per via della sua atmosfera magica, per la posizione centrale in Italia, da cui è possibile esplorare facilmente varie parti del paese, e perché è compatta e a dimensione umana.

Nata a Catania, vivo all’estero da quando mi sono laureata. Ho vissuto a Dublino, a Seoul, a Barcellona ed adesso vivo in Gran Bretagna da dieci anni di cui gli ultimi sei Cardiff. Attualmente (oltre a lavorare a tempo parziale in amministrazione per l’Università di Cardiff), sto facendo un dottorato di ricerca sulla danza come bene culturale immateriale presso Cardiff Metropolitan University. L’idea è nata dalla mia passione per la danza e dalla lettura della Convenzione dell’UNESCO del 2003 sul Patrimonio Culturale Immateriale, oltre che dalla mia formazione universitaria.
Quando mi iscrissi, la facoltà di Conservazione dei Beni Culturali era appena stata inaugurata, quindi, se da un lato la decisione di dedicare una facoltà ai beni culturali era ammirabile, c’erano vari elementi che, con gli occhi di oggi, mi rendo conto essermi mancati. Per esempio: agli studenti si dovrebbe insegnare a fare ricerca, metodologie incluse, sin dal primo anno; mi avrebbero dovuto incoraggiare a scrivere di più oltre che a sostenere solo esami orali; le materie avrebbero dovuto farmi riflettere e prepararmi ad un ruolo di promotrice e manager dei beni culturali e ad affrontare problemi pratici ed organizzativi, invece di farmi ripetere materie già studiate al liceo; mi sarebbe piaciuto fare un tirocinio presso enti o musei, come parte del corso universitario; lo studio del patrimonio immateriale avrebbe dovuto avere maggior rilievo (dopotutto, per esempio, i festeggiamenti per Santa Rosa non sono meno importanti per i viterbesi e la loro identità del Palazzo dei Papi).
Studiare a Viterbo è un’esperienza che mi ha arricchita, sia dal punto di vista umano sia accademico. È stato l’inizio di un lungo cammino di esplorazioni e scoperte e spero che i nuovi studenti possano dire altrettanto.

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