Cerveteri: nella città dei morti

di Francesca Pontani*

«Ma non importava quanto fosse ricca di reperti quella che, di fatto, era una bara di tegole, ma l’importante era, pensavo, che testimoniasse che qualcuno fosse stato lì sepolto, ed era un essere umano che aveva amato, gioito e sofferto come noi» (Fiore etrusco, Vincenzo Allegrezza)

Lo studio delle necropoli offre ancora oggi numerose testimonianze dirette della vita quotidiana, culturale e politica di Caere. Il loro progressivo espandersi fino all’epoca romana, a partire dal settore est della città con Cava della Pozzolana, da ovest con la necropoli del Sorbo, e in una fase successiva con le necropoli della Banditaccia e di Monte Abatone, ha rappresentato per tutti gli studiosi molto più che un prezioso supplemento di informazioni.

 

Cerveteri anticipa e veicola soluzioni architettoniche

Anche in ambito strettamente etrusco, Cerveteri anticipa e veicola soluzioni e tendenze di tipo architettonico, gusti artistici e mode che diventeranno propri di altri centri dell’Etruria meridionale. Le migliaia di tombe ancora visibili e gli innumerevoli oggetti di corredo da queste restituiti hanno costituito negli ultimo 200 anni il solo documento per lo studio dello sviluppo della città dei morti e per la conoscenza delle varie fasi della civiltà etrusca, con particolare riferimento a quella ceretana. Di tutte le necropoli ceriti, la necropoli della Banditaccia è quella che più di ogni altra consente di seguire la costante evoluzione delle forme architettoniche delle sepolture.

 

Maestosi tumuli

A partire dagli inizi del VII secolo a.C. le necropoli di Cerveteri, e con particolare evidenza la Necropoli della Banditaccia, si popolano di maestosi tumuli che nelle forme più antiche ospitano tombe ad una sola camera, come nel caso del Tumulo del Colonnello.

 

Lavorazione in negativo

La tecnica di costruzione è quella della lavorazione in negativo: vengono scavate nel banco naturale di tufo enormi fosse circolari che delimitano i cilindri sui quali si accumulano colline di terra che costituiscono il vero e proprio tumulo. All’interno viene scavata la prima tomba che presenta l’ingresso rivolto ad ovest.

 

Corridoi e dròmoi

A partire dalla seconda metà del VII secolo a.C. i tumuli si arricchiscono di altri ambienti di sepoltura che presentano spesso un vestibolo (Tomba della Nave, Tomba degli Animali dipinti, Tumulo Maroi), al quale si accede attraverso grandiosi corridoi, dròmoi, come nel Tumulo Mengarelli.

 

Foto Francesca Pontani

 

Buone vacanze!

Ci rivediamo il 5 settembre a Tarquinia!

 

Francesca Pontani* – www.francescapontani.it – Archeologa del comitato scientifico del Museo Archeologico delle Necropoli Rupestri di Barbarano Romano. Egittologa, conoscitrice di lingue antiche come i geroglifici, la lingua sumerica e accadica, la lingua etrusca, lavora nel mondo del web. Nel blog e sul canale YouTube ArcheoTime sono visibili le sue camminate archeologiche on the road. Innamorata della comunicazione e della scrittura, guida i lettori di TusciaUP nella conoscenza del nostro territorio attraverso Tour di Archeologia in Tuscia.

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