C’era una volta il Pilastro. Rivivono “I migliori anni”

di Arnaldo Sassi

C’era una volta il Pilastro

Rivivono “I migliori anni”

C’era una volta il Pilastro. Il quartiere delle cosiddette case popolari, nato nella zona nord ovest di Viterbo nel primo dopoguerra. Urbanisticamente quasi perfetto, con le sue strade a scacchiera, e vivace sin dai suoi primi vagiti. Abitato soprattutto da operai e impiegati, crebbe in breve tempo, complice l’impegno dell’allora Iacp. Ma ben presto si dimostrò anche modello di evoluzione culturale per la dinamicità dei suoi abitanti. Soprattutto quando negli anni ’60, in via Francesco Cristofori fu edificato il Centro sociale, guidato magistralmente da una giovanissima assistente sociale, Maria Teresa Bernardini.

Lì infatti giovani, anziani e persone di mezza età cominciarono a incontrarsi e a mettere in piedi iniziative di ogni tipo. Nacque un attivissimo Comitato di quartiere (il presidente, che faceva il barbiere di professione, si chiamava Mario Corinti, detto il sor Mario) e nacque soprattutto un caleidoscopico Gruppo giovanile Pilastro. Un’accozzaglia di giovincelli (nessuno arrivava a vent’anni) che, invece di razzolare per le strade ad annoiarsi (di svaghi all’epoca ce n’erano veramente pochi) o, peggio ancora, a combinar guai, formò una vera e propria squadra capace di organizzare eventi (veglioni, spettacoli, tornei e quant’altro) in grado di attrarre l’attenzione dei residenti.

Era l’epoca dei Beatles e dei Rolling Stones, delle prime chitarre elettriche e dei primi amplificatori. Che pian pianino, a prezzo di grandi sacrifici (di soldi in quel periodo ne giravano pochini), arrivarono anche in quel Centro sociale. E subito musica fu.

A distanza di oltre cinquant’anni il Centro sociale si è spostato di qualche centinaio di metri (ora è ospitato nei locali dell’ex asilo di via Cristofori) e quei ragazzi, la maggior parte dei quali ha ormai raggiunto l’agognato obiettivo della pensione, sono tornati a incontrarsi. E, con la stessa voglia di quel lontano passato, a rimettere in piedi ciò che tanti anni prima avevano creato.

Così è nata una vera e propria orchestrina, denominata non per nulla “I migliori anni”, composta da ben otto elementi. Ci sono gli storici del gruppo, come the voice Severino Pieroni, la chitarra ritmica Luciano Celestini (per gli amici il Picchio), il basso Renato Cerasa (detto il Roscio). Poi ci sono i nuovi: Sergio Petroselli alla batteria, Massimiliano Antonaci alle tastiere, Igino Goletti al sax alto e al clarinetto, Domenico Cianchi al sax contralto e infine Massimo Sgamuffa alla tromba.

E proprio ieri, dopo un paio d’anni di chiusura del Centro, il complessino si è esibito durante la festa di Pasqua per gli anziani, organizzata dal presidente Luciano Barozzi.

“Riprendiamo l’attività del Centro sociale – dice con orgoglio – dopo due anni di chiusura, causa Covid. Anzi, quest’anno festeggeremo i 25 anni di attività. Certo, l’affluenza adesso è un interrogativo, ma qui in passato sono transitate più di mille persone”. Barozzi però è ottimista e guarda già al futuro: “Abbiamo in mente un programma intenso, che ricalcherà iniziative già collaudate. A cominciare dal prossimo 7 maggio, festa della mamma, che quest’anno vogliamo dedicare alle mamme ucraine e russe. Poi speriamo di riprendere quello che è il nostro fiore all’occhiello, ovvero la calza della Befana più lunga del mondo”.

Un pomeriggio intenso quello di ieri, fatto di musica, tombolata e la classica merenda, inframezzata da due momenti di riflessione, con la recita di due poesie dedicate alla guerra che sta devastando l’Ucraina.

Poi, tutti a casa, aspettando il prossimo appuntamento.

 

VEDI VIDEO

Ecco i link:

https://www.youtube.com/watch?v=iFD-Rsek4AE

https://www.youtube.com/watch?v=f_QAs1Y4iUo

 

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