“La verità è che c’è stata la chiara volontà politica di non concedermi lo stadio Rocchi”. Le parole di Piero Camilli suonano come una sentenza all’interno del bistrot del teatro San Leonardo di Viterbo, dinanzi ad una folta platea di giornalisti e alcuni sindaci della Tuscia. Il “comandante” è un autentico fiume in piena. E poi se così non fosse che “comandante” sarebbe? Il calcio inevitabilmente tracima nella politica “per colpa di una amministrazione di incapaci”, scandisce il presidente della Faul Cimini, ex numero uno di una Viterbese precipitata nell’abisso del calcio. “Ho incontrato poco fa la sindaca Frontini – dice – e mi ha raccomandato, Piero, per favore non alimentiamo lo scontro politico. Ed io ho risposto semplicemente, nessuno scontro politico, voglio soltanto parlare di calcio”. Il racconto parte, appunto, dal calcio. Agosto/settembre scorsi: “Ci incontriamo a cena con Chiara e un paio di assessori, mi garantiscono che la questione dello stadio sarà definitivamente risolta in pochi giorni. Cosa che non è avvenuta. Ci sono in ballo due milioni e ottocentomila euro del Pnrr da destinare allo stadio. O magari qualcos’altro. Insomma, il dialogo si ferma. Anzi, si ferma tutto. Comincio a capire che quei soldi possono essere una polpetta avvelenata. Rinvii, e ancora rinvii ed alla fine decido di emigrare a Vignanello. Ovvio, io posso impegnarmi ad allestire una squadra competitiva come ho fatto in passato a Grosseto e qui a Viterbo dove ho vinto una Coppa Italia, ma senza stadio non si va da nessuna parte. Era sbagliato il bando per l’aggiudicazione dell’impianto? Si poteva cambiarlo in 24 ore oppure andare a trattativa privata. Niente è stato fatto”. Insomma, il “comandante” è assolutamente convinto che dietro il “no” dell’amministrazione comunale ci sia qualcosa che abbia a che fare con interessi politici di matrice non identificata. Ognuno è libero di giocare con la personale immaginazione. “Io voglio bene a Viterbo, ai viterbesi, sono innamorato del calcio. La scorsa estate avevo ricevuto inviti ad assumere incarichi importanti ad Ascoli, Siena, Terni. Ho rifiutato perché ho sperato fino all’ultimo di poter avviare un percorso virtuoso per riportare la Viterbese in alto. Avevo anche calciatori di B e di A pronti a venire qui…ma a Vignanello era un po’ più arduo”. “A Vignanello – aggiunge – comunque resterò sino alla fine della stagione a meno che….”. Insomma, se ne riparlerà il prossimo anno. “E ora? Ora dico soltanto che mi vergogno, mi viene un groppo in gola quando passo dinanzi allo stadio della Palazzina. Temo che sia destinato ad andare in rovina. Questi signori a palazzo dei Priori dicono di avere intenzione di farne una struttura aperta a tutto e a tutti gli sport. Evidentemente di calcio non capiscono nulla. Lo stadio non è uno zoo dove tutti possono razzolare”. Magari sarà il caso di cambiargli anche il nome: via Enrico Rocchi per intitolarlo a qualcuno o qualcosa? “Enrico, lo conoscevo bene, è stato un grande presidente. Almeno il nome lo mantengano”.
Camilli non le manda a dire:”Il mancato accordo per il Rocchi è una scelta politica”
di Luciano Costantini