Bojack Horseman, dal nichilismo del jet-set alle sfaccettature dell’uomo moderno

di Michele Cardello

Cosa succederebbe se mischiassimo degli animali antropomorfi con i più stravaganti retroscena del panorama sociale di Hollywood, con una satira arricchita da abusi d’alcol e droghe e, come ciliegina sulla torta, mettessimo malinconia e autodistruzione?
Probabilmente avremmo una torta amara, sicuramente difficile da digerire per gli standard del pubblico di una piattaforma streaming come Netflix.
Invece Raphael Bob-Waksberg grazie a dialoghi pungenti attenuati, però, dalla magia di Hollywood e sopratutto dalla scelta del regista di utilizzare una grafica cartonizzata piuttosto essenziale, è riuscito a trasformare un disastro di pasticceria in una sofisticata serie che ha come protagonista Bojack Horseman
Tutto gira intorno a un cavallo/uomo di mezza età, star ormai in declino di una sitcom anni Novanta Horsin’ Around, con problemi di alcolismo e abuso di droghe. Saranno proprio le sue dipendenze a rendere sempre più difficile per Bojack relazionarsi anche con le figure positive e più genuine della serie, corrompendone il più delle volte la morale. Raphael Bob-Waksberg, sceneggiatore e ideatore della serie, utilizza il nichilismo cosmico del protagonista per far crollare ogni struttura etica, come se a ispirare il carattere autodistruttivo di questa star fosse stato lo stesso spirito Dionisiaco di Nietzsche ne La nascita della tragedia.
Bojack, più volte costretto a questa impossibilità comunicativa, è incapace di controllare le proprie azioni e gli effetti collaterali che queste hanno sulle vite delle persone/animali che lo circondano. Infatti è lo stesso Bojack a dover prendere le distanze dalle persone a cui tiene di più, per salvarle dal suo irrefrenabile bisogno di autodistruzione.
Ma è invece il senso di solitudine incolmabile che spinge l’infelice protagonista ad alimentare questa spirale di alcol, droga e situazioni ostili oltre il limite. Eppure Bojack riesce involontariamente a trovare pace in piccoli momenti distillati di felicità, durante tutti gli episodi della serie. Come, ad esempio, nell’incontro fortuito di Todd, che per le prime stagioni occuperà il suo divano abusivamente. All’inizio percepito come una presenza seccante dalla star di Horsin’ Around si rivelerà essere il suo migliore amico. E sono proprio questi i piccoli momenti in cui il protagonista troverà la forza per migliorare se stesso, per risalire da un baratro senza fondo. Ed è questo forse il segreto contro la solitudine: quando pensiamo di cadere, credendo che ormai tutto sia perduto, sapere di avere qualcuno accanto che ci può aiutare a rialzarci. 
COMMENTA SU FACEBOOK