Anni cinquanta, anche a Viterbo “Era il tempo delle Arene”

Ricordi  sbiaditi  di quando a Viterbo intorno agli anni Cinquanta si usciva dopo cena per frequentare le arene in spazi occasionalmente allestiti.                                        Non solo film, ma anche pugni e opere liriche

Negli anni Cinquanta a Viterbo ce n’erano tre, l’arena Italia (via della Marrocca dove oggi c’è un ristorante tipico), l’arena Nazionale (via della Volta Buia nel chiostro-cortile del Buon Pastore) e l’arena Paradiso (via della Caserma dove oggi sorgono due  mega-palazzi). Nelle prime due si proiettavano  film rigorosamente in bianco e nero. In quella del Paradiso c’era spazio per le opere liriche. Nel luglio del 1950 vi furono rappresentati Traviata,  Giocondo e il suo re di Carlo Jachino (un’opera contemporanea) e Tosca. Prezzo dei biglietti: primi posti lire 600, secondi posti lire 400, solo ingresso lire 250. Ricordo di aver assistito ad una Bohème nell’estate precedente  (1948 o 1949). Una quarta struttura, l’arena Lucciola, si trovava alle spalle dello chalet di  porta Fiorentina, davanti all’ingresso di Pratogiardino. Lì si ballava. Parliamo dei film che in quegli anni si potevano anche vedere al cinema Genio, al cinema Corso, al cinema Nazionale e al teatro dell’Unione, ancora mezzo in piedi e mezzo a terra per le bombe dell’ultima guerra. C’era anche un cinema ricavato alla meglio nella palestra del Collegio Ragonesi: si chiamava San Giorgio, ma nessuno lo ricorda più, anche perché ebbe vita breve. Dunque i film. Soprattutto quelli americani degli anni Quaranta. Un  po’ comico/leggeri e un po’ strappalacrime del tipo ”La valle del destino”, “Addio signora Miniver”, “Il signor Belvedere”, “La saga dei Forsyite”, “Prigionieri del passato” “Figlio, figlio mio” interpretati da mostri sacri come Gregory Peck, Greer Garson, Lionel Barrymore, Errol Flynn, Ronald Coman, Cifton Webb ed altri. Ma anche  drammoni  italiani della serie  “Catene”, “Tormento”, “I figli di nessuno” con l’indimenticabile Amedeo Nazzari e la bella Yvonne Sanson. D’estate si frequentavano le arene perché nelle sale cinematografiche faceva caldo (non c’era ovviamente l’aria condizionata) ed anche perché, in assenza di tv, era piacevole uscire di casa dopo cena anche per una pellicola minore da gustare all’aperto, con il gelato e le noccioline. Ma non solo film. All’arena Nazionale il 19 agosto 1950 il viterbese Luigi Malè, fresco del titolo di campione italiano dei pesi leggeri conquistato nel dicembre 1949,  stese al tappeto  alla quarta ripresa il barese Vittorio Fuiano vincendo per ko in un insolito (almeno per la location) incontro di pugilato. Sentite questa. La manifestazione era stata programmato all’arena Nazionale per il 5 agosto ma gli organizzatori si erano dimenticati di avvisare il gestore dell’adiacente arena Italia, Umberto Zoppis, che aveva già fatto la sua programmazione. Va ricordato che le due arene erano contigue con gli schermi sistemati a sandwich, tanto che i sonori spesso si sovrapponevano con evidenti disagi. Il vociare dei tifosi di Malè sarebbe stato fastidioso  agli spettatori dell’arena Italia.  Dopo serrate trattative  l’incontro venne così rinviato al 19 agosto con l’arena Italia prudentemente chiusa per riposo settimanale. Ma i pugni non finiscono qui. Il 21 luglio del 1958 sempre all’arena Nazionale venne organizzata un’altra serata, questa volta di catch (specie di lotta libera) da parte dalla Sezione pugilato dell’Unione Sportiva Viterbese guidata da Alberto Ciorba. Sul ring Primo Carnera (aveva 52 anni). Erano trascorsi circa 25 anni  dalla conquista del titolo mondiale dei massimi (1933), ed ora il  “Gigante buono” , come era chiamato,  si doveva accontentare di incontri minori in giro per l’Italia. Combatté contro il francese Felix Miguet e vinse per “due schienate su tre”. Le cronache del tempo raccontano che  fu una serata deludente malgrado il tutto esaurito. Carnera morirà relativamente giovane a 61 anni. Le quattro arene di Viterbo vennero via via smobilitate dalla metà degli anni Cinquanta con l’avvento della televisione che cambiò radicalmente le abitudini degli italiani. C’è da dire che ai giorni nostri si registrano a Viterbo occasionali rigurgiti di questi spazi all’aperto come nel cortile della Rocca Albornoz per occasionali mini festival cinematografici o proiezioni speciali, magari con la presenza di registi e attori. Ma il tempo delle arene del dopo guerra con tutto il fascino che si portavano dietro finì nel decennio che abbiamo raccontato con un po’ di nostalgia.

 

Nella foto, Primo Carnera sul ring insieme ad Alberto Ciorba

 

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