“E non esiste un luogo dove non mi torni in mente” è un passaggio della canzone di Marco Mengoni “Ti ho voluto bene veramente”, Annarita Cecchinato ritrova in questa frase la definizione dell’amore per il suo quartiere, San Faustino, quello in cui è cresciuta, a cui si legano i ricordi più belli della sua vita, dove in un locale di famiglia, nella centralissima via Cairoli, nasce la piccola lavanderia intorno agli anni sessanta . “Non potrò più prendermi carico dei vostri indumenti”, anticipa ai clienti e il quartiere di San Faustino a Viterbo perde un’altra storica attività. La chiusura è prevista per il 31 dicembre prossimo.
Con i suoi grandi occhi azzurri, aperti al sorriso, Anna Rita trasmette un’emozione che aspetta di essere raccontata. Tutto per lei è iniziato negli ormai lontani anni 80 … Era una giovane sposa che accettava di continuare una tradizione di famiglia.
L’idea di rimanere all’interno del quartiere dove pure vivevano i suoi genitori, sua mamma Maddalena, sua sorella Maria Rosa, dove pure sono cresciuti i suoi figli, la rassicurava. Nella vicina pasticceria Casantini quella avviata da Marietto, la giornata inizia oggi come allora con il rito della colazione, e i ricordi tornano nitidi; intorno tutto era famiglia, la farmacia con la dottoressa Bruna prima, la dottoressa Stefania dopo, oggi la dottoressa Cristina, il maestro della fotografia Francesco Biganzoli e il negozio specializzato di articoli fotografici di Gianfranco Grazini ieri e di suo figlio Gianluca oggi, la Barberia Braconcini dal 1955, in via dei Magliatori, sopra piazzale dei Caduti.In principio fu Fausto seguito da Gianluca a cui si è affiancato oggi il figlio Lorenzo, nomi storici, tanto per citarne alcuni, fino agli anni ‘90 via Cairoli è stata anche sede di una redazione di un giornale, quella de Il Messaggero, un quartiere in cui in un tempo non lontano ci si conosceva tutti per nome. Il quartiere più in alto della città, con la piazza, il suo mercato, Franco con la sua fumante porchetta ieri e suo figlio Eugenio oggi, la chiesa con don Gabriele ieri e don Flavio oggi, San Faustino puro nella sua storia, ora ha cambiato volto ed è divenuto un quartiere multietnico, alla ricerca della integrazione come chiave per la convivenza.
“I miei figli hanno intrapreso strade diverse, racconta Anna Rita, mi sarebbe piaciuto insegnare il mestiere ai giovani, ma non è andata così e il mio percorso si conclude per un fatto anagrafico, è arrivato il momento della pensione. Ringrazio di cuore tutti i clienti, che ho accolto sempre con il sorriso e che mi hanno ricambiato con la loro fedeltà. Un grazie speciale lo devo a Giulia, mia suocera, che mi ha trasmesso la passione e la professionalità per un lavoro che ho molto amato”.
Com’è cambiato il quartiere oggi?
In tanti lo biasimano, ma proprio perché è inalterato nel valore della sua storia, mi auspico che lo si riporti alla sua vocazione naturale, ad essere vissuto in modo abitativo, con tutte le strutture che danno vita a un quartiere e gli infondono l’anima, il cinema, i negozi, gli uffici, i suoi colori segreti e luminosi.
Cosa chiederebbe alla sindaca Frontini?
Le chiederei di offrire ai giovani l’opportunità di aperture di nuove attività agevolandoli, di provvedere al rifacimento delle facciate andando incontro ai proprietari, di sviluppare politiche affinché ci sia un ricambio generazionale legittimo e residenziale. In sintesi di impegnarsi sino in fondo per il quartiere, di animarlo, di vivacizzarlo di custodirlo, includendolo nella vita attiva della città. Così come è stato nei secoli scorsi.
Cosa sarà del suo locale? Perché non ha pensato a una lavanderia self service?
L’ho già spiegato, non essendoci interessi da parte dei miei figli, il mio percorso lavorativo è arrivato a scadenza. Ora mi godo la mia famiglia, i miei nipotini. Una nuova rinascita. A pari passo, spero, con quella del mio quartiere.