Anche l’edicola di viale Trento si cede, l’emblema di una crisi che attanaglia la categoria

Un’altra edicola strategica della città di Viterbo ha affisso il cartello “Cedesi questa attività”. Si tratta di quella sita in viale Trento a Viterbo, il capolinea dei pullman per tutti gli studenti e per coloro che arrivano con il mezzo pubblico in città, in cui ha pure sede la biblioteca consorziale della città dei Papi.

Se non si riesce a trovare il successore interessato anche questa edicola pare destinata all’estinzione. Una gestione che copre gli ultimi anni, ma di fatto questa è stata la prima edicola a Viterbo nell’immediato dopoguerra. Aperta dai coniugi Roncato, Irma e Antonio, due veneti di Montebelluna in provincia di Treviso, arrivati a Viterbo con i loro 4 figli: Fortunato, Benito, Aldo e Clara. C’è chi ancora li ricorda entrambi a fare la consegna porta a porta dei quotidiani nei nascenti quartieri Ellera e Cappuccini, lui un po’ claudicante non è mancato una volta nel suo giro di consegna sino alla fine dei suoi giorni, come pure Irma la sua instancabile consorte. Sino agli ultimi dei loro giorni, hanno sancito  un legame  indissolubile con Viterbo, entrambi sono sepolti al cimitero di san Lazzaro.

L’edicola, piccolissima ma costipata di giornali, era collocata sull’allora  marciapiedi prospiciente al passaggio a livello, poi successivamente trasferita accanto alla torre pentagonale di P.le Gramsci, ad Antonio e Irma successero i figli Aldo e Clara. L’edicola rimase lì fino agli anni 2000 finché per liberare le mura, fu trasferita agli inizi di viale Trento e venduta dai Roncato.

I tempi sono cambiati , l’avvento di internet ha allontanato le nuove generazioni dalle edicole, non vi è stato il ricambio generazionale sulla clientela.

Scompare una generazione di edicolanti, che fino a qualche anno fa apriva alle 5.30 del mattino, appendeva le locandine dei quotidiani fuori dal chiosco e si sporcava le mani di inchiostro per prepararli alla vendita, pronti per quei lettori che iniziavano il proprio turno mattutino di lavoro. Nel frattempo, il numero dei clienti si è dimezzato. In particolare, «non c’è più l’abitudine a comprare il quotidiano – ora si punta di più su altri prodotti trainati dalle pubblicità della televisione, spesso per i più piccoli», afferma uno degli edicolanti del centro storico.

E’ impossibile pensare a questo triste declino, le edicole sono state le luci del mattino tra la nebbia, fortezze di informazione e cultura, sono state definite presidio essenziale di democrazia e hanno garantito un servizio ai cittadini durante tutto il primo lockdown e ancor oggi con il perseverare delle zone contingentate. Urge un’operazione che  attivi un piano concreto di salvaguardia del settore. Una città, un paese senza edicole toglie la possibilità alle persone di potersi informare e partecipare al dibattito democratico della comunità e del proprio Paese. Se la pandemia ci insegna a vivere la prossimità,a ritrovare le nostre tradizioni,  dobbiamo pure salvaguardare le nostre edicole, magari investite di servizi in più.(S.G.)

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI