All’Orto Botanico di Viterbo con i viaggiatori del Grand Tour

TC

“Roma è stata e resterà sempre la città eterna”. Questa l’impressione che ne ebbero i viaggiatori del Grand Tour nel Sette-Ottocento al loro arrivo a piazza del Popolo dopo un lungo cammino attraverso l’Europa. E’ stato gratificante e  piacevole sentirlo ribadire  venerdì scorso all’Orto  Botanico di Viterbo, tra il lusco e brusco di un gradevole tramonto settembrino, da alcune letture di due fra i tanti viaggiatori di quei secoli, Madame de Staël e Charles Burney affidate alle voci coinvolgenti di Vera Anelli e Eleonora Faccenda dell’associazione culturale “Fanalino di coda”  (con la regia di Daniela Achilli) che insieme ad un organico dell’orchestra “Furiosi affetti” fondata e diretta da Giorgio Bottiglioni (2 violini, viola, violoncello e tiorba) con la voce deliziosa di Sofya Yuneeva hanno proposto ad un folto pubblico di iscritti e simpatizzanti Touring (animatore dell’incontro), una pièce itinerante di rara raffinatezza tra prati ed aiuole ben curati. Le musiche di Haendel, Porpora e Vivaldi accoglievano anche il celebre motivo haendeliano “Lascia la spina/cogli la rosa” più noto nella seconda versione (quella nel Rinaldo) “Lascia ch’io pianga, mia cruda sorte”.

Madame de Staël (nome d’arte della baronessa Anne-Louise Germaine Necker, 1766-1817) fu una letterata di spicco del Romanticismo francese. Il suo romanzo “Corinna o l’Italia” (scritto dopo un lungo viaggio nel Belpaese) è considerato un prototipo della letteratura femminile dell’Ottocento, in cui l’Italia (Roma e Napoli soprattutto) è descritta in un vivace affresco  narrativo.

Charles Burney (1726-1814), compositore-organista e storico della musica inglese, nel 1770 fece un viaggio in Italia dove conobbe il celebre cantante Giuseppe Santarelli a quel tempo direttore della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”. Il suo desiderio di approfondire nuove tecniche musicali e di raccogliere materiale che non avrebbe trovato nel suo Paese,  lo portò a riunire le  ricerche in un prezioso  diario dal titolo “Viaggio musicale in Italia”.

Ed è proprio la contrapposizione tra i loro modi di vedere e intendere il Belpaese che è stata la chiave di volta della pièce.  La “Madame”,  più sensibile alle emozioni suscitate dai monumenti, dal clima e dalla gente. Burney, più didascalico nelle descrizioni ma sorprendente quando dice che la Roma di fine Settecento può anche apparire modesta e  “avvolta nella miseria”, capace però di distinguersi dalle altre capitali europee per i particolari della classicità che emergono ovunque: un frammento di capitello, una colonna mozzata, un  fregio.  “Due postazioni  di osservazione – aggiunge Vera Anelli – che sono state il leitmotiv delle letture. Quello di Madame de Sael è un romanzo che si lascia andare a intimità e sentimentalismi come lo stupore per la  bellissima Corinna, mentre  Charles Burney si limita ad un diario di viaggio”. Lo stupore di fronte a scenari come il Pantheon, San Pietro, la  chiesa di San Gregorio, la strada centrale del tridente che  parte da piazza del Popolo, San Pietro in Montorio, è comunque inimmaginabile.

Richiami anche alla Tuscia viterbese. Il lago di Bolsena, scrive Barney, quella mattina era  avvolto dalla nebbia. “A Montefiascone ho conosciuto ed ascoltato la voce eccezionale del sopranista Tommaso Guarducci.  Il  Duomo di Viterbo è bello, ma privo di opere d’arte rilevanti”.

Le letture “musicali” sono state precedute da una visita guidata all’Orto Botanico guidata dalla direttrice Marcella Pasqualetti. “Il Club di territorio di Viterbo del Touring Club – ha commentato il console Vincenzo Ceniti – con il sostegno di Provincia e Comune di Viterbo, Associazione musicale Le Triolè, “We Unitus Alumni association”, Dipartimento di Scienze giuridiche, sociali e pedagogiche (Dirke) dell’Unitus e la direzione dell’Orto Botanico, ha ben rimarcato l’interesse per il ‘Viaggio’che è una delle mission  del nostro  glorioso sodalizio”.

 

Touring Club

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