Alla scoperta della Caprarola più nascosta con Pierluigi Capotondi, per gli amici “Kaciaro”

di Luciano Pasquini

La giornata è piovigginosa con la nebbia che copre i castagneti, si intravedono appena le forme degli alberi. Attraversare i monti Cimini è come entrare in un mondo parallelo. La vista del Lago di Vico a destra, poi l’arrivo a  Caprarola  che pone in bella vista lo splendido Palazzo Farnese. Stavolta  lasciamo da parte il famoso palazzo, per andare alla scoperta del paese meno conosciuto, fatto di  vicoli con  sovrapposizioni di epoche storiche, cave e castelli demoliti. Sarà Pierluigi Capotondi, per gli amici “Kaciaro”, la preziosa guida di questo tour molto personale.

Il Kaciaro è il ”Genius Loci” del luogo, rappresentante della sezione di Archeotuscia del magnifico borgo dei Cimini. Ci avviamo per una stradina che costeggia la scala monumentale del palazzo per inoltrarci nel quartiere “Sardegna” da dove inizierà la visita alle Grotte di Marzecca, un’antro enorme, che nel corso dei secoli ha subito numerosi crolli. La caratteristica di questo posto sta nella stratificazione geologica del terreno, che permetteva di estrarre contemporaneamente tufo e pozzolana, materiali da costruzione, necessari, per i cantieri del Palazzo. Un piccolo dislivello ci permette di risalire tra i vicoli del paese dove troviamo un’edicola, con una copia la “Madonna con il libro” o Madonna Connestabile  del 1504. L’originale fu eseguito da un giovane Raffaello, ispirandosi ad un disegno del suo maestro Pietro il Perugino. Nascosta, dietro una curva troviamo la “Fontana delle tre cannelle” che venne realizzata verso la metà del XV secolo dalla famiglia della Rovere, l’acquedotto venne poi ampliato dalla famiglia Riario come testimoniato dallo stemma nella parte superiore della fontana. In basso è raffigurato un albero di rovere con due capre salienti, è l’antico stemma comunale di Caprarola. La Chiesa di S.Maria Assunta, del XIV secolo, all’interno conserva dipinti murali risalenti ad un epoca compresa tra il XV e il XVII secolo, la chiesa era una pertinenza del medioevale castello dei Vico, in parte demolito per far posto alla “Via Dritta” che dai piedi del paese sale come un viale fino a raggiungere il mitico Palazzo, tale da cambiare per sempre, l’aspetto dell’antico borgo, per creare un ingresso trionfale al Palazzo. Un’intuizione del grande architetto jacopo Barozzi da Vignola. Per realizzare questa strada sopraelevata, che attraversa l’antico tessuto urbano del vecchio borgo, furono operate demolizioni e riqualificazioni dell’antico paese.

Camminando ci perdiamo nei meandri dei vicoli, dove tra i profumi, provenienti dalle cucine delle adiacenti case e la musicalità dialettale, ritroviamo una dimensione ancora autentica che nel vivere comune ci è sempre più distante.

Qualche anziano passeggia e si ferma volentieri a parlare consegnandoci finiture e dettagli di come si svolgeva la vita tra di comunità questi vicoli. Sono loro gli ultimi custodi di un pezzo di Tuscia che oltre al Palazzo Farnese, ha anche un Palazzo della Cultura, una compagnia di teatro  popolare, Quelli del Martedi, che in ogni stagione ci riserva chicche irrinunciabili, per le quali c’è bisogno di repliche per assecondare le grandi richieste da parte degli spettatori. Caprarola è all’avanguardia della produzione di nocciole, tanto da dedicarle una sagra annuale. E’ sede di una importante scuola alberghiera presso le Scuderie di Palazzo Farnese da qui escono i futuri chef.

Caprarola è un unicum di bellezza ben organizzata, un valore da seminare per la Tuscia. Un bene comune per la sua comunità.

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