A passeggio con i Narratori di Comunità, a lezione di bellezza

Luciano Pasquini

Quando parli di Antonello Ricci c’è sempre un piano B. E’ quello che lo storico, docente, si sforza di trasmettere in modo autentico ai suoi giovani aspiranti “Narratori di Comunità“.La narrazione è qualcosa di vivo che emana energia, e richiede il saper padroneggiare tempi e pause all’interno della sua esecuzione. Il Maestro ha un “copioncino”, ma l’allievo deve essere pronto ad interpretare quello che pure il caso gli offre, tenendo cosi alta l’attenzione in chi vuole, non solo conoscere un borgo, attraverso monumenti e storia, ma l’essenza, la vera anima del posto. Ciò richiede un grosso impegno, in conoscenze ed una certa modestia. In questo modo la narrazione si propone con un approccio nuovo e a volte disincantato, tra narratore e ascoltatore. Antonello Ricci a Bassano in Teverina ci ha parlato la scorsa domenica dell’importanza del “metodo” che coinvolge chi vive sul territorio, depositario di una tradizione storica alla quale il narratore deve e può attingere, insieme ai musei territoriali, scrigni preziosi con i quali rapportarsi, lasciando al narratore, la capacità di assemblare il tutto. La mattinata con i giovani del “Master di Narratore di Comunità” era nata come un percorso tra i Boschi di Bassano in Teverina poi il tempo piovoso ha costretto la lezione tra la Chiesa dei Lumi, la Torre e la sala dei matrimoni, ed è così che la lezione ha acquistato intimità coinvolgendo maggiormente gli allievi. Ascoltare Simonetta Celli, leggere alcuni brani tratti dal volume di Fabrizio Cecchi “Racconti di eroi senza storia e di storie senza eroi” all’interno della Chiesa dei Lumi, marcati dai passaggi sonori della brava Laura Antonini e di Roberto Pecci ha saputo catturare tutte le vibrazioni nell’aria fuoriuscite da campane tibetane, tamburi rituali concependo un momento di puro incantesimo. La comunità di Bassano si è presa cura della “passeggiata” con il Comune e il Gruppo GAB Gruppo Archeologico Bassanese, non sono mancati dolci fatti in casa e crostate con la marmellata che conservavano intatto i i sapori della nostra infanzia.
Non è mancato nulla nella parte pratica di uno stage che prima di tutto insegna ad osservare in modo profondo ciò che ci appartiene e sempre più spesso ci sfugge.

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