Vitorchiano, il Consiglio comunale dà il via all’iter per il gemellaggio con il villaggio di Aboud in Cisgiordania

torre-vitorchiano_1.jpg solidarietà

All’ultimo punto dell’ordine del giorno del Consiglio comunale di Vitorchiano svolto nella serata di mercoledì 29 ottobre, il patto di gemellaggio tra il Borgo Sospeso e il villaggio di Aboud, nel Governatorato di Ramallah, in Cisgiordania. Uno dei pochi paesi palestinesi dove la presenza dei cristiani riesce quasi a uguagliare quella dei musulmani, in una coesistenza serena e pacifica. A presentare la mozione, il consigliere Alessandro Vagnoni che ha curato ogni passaggio del progetto, fin dalla sua ideazione, ricercando nel sito del patriarcato di Gerusalemme la realtà palestinese più vicina alla comunità vitorchianese e ricevendo il placet per iscritto proprio dal cardinal Pierbattista Pizzaballa.

“Questa idea vuole essere un ponte, una mano protesa verso una popolazione sofferente – spiega Vagnoni -, oltre a una manifestazione di amicizia verso il popolo palestinese, affinché si concretizzi la sua autodeterminazione, in coesistenza con lo Stato di Israele. Il villaggio di Aboud conta circa 1500 abitanti ed è un luogo dove la numerosa componente cristiana interagisce senza attriti con quella musulmana, inoltre c’è il culto della Vergine Maria, a cui anche Vitorchiano è devoto con la chiesa di Santa Maria Assunta. Il gemellaggio non vuole essere solo un atto simbolico, ma intende sancire un legame con un paese palestinese, affinché gli si riconosca l’esistenza e lo si protegga diplomaticamente dall’apartheid e dalle aggressioni dei coloni, particolarmente violente in questo periodo, durante la raccolta delle olive”.

Proposta accolta all’unanimità dal consiglio (su 14, 5 gli assenti), compreso il consigliere di minoranza, Alessio Marzo, in quota Fratelli d’Italia, che aggiunge: “Teniamo sempre viva la prospettiva pacifica di due popoli e due stati, contro ogni forma di violenza. Sposo questa iniziativa e sarebbe auspicabile in futuro creare una connessione anche con una realtà israeliana per innescare una vera e propria forma di conciliazione. Magari, da qui, potremmo diventare il collante per rimarginare una ferita che in Medioriente è aperta da decenni”.

Una visione, forse più semplice da calibrare nei piccoli centri come quello vitorchianese, che rivela come, accantonando prese di posizione ideologiche, si possano pianificare percorsi solidali oltreconfine che hanno anche una ricaduta positiva nella presa di coscienza di sentirsi comunità.

“Questi gesti servono perché danno corpo a ciò di cui l’umanità ha bisogno – conclude il sindaco Ruggero Grassotti -: vita, condivisione, pace”. (S.G.)

 

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