Cantieri aperti a Bolsena, restauri in corso su due capolavori della scultura rinascimentale

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Si è tenuta domenica 26 ottobre scorso la presentazione al pubblico di due restauri attualmente in corso a Bolsena, dove sono sottoposte a complessi e delicati interventi due opere d’arte “dimenticate”, attribuibili entrambe allo scultore fiorentino Benedetto Buglioni.

L’iniziativa, promossa dall’Associazione “Pietre Vive”, con il patrocinio della Diocesi di Orvieto-Todi, della parrocchia dei Santi Giorgio e Cristina e della Soprintendenza, ha permesso alla cittadinanza bolsenese di riscoprire il fonte battesimale conservato nella chiesa del Santissimo Salvatore e la statua di Santa Lucia custodita nella Basilica di Santa Cristina.

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Gli interventi conservativi sono condotti sotto la responsabilità dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Orvieto-Todi, diretto da don Francesco Valentini. La coordinatrice Giovanna Bandinu ha aperto le comunicazioni, illustrando l’impegno finanziario dell’ente: fondamentali i fondi dell’8xmille destinati alla Chiesa Cattolica e il contributo erogato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, a cui la Diocesi ha avuto accesso tramite la partecipazione al bando annuale. L’Alta sorveglianza sui lavori è svolta, per conto della Soprintendenza, dai funzionari di zona, il dott. Saverio Ricci per gli aspetti storico-artistici e l’arch. Yuri Strozzieri per quanto di competenza architettonica. Da sottolineare anche il ruolo della parrocchia dei Santi Giorgio e Cristina, che si è fatta promotrice, in occasione del Giubileo della Speranza, di un’ampia e articolata serie di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, tra cui il restauro della cappella delle Sacre Pietre adiacente alla Basilica di Santa Cristina, anch’esso autorizzato e sorvegliato dai funzionari della Soprintendenza.

L’intervento successivo di Saverio Ricci si è focalizzato in particolare sulle traversie conservative delle opere in terracotta invetriata e policroma realizzate da Benedetto Buglioni (Firenze, 1461 – 1521). Giunto a Bolsena intorno al 1492-94 per intercessione del cardinale Giovanni de’ Medici, il futuro papa Leone X, lo scultore fiorentino, poco più che trentenne, era già rinomato tra Toscana e Umbria come autore di statue e bassorilievi fittili; si ritiene fosse stato allievo di Luca della Robbia insieme al nipote Andrea della Robbia, suo coetaneo e ad egli vicino stilisticamente. Con il fratello Francesco, Benedetto aprì poi una bottega familiare che divenne proprio la principale concorrente di quella in cui si era formato, specializzata anch’essa nella produzione delle cosiddette “robbiane”. Per la Basilica di Santa Cristina, Buglioni realizzò in effetti molte opere con questa tecnica: le lunette dei portali d’ingresso della chiesa e della sagrestia, la statua di Santa Cristina giacente sul catafalco nella Basilica ipogea, una pala d’altare con la Crocifissione e il Miracolo eucaristico e il Tabernacolo con le scene del Martirio di Santa Cristina nella predella, commissionato proprio dal cardinal Medici.
Sconosciute sono al momento la committenza e la data di creazione del fonte battesimale, proveniente dall’antichissima chiesa del Santissimo Salvatore nel rione Castello, risalente al XII secolo: come ha spiegato Ricci, nel 1930 il prezioso manufatto, forse già manomesso nel Settecento, venne smontato per essere spostato e ricomposto nella moderna chiesa, edificata all’inizio del XX secolo e sempre dedicata al Salvatore, costruita di fronte alla Rocca Monaldeschi della Cervara. In quella circostanza il fonte dovette essere restaurato in maniera grossolana e rimontato arbitrariamente: è probabile che fino a quel momento non fossero mai stati riparati i danni riportati in passato dal manufatto, anche a causa delle limitate disponibilità economiche della parrocchia.

Il restauro attuale, affidato a Louis Dante Pierelli, tecnico esperto di robbiane, ha rimesso in luce, attraverso la pulitura e la rimozione dei sali, l’estrema raffinatezza delle sei formelle raffiguranti le “Storie di San Giovanni Battista” che ornano esternamente il bacino. Per Pierelli la qualità elevatissima del modellato e la stesura sottilissima, a velature, degli smalti, rende lecito supporre un’esecuzione interamente di mano di Buglioni e non affidata a garzoni della sua scuola, come si pensava sino a questo momento. Ciò consente, come ha ipotizzato in conclusione Saverio Ricci, di cogliere affinità stilistiche con importanti opere della stessa epoca e di stabilire una possibile derivazione dai modelli di uno più grandi artisti fiorentini del Rinascimento, ossia Andrea del Verrocchio, il maestro di Botticelli e Leonardo da Vinci.

Terminata la prima sessione, l’incontro è proseguito nella Basilica di Santa Cristina, all’interno della cappella di Santa Lucia: Saverio Ricci ha preso la parola per chiarire come, anche in questo caso, pressoché ignote siano le peripezie conservative subìte dalla statua a tuttotondo di Santa Lucia, di cui era noto, almeno dalla metà del XIX secolo, il solo mezzobusto, prima che fossero rinvenuti fortuitamente trent’anni fa dal restauratore Mariano Marziali, e poi identificati solo di recente, i restanti frammenti della figura, che sono stati ricomposti nel laboratorio del restauratore e attendono ora di essere riunificati con il tronco superiore. Al racconto del ritrovamento eccezionale di Marziali e all’illustrazione delle prossime fasi del restauro, con la realizzazione di un supporto metallico che garantisca stabilità all’insieme degli elementi in terracotta, hanno fatto eco le considerazioni di Ricci secondo cui la figura, per il fatto di essere praticamente a grandezza naturale e per la sua tridimensionalità, accentuata dal movimento delle gambe, doveva essere posizionata in modo da poter essere vista e ammirata da tutti i lati. Pertanto, è possibile che fosse sopraelevata su un piedistallo e collocata in un sacello consacrato al culto della santa, senza escludere che provenga in origine da un altro edificio di culto, dato che nulla si sa al momento circa la sua destinazione originaria.

L’architetto Strozzieri, a conclusione della giornata, ha ricordato l’impegno profuso dalla Soprintendenza per il territorio bolsenese, sia in ambito archeologico sia sotto il profilo della tutela paesaggistica e architettonica. Ha inoltre richiamato la collaborazione in corso con l’Università degli Studi della Tuscia (Unitus), sostenuta dal Comune di Bolsena e dalla Fondazione Carivit, finalizzata alla valorizzazione del patrimonio di studi e ricerche condotti da Fabiano Tiziano Fagliari Zeni Buchicchio, compianto storico dell’architettura, originario di Bolsena e scomparso nel 2021. In tale contesto, ha segnalato la recente pubblicazione di un volume a lui dedicato, che propone una riedizione integrale degli studi a tema farnesiano realizzati dallo studioso, corredati da saggi di commento. Ha quindi ricapitolato i principali motivi di interesse emersi durante l’incontro, evidenziando in particolare la complessità e l’attenzione richieste negli interventi di recupero e restauro di opere fortemente compromesse dal punto di vista conservativo. Ha sottolineato come la Soprintendenza orienti scientificamente le decisioni da assumere sui lavori, cercando tuttavia di conciliare le esigenze metodologiche del restauro con le istanze e le sollecitazioni che emergono dal confronto con le istituzioni e le comunità locali.

Infine, ha richiamato l’impegno che il Ministero sta profondendo nel tentativo di reperire i fondi necessari per avviare il restauro della facciata lapidea della basilica di Santa Cristina, realizzata dalla bottega dei Buglioni (Francesco e Benedetto) nell’ambito del legato apostolico di Giovanni de’ Medici, futuro papa Leone X. Una vicenda storica approfondita dallo stesso Fabiano Fagliari Zeni Buchicchio, che ne ha ricostruito il contesto artistico e documentario con rigore scientifico.

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