Nell’articolo di questo mese desidero spiegare come l’alimentazione può modulare l’infiammazione e migliorare la qualità della vita in patologie come l’artrite reumatoide, il Morbo di Crohn e la colite ulcerosa.
L’infiammazione non è sempre un nemico. Nella sua forma acuta, è il nostro alleato che ci difende dalle infezioni e avvia la guarigione. Il problema sorge quando l’infiammazione, anziché risolversi, persiste nel tempo, trasformandosi in uno stato cronico e “silenzioso”. Questa infiammazione di basso grado è un fattore chiave non solo in patologie autoimmuni specifiche (come artrite reumatoide, morbo di Crohn o sclerosi multipla), ma anche in condizioni più diffuse come l’obesità e le malattie cardiovascolari.
È qui che entra in gioco l’alimentazione. Il cibo non è semplicemente carburante per il corpo; è un potente modulatore dei processi biologici. Ogni boccone che mangiamo può, letteralmente, accendere o spegnere i geni legati all’infiammazione.
La scienza conferma che scelte alimentari mirate sono oggi una terapia complementare fondamentale per gestire e migliorare la qualità della vita di chi convive con una malattia infiammatoria cronica.
- La “Trinità” dell’Infiammazione: Microbiota, Intestino e Cibo
L’intestino ospita miliardi di batteri (il microbiota), il cui equilibrio è fondamentale per il nostro benessere generale. La disbiosi, ovvero uno squilibrio nella composizione di questa comunità batterica, è riconosciuta come un fattore che può alimentare l’infiammazione sistemica.
Un microbiota sano produce molecole importantissime, in particolare gli Acidi Grassi a Catena Corta (SCFA) come il Butirrato. Il Butirrato è la principale fonte di energia per le cellule intestinali (colonociti) e svolge un’azione diretta: rinforza la barriera intestinale e ha un potente effetto immuno-modulante locale. Quando si verifica disbiosi, la produzione di Butirrato cala. La barriera intestinale, formata da giunzioni strette (tight junctions), può diventare più permeabile (fenomeno noto come “leaky gut” o intestino permeabile). Questa maggiore permeabilità permette a tossine e frammenti batterici di passare nel flusso sanguigno, scatenando una risposta immunitaria diffusa che può contribuire a malattie infiammatorie e autoimmuni.
Il mio consiglio da Nutrizionista è quello di nutrire il microbiota con fibre prebiotiche (cereali integrali, legumi, verdure) e includere probiotici (yogurt, kefir…). Questa è una strategia terapeutica essenziale per ripristinare la produzione di SCFA e sigillare la barriera intestinale.
- I Pilastri della Dieta Anti-Infiammatoria
- Il ruolo degli Omega -3
Non tutti i grassi sono uguali. Gli acidi grassi polinsaturi Omega-3 (EPA e DHA, tipici del pesce grasso come salmone, sgombro e sardine) sono molecole essenziali, che il nostro corpo non può produrre. La loro importanza nelle malattie infiammatorie risiede proprio nel loro metabolismo.
L’organismo li utilizza come precursori per sintetizzare molecole chiamate mediatori lipidici specializzati per la risoluzione (SPMs), tra cui le Resolvine e le Protectine. A differenza dei farmaci che bloccano l’infiammazione, le Resolvine agiscono in modo più sofisticato: non bloccano l’infiammazione, ma la risolvono attivamente. Sono il segnale che dice al sistema immunitario: “il lavoro è finito, è ora di smantellare i processi infiammatori e riparare i tessuti”. Mantenere un elevato apporto di Omega-3 è cruciale per favorire la risoluzione dell’infiammazione.
- I guerrieri antiossidanti
Frutta e verdura colorate sono ricche di polifenoli e flavonoidi, potenti composti vegetali con azione antiossidante e antinfiammatoria.
Curcuma e zenzero: Contengono curcumina e gingeroli, che inibiscono enzimi chiave della cascata infiammatoria.
Bacche e frutti rossi: ricchi di antocianine, contrastano lo stress ossidativo che danneggia le cellule.
Verdure a foglia verde: fonte di magnesio e micronutrienti essenziali per la funzionalità cellulare.
- I nemici dell’infiammazione: Cosa evitare
Una dieta terapeutica implica anche la consapevolezza di quali alimenti possono peggiorare i sintomi.
Zuccheri raffinati e alimenti ultra-processati: causano rapidi e alti picchi glicemici, che possono stimolare direttamente la produzione di molecole infiammatorie (citochine). Questi alimenti sono spesso poveri di nutrienti e fibre.
Eccesso di grassi saturi e trans: carni rosse e lavorate, oli vegetali raffinati (in eccesso) possono spostare l’equilibrio del nostro organismo verso la produzione di sostanze pro-infiammatorie.
Additivi e dolcificanti artificiali: alcuni studi suggeriscono un potenziale impatto negativo sulla diversità del microbiota intestinale.
- L’Approccio del professionista
Come Biologa Nutrizionista, insisto sul fatto che non esiste una dieta unica per tutte le malattie infiammatorie. L’approccio deve essere strettamente ed esclusivamente personalizzato. Un paziente con Colite Ulcerosa in fase acuta avrà bisogno di una dieta a basso residuo, mentre una persona con Artrite Reumatoide stabile può beneficiare di un protocollo più ricco di fibre.
Il professionista (Biologo Nutrizionista o Dietologo) deve valutare:
- La Fase della Malattia: acuta o in remissione.
- I Sintomi Specifici: spesso sono necessarie diete di eliminazione mirate (es. escludere specifici alimenti scatenanti o adottare protocolli come la Dieta FODMAP per chi soffre di Sindrome dell’Intestino Irritabile associata a IBD).
- Le Carenze Nutrizionali: Le malattie infiammatorie spesso portano a malassorbimento (es. carenza di Vitamina D, ferro, o Vitamina B12) che richiedono un’integrazione mirata.
L’alimentazione, in conclusione, non è una “cura magica” ma è, senza dubbio, una terapia attiva e complementare di straordinaria potenza. Gestire l’infiammazione cronica significa riprendere il controllo su ciò che si mette nel piatto. Investire nella tua salute intestinale oggi è il miglior passo che puoi fare per controllare la tua infiammazione e migliorare significativamente la tua qualità della vita.
*La dottoressa Gemma Moscioni, Biologa Nutrizionista, laureata in Biologia cellulare e molecolare presso l’Università degli Studi della Tuscia (110 cum laude), successivamente perfezionata con Master Universitario di II livello in: “Nutrizione personalizzata, basi molecolari e genetiche”, presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma Tor Vergata (110 cum laude). Ha sviluppato competenze riguardanti la Nutrizione personalizzata e la Nutrigenetica, focalizzandosi sul ruolo che gli alimenti hanno nell’espressione genica dell’individuo.
Attualmente lavora come Biologa Nutrizionista a Viterbo e provincia e affianca alla libera professione l’insegnamento dell’educazione alimentare. Si occupa di problemi del disturbo alimentare nell’adolescenza.
Studio: Viterbo – via Friuli, 18
Contatti: 329 536 6678
www.biologamoscioni.it
Pagina Fb: Dott.ssa Gemma Moscioni – Biologa Nutrizionista
Email: bionutrizione.moscioni@gmail.com

























