Viterbo e la desertificazione del centro storico, il salotto buono della città

Più che mai in questi giorni di riapertura, per l’essere tornati in zona gialla, passeggiando per il centro storico di Viterbo ti si stringe il cuore osservando di come la desertificazione lo emargini e lo impoverisca.

In questo tranquillo mercoledi, lo abbiamo attraversato partendo da piazza Verdi, abbiamo iniziato da Corso Italia, sino ad arrivare alla centralissima piazza del Comune, il salotto buono. Da via san Lorenzo si accede al quartiere medioevale, il più piccolo e dicono più bello del nostro Paese. Incontriamo locali commerciali vuoti, alcuni in stato di abbandono, in via Roma abbiamo scorto anche vetrine danneggiate. Cartelli di vendita, affittasi che si susseguono.

Ormai come un leit motiv sentiamo ripetere che la sfida per i centri urbani è quella di produrre e sbloccare qualità, varietà e innovazione. Come? Quando? Intorno è silenzio.

La “desertificazione” dei centri storici è un fenomeno che ha registrato un‘accelerazione recente, ovunque , e che giustamente preoccupa. Un centro impoverito delle attività commerciali, un distretto terziario che ferma la sua attività quando chiudono gli uffici, e si svuota. E’ datata 12 aprile la fusione in Banca Intesa di Ubi Banca, gli  storici locali del Corso Italia, sono stati chiusi. Quella rotazione di persone che iniziavano la loro giornata da quel punto e ne uscivano la sera, si è fermata, in parte sono state destinate ad altre sedi, alcuni in meritata pensione. “Non li abbiamo contati” dicono, ma per l’edicolante, il negozio di abbigliamento, i bar sono persone, sono clienti che si allontanano e difficilmente si recuperano. Cosa ne sarà poi di quei locali? Ecco che il meccanismo dei cambi nelle destinazioni d’uso andrebbe monitorato più attentamente e anche disincentivato. Il contrario della desertificazione è un centro urbano “salotto buono” della città, che diviene un grande contenitore di distribuzione e di entertainment, di artigianato e cultura, di shopping e di tempo libero. Prenderà corpo l’annunciato Borgo della Cultura nel vecchio Ospedale.Ma l’intero centro storico grida aiuto,subito, adesso.

L’obiettivo di una  collaborazione tra pubblica amministrazione, commercianti, artigiani e cittadini stessi, è soprattutto quello di non impoverire il valore sistemico del centro cittadino allo scopo di restituire e accrescere la dignità di “connettore di esperienze” sottostante ai centri urbani sin dall’antichità.

Abbiamo visto che il percorso di decadimento dei centri storici è strettamente connesso al processo di innovazione commerciale centrato sulle grandi dimensioni localizzate a livello extraurbano.

Pensiamo alla inaugurazione con tanto di autorità in tempi recenti del mega store di calzature e abbigliamento per uomo, donna e bambino nel nuovo centro commerciale a ridosso del Cimitero sulla Cassia Nord. E sono tre in un breve raggio geografico in cui vengono rappresentati tutti i settori merceologici, Gdo, mobili, casa, animali, abbigliamento, scarpe, elettronica. Non c’è possibilità di competizione.O meglio per i piccoli negozi non c’è il margine di sopravvivenza.

Il rilancio del centro storico passa attraverso la trasformazione del centro cittadino anche come punto di aggregazione, di appartenenza e di dialogo, attraverso l’organizzazione di mostre, di attività culturali e ludiche, incontro ed eventi enogastronomici, in grado di coinvolgere cittadini e commercianti, locali e turisti, accomunati dal desiderio di riappropriarsi dei propri spazi e riconoscersi in attività modellate sulla nostra specificità culturali. Facendo leva sui tanti locali dismessi. Il nostro centro storico deve ritrovare il suo respiro vitale.

In questo momento, perché non pensare di rifarle il look, la legge di Bilancio 2021 ha prorogato fino al 31 dicembre 2021 il bonus facciate, la detrazione fiscale al 90% per riqualificare le facciate degli edifici esistenti. Possono beneficiarne le persone fisiche, i professionisti e le imprese per edifici di qualsiasi categoria catastale, compresi quelli strumentali. Il comune di Viterbo se ne dovrebbe fare portavoce con il coinvolgimento dell’assessore all’Ornato, portando al  tavolo associazione di categoria, artigiani, geometri, architetti.Attiverebbe pure una movimentazione economica dell’indotto.

Lo ha fatto qualche decennio fa in vicino Comune di Terni, creando una task force di professioni e professionisti. I centri storici sono abitati da persone anziane, che debbono essere sostenute, aiutate nella pratica.Non basta il dettaglio informativo sulla pagina dedicata del sito.

In questa pandemia tutto rimane fermo, ogni forma di pensiero costruttivo e di progettualità. Fino a prova contraria. (S.G.)

 

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