Viterbese story/3 “C”i risiamo: Enrico Rocchi, l’uomo della gloria

di Arnaldo Sassi

C”i risiamo. La gloriosa (???) Viterbese rischia di finire ancora una volta nel baratro. Condannata ai play-out (oggi gli spareggi si chiamano così) contro la Fermana per tentare di rimanere in serie C. Dopo Camilli e Gaucci, il ricordo degli anni d’oro torna all’epoca di Enrico Rocchi, costruttore romano che si innamorò di Viterbo, e i viterbesi di lui, tanto da intitolargli lo stadio di via della Palazzina, che ancora oggi porta il suo nome. Fu lui a far realizzare il manto erboso ancor oggi esistente.

Rocchi arrivò a Viterbo nel 1967, come consigliere del direttivo, con la squadra appena promossa in serie D dalla prima categoria. Fu una promozione a tavolino, giacché la squadra – guidata dal “Seminatore d’oro” Armando Trillò – arrivò solo ottava. L’anno precedente invero, aveva sfiorato la promozione sul campo, vincendo il proprio girone, ma era stata letteralmente beffata dall’Alatri nel doppio spareggio: 0-0 in trasferta e 0-1 in casa, con tanti sospetti di combine, che videro coinvolti un paio di calciatori gialloblù.

La bomba scoppiò a gennaio del 1968, quando il presidente Leopoldo D’Orazio si dimise, accusando gli enti pubblici di disinteresse (non fu la prima, né sarà l’ultima volta). Dopo due mesi di crisi societaria, Enrico Rocchi, vice presidente durante la gestione D’Orazio, fu nominato commissario straordinario. Quel campionato andò avanti tra alterne vicende e la Viterbese finì settima. Ad Armando Trillò fu dato il benservito tra non poche polemiche.

L’anno successivo comincia l’epoca d’oro del team gialloblù. Rocchi ingaggia come allenatore Renzo Merlin e mette in piedi una squadra di tutto rispetto. Tra i nomi più altisonanti Scicolone, Ghisini, Palestini, Dolgan, Beccaccioli, Rigantè, Staccioli, Tofanelli e Murador. Il commissario è a mille. “Abbiamo costruito una squadra – afferma – che può puntare dritto alla serie C, o – nel peggiore dei casi – condurre un campionato d’avanguardia. Se il pubblico ci seguirà con l’entusiasmo che ha caratterizzato alcune giornate del campionato scorso, le soddisfazioni non mancheranno”.

E le soddisfazioni, in effetti, non mancarono. Quel campionato infatti, vide la Viterbese arrivare seconda, a tre punti dal Latina, mettendo in mostra uno Scicolone da favola: 27 reti segnate a fine stagione, di cui 4 all’Avezzano e 5 al Carbonia in una sola partita.

Il 1969-70 fu il campionato della vittoria, con la sospirata promozione in serie C. Sacrificato Scicolone per motivi di bilancio (finì al Mantova e, successivamente, all’Udinese, senza grandi fortune), arrivò un altro attaccante di peso: Bernardo Pescosolido. Di quell’anno si ricorda anche il record di imbattibilità del portiere Restani: 671 minuti di  clean sheet, come si direbbe oggi.

Il trionfo arrivò alla penultima giornata di campionato: come racconta Giuseppe Mascolo, storico giornalista sportivo viterbese, nel suo libro “Dall’Artiglio al Vestuti”, i gialloblù stavano vincendo contro il Tempio quando giunge la notizia che il Velletri ha segnato contro il Frosinone. All’epoca non c’erano i cellulari, ma bisognava arrangiarsi coi telefoni a gettone. Il messaggio quindi, lo portò in tribuna un trafelato Sergio Barili, al quale aveva telefonato un giovanissimo Luciano Costantini, inviato dal Messaggero proprio nella cittadina dei Castelli romani per seguire quella partita. E fu subito esplosione di gioia. Anche i calciatori in campo smisero di giocare per abbracciarsi, tra lo stupore degli avversari e dell’arbitro Iseppi di San Donà del Piave.

Smaltita la sbornia però, arrivarono subito i problemi. E grossi. Enrico Rocchi quell’estate annunciò che non c’erano i soldi per l’iscrizione alla serie C. Fu subito promossa una sottoscrizione, stile Marini Dettina (il presidente della Roma che, a metà degli anni ’60, organizzò una colletta al teatro Sistina per salvare la società giallorossa), che fruttò una decina di milioni. Si partì comunque con una compagine più debole rispetto a quella precedente e la salvezza – nel frattempo l’allenatore Merlin era stato sostituito con Gennaro Rambone – arrivò solo all’ultima giornata di campionato, grazie alla vittoria sul Brindisi per 3-1.

L’anno successivo (siamo nel 1971-72) la Viterbese fu inserita nel girone centrale della serie C e arrivò tredicesima, al termine di un campionato piuttosto incolore. Poi, la retrocessione nel campionato ’72-’73, anno in cui Enrico Rocchi, in evidentissime difficoltà finanziarie, fu costretto a dimettersi. L’imprenditore romano, pur non lesinando sacrifici e cospicue esposizioni personali, aveva portato avanti la baracca praticamente da solo e fu sempre mal ripagato. Alla fine il conto fu salato e lo dovette onorare da solo. Anche se, in un certo senso, lo pagarono anche i tifosi.

 

 

 Appuntamenti ai Playout: sabato 7 maggio a Fermo e sabato 14 maggio a Viterbo

 

Per rileggere Viterbese story/1 “C”i risiamo: i sei anni con Piero Camilli, CLICCA QUI

Per rileggere Viterbese story/2 “C”i risiamo: l’epopea di Luciano Gaucci, CLICCA QUI

 

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