Vaniel Maestosi: “Portiamo in piazza la cultura aggressiva”

di Paola Maruzzi

Quando nel 2009 decide di trasferirsi da Roma a Montefiascone per dedicarsi alla sua giovane creatura, l’Est Film Festival, qualcuno gli dà del matto: “Troppo azzardato scommettere sulla provincia”, gli dicono. Oggi, al netto della 13esima edizione appena conclusasi, la lucida follia di Vaniel Maestosi, ideatore e direttore artistico del concorso cinematografico insieme a Glauco Almonte, si è trasformata in un’impresa culturale dal fatturato in crescita (negli anni il budget di sponsorship è arrivato a superare i 200 mila euro a edizione), capace di richiamare sul palco big come Bellocchio, Moretti, Tornatore e moltissimi altri.
Per capire meglio le ragioni di questa case history made in Tuscia, che mette a sistema una fitta rete di finanziamenti pubblici e privati, abbiamo chiesto spiegazioni al suo direttore artistico.
“La cultura non è un atto di volontariato, questo è il ‘mantra’ che deve ripetersi chi aspira a lavorare nel campo degli eventi – spiega Maestosi –. Bisogna essere all’altezza di gestire i contenuti ma al tempo stesso non perdere mai di vista l’obiettivo finale, cioè arrivare al segno più e non al pareggio del bilancio. Fare impresa con la cultura è un mestiere quasi incompreso, una professione che andrebbe insegnata ai giovani soprattutto in questo periodo particolarmente favorevole, in cui le aziende tornano a guardare con interesse alle manifestazioni di piazza. Spesso chi è alle prime armi ha tanta creatività ma poca aggressività, cioè poca capacità di attrarre investimenti. Bisogna saper vendere il proprio prodotto culturale e saper rischiare, pur sapendo che il ritorno non è sempre immediato”.
Il volontariato culturale è un pericoloso binomio da respingere da ogni parte: “Non pagare i collaboratori che a vario titolo contribuiscono alla riuscita di un evento credo che sia una grave forma di miopia perché a lungo andare incide negativamente sul risultato finale, dunque compromette l’appeal verso gli sponsor”.
Per il direttore artistico dell’Est Film Festival l’imprenditoria culturale della Tuscia non ha più scusanti: “Ci sono tanti bandi e fondi pubblici mentre in passato vigevano i finanziamenti diretti, ci si muoveva per conoscenze. Un altro segnale positivo viene dall’Università della Tuscia che ci ha chiesto di delineare dei corsi ad hoc per insegnare a fare imprenditoria culturale. I master partiranno dal 2020”.
Dal 2017 la coppia Maestosi-Almonte decide di esportare il bagaglio di esperienze maturate con l’Est Film Festival targando una serie di nuovi eventi: nascono così Cinema e Terme e Civita Cinema, non a caso ospitato proprio in seno al fiorente borgo della Tuscia. “Anche se il comune denominatore è il cinema si tratta di manifestazioni diverse, il primo ha un taglio turistico, il secondo è una rassegna concepita per valorizzare un luogo ormai entrato nell’immaginario collettivo”.
L’ultimo “acquisto” è il JazzUp Festival, dal 2 al 24 agosto a Viterbo: “Abbiamo voluto restituire, insieme al direttore artistico Giancarlo Necciari, autonomia e identità a un festival che era ‘seduto’ all’interno del grande contenitore di Caffeina”.
Est Film Festival, Civita Cinema, Cinema e Terme e JazzUp: quattro kermesse legate dalla stessa cabina di regia e che complessivamente, nelle edizioni del 2019, hanno raccolto oltre 300 mila euro tra fondi pubblici e privati.
In via di definizione altri due nuovi eventi spalmati dall’autunno alla primavera: il primo dovrebbe riguardare un’inedita accoppiata di cinema ed enogastronomia della Tuscia, il secondo sarà incentrato sulla musica classica. Location ancora riservate, certo il trend da cavalcare: “Lo spettatore digitale ha voglia di tornare alla persona condividendo esperienze culturali nelle piazze, nell’agorà”.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI