“Un lungo racconto. Delle cose ritrovate e perse” l’ultimo libro intimo di Maria Teresa Muratore

Di Veronica Pacifico

“Un lungo racconto delle cose ritrovate e perse”, collana Nolica Edizioni, di Capire Edizioni, l’ultima  creatura di Maria Teresa Muratore, che si discosta dallo stile asciutto, che già nel 2015 con Astrazioni dal quotidiano che si approcciava in un  articolato zibaldone di racconti e poesie, Quest’ultimo “Un libro interiore scritto nel periodo della pandemia dedicato dall’autrice “ A Mario e Carlo che, in tempi di Covid hanno concluso la loro vita in ospedale”.

Scrivere ai tempi del Covid mette a fuoco un  tempo soggettivo, quello che scorre nella nostra coscienza e, per questo, qualitativamente diverso in ogni istante per ciascuno di noi. Il racconto della scrittrice è chiaro. Il punto di vista è ciò che conta, tanto in un racconto, quanto nella vita. Ritrovarsi in ospedale e iniziare a dover fare i conti con il tempo che passa, e che non passa mai. In questo, è la posizione di un malato di Covid che analizza ogni singolo istante del suo stare in ospedale, il vero punto di vista, l’occhio con cui vediamo, la mente che ci sostiene. Come afferma la scrittrice, già il solo indossare il pigiama che “è una divisa che autorizza tutti a darti del tu”, pone il protagonista in una posizione centrale si, di un uomo che per sopravvivere, analizza ogni cosa scandagliando il reale in ogni suo dettaglio. Il tempo, poi, è il secondo tema principale. Serve per il racconto, la narrazione è tempo, ed è sovrano tiranno che gioca con la vita del protagonista. C’è il tempo della conclusione del racconto, inaspettata, e che non sveleremo adesso e che chiarisce questo gioco infausto.  Il tempo è quello del malato e viene scandito da semplici, quanto essenziali  azioni quotidiane, quali l’essere lavati dall’infermiere, mangiare, dormire, e tutte le piccole intenzioni che sono di mero supporto alla sopravvivenza. Il tempo è quello del protagonista che scopre una mosca appiccicarsi al suo corpo unticcio di sudore e che lo distrae. C’ è infine, quello del sacerdote Don Gelmino, che parla e tenta di alleggerire il fardello esistenziale del protagonista quando il senso delle cose si sperde come calore e si fa dolore. L’odore del corpo del personaggio principale riusciamo quasi a riconoscerlo attraverso le descrizioni dell’autrice e ciò pone il racconto in un’atmosfera concreta ed attenta al dettaglio. “Come si scinde la materia dall’immateriale?”, chiede Maria Teresa Muratore e ancora afferma che “il venire a contatto con l’incommensurabile ci mette, probabilmente paura”.. il racconto è semplice di per se, ma non mancano riflessioni filosofiche che rendono la lettura un mezzo principale di conoscenza. Quello che emerge nella scrittura di Maria Teresa Muratore è il senso di trasparenza e delicatezza della sua poesia trasferita nei suoi racconti brevi che arrivano dritto al cuore, in uno stile ripetibile, il suo che citando Sant’Agostino, afferma “Rivolgano lo sguardo a se stessi, scendano dentro di sé, si esaminino attentamente…”, quasi a ricordare che appunto, il punto di vista primordiale, il nostro medesimo, è forse come un faro che ci guida nel caos calmo della vita, al di là della fine che ci aspetta e che, cambiando noi stessi e non aspettando di cambiare il mondo, come affermerebbe Tolstoj, riscopriamo quell’unità, tanto cara all’autrice che sostiene “se l’unità si spezzettava sempre di più era come se si annientasse come se diventasse infinitesima, se si confondesse con l’infinito”. La materia, il punto di vista, il sé, scissi sino infinitesimale, non si annullano quindi, ma trovano il senso che diventa scrittura nel racconto di Muratore.40 pagine che scorrono in chi le legge tra spazio e tempo lasciando in primo piano il valore del racconto individuale.

Un lungo racconto- Delle cose ritrovate e perse è acquistabile con Carta del Docente e 18App in internet e prenotabile nelle librerie.

L’autrice

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Figlia d’arte. Maria Teresa Muratore è nata a Viterbo da Publio Muratore stimato artista viterbese. Ha lavorato presso il Laboratorio di Analisi dell’Ospedale Belcolle di Viterbo con l’incarico di Alta Specializzazione in Diagnostica delle Proteine.Una passione instancabile per la scrittura, un percorso segnato da tanti riconoscimenti.

L’autrice partecipa al suo primo concorso di poesia Premio Claudia Fioroni nel 2004 (Viterbo), classificandosi seconda. Vince il premio speciale al concorso letterario “Le rosse pergamene”, poesia d’amore, nel 2005 (Roma). E’ terza classificata, per la sezione poesia, al premio letterario XXIII° edizione “Mercede Mundula”, nel 2011 (Cagliari) e, sempre nel 2011 è prima classificata al premio letterario Sant’Andrea, sezione speciale per l’Unità d’Italia (Sant’Andrea, CZ).

 

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