Tuscia in pilole. Quarant’anni fa Giovanni Paolo II a Viterbo

di Vincenzo Ceniti*

giovanni paolo II

Domenica 27 maggio 1984. Papa Giovanni Paolo II  giunge a Viterbo in elicottero (atterra alla Scuola Allievi Sottufficiali), accompagnato da mons. Dino Monduzzi,  per una visita pastorale al capoluogo della Tuscia. Lo accolgono il vescovo Luigi Boccadoro, il sindaco Silvio Ascenzi, il presidente della Provincia Tonino delle Monache, il prefetto Giovanni Nocerino e il ministro per gli Affari Esteri Giulio Andreotti.  Il disegno nella foto, di Alfonso Artioli, è stato realizzato per la rivista Tuscia dell’allora Ente del Turismo. Giornata nuvolosa con piogge intermittenti che non impediscono tuttavia  il passaggio straordinario della Macchina di Santa Rosa, la “Spirale della fede” di Valeri-Palazzetti alle ore 21,30.

Quella sera piazza del Plebiscito è gremita da oltre 500  giovani guidati da Gianluca Zappa, incaricato dal vescovo di organizzare un dialogo “tu per tu” col Santo Padre in attesa dell’arrivo della Macchina. Lui dal balcone del palazzo del Podestà e i ragazzi assiepati in piazza cogli occhi all’insù ad intonare  canti in polacco, fra cui il tradizionale  “Sto lat” che augura buona salute e lunga vita. Il papa rivolgendosi ai giovani si affida all’amore “L’amore è rispetto, l’amore è comprensione… Siate testimoni del Cristo risorto nella novità della vostra vita personale”.

Gianluca Zappa dà voce  ai cinquecento ragazzi “Non vogliamo camminare da soli, divisi, ognuno per la sua strada, ma vogliamo imparare ad essere un popolo unito, un popolo che cammina, il popolo di Dio”. Il pontefice replica “Come vorrei abbracciare tutti voi, giovani di Viterbo”. Poi si sposta nella cosiddetta “finestra del papa”  a palazzo dei Priori, quella in asse con via Cavour. da dove si vede piazza Fontana Grande. .

Davanti allo spettacolo della Macchina appena arrivata in piazza del Plebiscito, il pontefice pronuncia la frase ormai nella storia della città ”Valeva la pena per un papa venire a Viterbo!”  e nel riferirsi alla patrona della città dice, erroneamente, Santa Rita (anziché Santa Rosa). A fronte di un inevitabile brusìo, sia pur rispettoso e contenuto, aggiunge “Tutto il tempo ho pensato a Rosa e ho detto Rita!” .

La giornata, densa di celebrazioni e incontri, inizia con la visita al carcere di Santa Maria in Gradi. Poi, Università, palazzo dei Papi e Cattedrale, Santuario di Santa Rosa, Messa Solenne nel piazzale Martiri d’Ungheria, Comunità terapeutica per tossicodipendenti, Santuario della Madonna della Quercia (dove sosta anche per il pranzo), Chiesa di San Francesco. Nella Messa si fa sentire  il coro (composto da elementi di varie formazioni di Viterbo) diretto da don Elio Forti su musiche di  Domenico Bartolucci e Vincenzo Rivoglia i cui mottetti sono stati composti per la circostanza.

A tarda sera dopo il trasporto della Macchina, il pontefice riprende l’elicottero che decolla dall’aeroporto del Cale dove lo salutano gli Allievi della Vam che nel buio della pista  accendono centinaia di  lumini ad improvvisare una scenografia suggestiva.

In quell’anno 1984 Viterbo si rinnova, grazie a consistenti lavori programmati dalla Giunta comunale presieduta dal sindaco Silvio Ascenzi: nuova pavimentazione di alcune vie e piazze del centro storico (via Cairoli, via Ascenzi, piazza dei Caduti), creazione e sistemazione del parcheggio di piazza Martiri d’Ungheria, ristrutturazione della chiesa di San Giovanni degli Almadiani per la Sala Stampa. .

Papa Wojtyla tornerà nella Tuscia, a Castel Sant’Elia, nel 1988. In precedenza il Viterbese  aveva visto nel 1962 la presenza fugace alla stazione di  Orte, dal  finestrino del treno diretto ad Assisi e  Loreto, di  Giovanni XXIII e quella di Paolo VI ospite di Bolsena nel 1976.

Per altre presenze  occorre risalire a Pio IX (1857) e, soprattutto,   agli anni della seconda metà del Duecento quando la sede pontificia venne trasferita a Viterbo. Nello storico palazzo dei Papi furono eletti: Urbano IV (1261), Gregorio X (1271), Giovanni XXI (1276), Niccolò III (1277) e Martino IV (1281).

 

Nella foto, il disegno di Alfonso Artioli (1984) con il pontefice Giovanni Paolo II che benedice la città di Viterbo

 

L’autore*   

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI