Sui sentieri del Parco del Treja: Calcata e Mazzano Romano

Parco treja

Un fiume quasi sconosciuto, il Treja, affluente di destra del Tevere. Un paesaggio ombroso e verdeggiante, dove le acque hanno scavato nei tufi vulcanici forre profonde e ramificate. Presenze animali diffuse ma discrete; e poi i paesi di Calcata e Mazzano Romano, due microcosmi cui affacciarsi in punta di piedi.
Passeggiata nei boschi seguendo il corso del fiume che serpeggia nella campagna circostante nelle gole tra le alture di Pizzopiede e di Monte Li Santi

Il Treja è un modesto corso d’acqua che sorge dai monti Sabatini per confluire nel Tevere all’altezza di Civita Castellana. Sono circa 30 km di percorso nei quali attraversa una campagna in buona parte coltivata, ma le acque nel tempo hanno creato un mondo ancora selvatico: è quello delle forre, scavate nei teneri tufi dell’antico vulcano sabatino.

In queste terre, durante il periodo falisco, sorgeva un importante centro falisco: Narce. Il territorio era diviso in tre insediamenti diversi, tutti interni al parco: Narce, Monte li Santi e Pizzopiede.
La ricchezza e l’importanza di questo luogo è testimoniata dai ritrovamenti nelle necropoli disseminate nel territorio. Gran parte degli oggetti ritrovati sono esposti nel Museo Nazionale dell’Agro Falisco e nel Museo di villa Giulia.

Si parte da Calcata, che sorge su uno sperone proteso nel vuoto. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Sicuramente abitata nell’era preistorica, la zona divenne in epoca pre-romana importante avamposto della civiltà falisca. Il nome di Calcata, tuttavia, compare per la prima volta molto più tardi, in un documento del 772-795, sotto il pontificato di Adriano I. Più tardi, nel Duecento, Calcata entrò nell’orbita della nobile famiglia degli Anguillara che vi eressero un castello e la cinta muraria ma, data la posizione impervia e nascosta, rimase sempre ai margini delle vicende storiche.

Dopo una lunghissima solitudine, dagli anni ’30 del Novecento, il paese iniziò a spopolarsi a causa dei frequenti crolli della fragile rupe tufacea e la popolazione si trasferì nella Calcata Nuova. Ormai completamente abbandonata ed esposta ai cedimenti del terreno, Calcata fu allora chiamata il “paese che muore”. Un appellativo, questo, che allo stesso tempo era conferito alla più celebre Civita di Bagnoregio. Tuttavia, proprio grazie al suo fascino decadente e surreale, il borgo fantasma cominciò man mano a essere ripopolato da artisti, artigiani e intellettuali che, a partire dagli anni ’60, vennero da ogni parte del mondo in cerca di una dimensione di vita genuina e in contrasto con l’incalzante società industriale e consumistica.

Si scenderà poi nella valle e costeggeremo le rive del fiume che racchiudono resti di necropoli e vie di comunicazione costruite dai Falisci. Ai piedi di Monte li Santi sono visibili i resti di un santuario falisco scoperto nel 1985 e che doveva essere di notevole dimensioni. Ora rimangono tracce di due vani dove, in un pozzetto, sono stati ritrovati degli strumenti sacrificali. Si pensa che le divinità venerate all’interno del Santuario possano essere fortemente legate alle acque (la sua vicinanza al fiume Treja non è una casualità) e ai culti della fecondità.

Doopodiché, ci si sposterà nel borgo di Mazzano Romano che sarà visitato con un percorso all’interno delle mura del suo castello, per scoprire edifici di epoche diverse, tra Medioevo e Rinascimento: il Palazzo baronale di Everso e Dolce degli Anguillara del XV secolo e i resti della Chiesa di San Nicola, costruita su una fortezza medioevale preesistente e attribuita al Vignola o a un suo allievo La chiesa risale al 1563 e fu demolita nel 1940 a causa di un grave problema strutturale a seguito di un violento temporale. Tra i vicoli della città vecchia rimangono poche persone. Alcune case sono abbandonate, altre sono state trasformate in b&b dal fascino unico. Qui è prevista una sosta per consumare il pranzo al sacco.
Ritorno poi a Calcata con un percorso ad anello.

Guide
M.Giulia Catemario Guida Ambientale Escursionistica associata AIGAE e Giuseppe di Filippo Guida Ambientale Escursionistica associata AIGAE

Dati tecnici
Lunghezza: 10 km
Dislivello: 250 m
Difficoltà: facile/media (possibile presenza di fango)
Durata: 5 ore circa inclusa la pausa pranzo

Appuntamento
Sabato 11 marzo, alle ore 10.00, a Calcata Vecchia, di fronte al bar Da Giusi.
Il parcheggio grande e a pagamento e dista 1 km dal centro storico e luogo dell’appuntamento. Calcolate tale spostamento e un solo bagno al bar per evitare di arrecare ritardo al gruppo. Parcheggio Calcata Centro Storico.

 

Escursione a cura di Antico Presente

Condizioni
Prenotazione obbligatoria alla quale si riceverà conferma sulla disponibilità.
Con la prenotazione i partecipanti dichiarano di avere la giusta preparazione per l’escursione.
La guida si riserva il diritto di annullare o modificare l’itinerario proposto a sua discrezione, per garantire la sicurezza in base alle condizioni del meteo, del sentiero e dei partecipanti.

Attrezzatura obbligatoria
Scarponcini da trekking, abbigliamento adatto alla stagione (vestirsi “a cipolla”), zaino e non borse a tracolla, pranzo al sacco, acqua minimo 1,5 litri 8non ci sono approvvigionamenti di acqua lungo il percorso). Consigliati i bastoncini.

Regole di Comportamento
E’ viatato raccolgiere piante e fioriu, abbandonare rifiuti e mozziconi di sigaretta, arrampicarsi, sdraiarsi o sedersi su monumenti e reperti storici

Quota escursione
€15,00 inclusa  polizza professionale RC attiva.

Informazioni e prenotazioni
(10.00-18.00h, da lunedì a venerdì, sabato e domenica solo messaggi WhatsApp):
Maria Giulia 335 8034198 – info@anticopresente.it – www.anticopresente.it 

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