Stefano Signori Confartigianato: “Tre milioni di partite iva chiuse in tre anni”

Con un fatturato attivo di 45mila euro l’anno, al netto di tutte le imposte fiscali e tributarie, per l’esercente o per l’artigiano non restano più di 17mila euro di vero introito, senza considerare le spese accessorie. Solo a circa il 25% di loro è permesso giungere all’età pensionabile tenendo aperta la propria attività. Non esistono permessi, non esistono ferie pagate, non esiste il diritto di ammalarsi: parliamo di lavori usuranti, quelli dell’impresa privata, non riconosciuti come tali al pari del pubblico impiego.

Il reddito medio attivo di una partita iva è stato calcolato all’incirca sui 7mila euro annui. Cresce pertanto il senso di disagio attorno alla figura della partita iva, creata ad arte dai politici incapaci di giustificare i continui aumenti delle tasse o oneri annessi. Nel 2016 erano 8,6 milioni gli occupati per il lavoro autonomo. Adesso, tra la chiusura 2019 e l’inizio del 2020, sono circa 5,6 milioni: si tratta della perdita di 3,3 milioni di posti di lavoro. Però per qualcuno il vero problema sono gli evasori!!!

Siamo di fronte a una politica oscurantista, a un modo di procedere che ha portato il 98% delle partite iva a rateizzare i propri mancati pagamenti, trasformando i debiti pregressi in rate che si sommano alle scadenze fiscali in corso, portando sempre più lontano la meta del piano di rientro. La vita di una partita iva viene messa sotto la lente di ingrandimento da 15 enti diversi che effettuano su di essa oltre 100 controlli annui, uno ogni 3 giorni. Praticamente il 25% di tali controlli si tramuterà in verbale. Dulcis in fundo, il 90% degli autonomi è oppresso da fidi bancari, almeno questi, in larga scala e per libera scelta, finalizzati a migliorare la propria condizione anche se ciò comporta un rischio per il patrimonio personale e familiare.

F24, Irpef, modello unico, scadenze trimestrali, Durc e invio telematico, Irap, vecchi studi di settore e nuovo spesometro, registro delle imprese: è lunga la lista degli adempimenti per gli autonomi, a seconda della categoria gravati anche da casse varie, corsi di formazione sulla sicurezza per non incorrere in controlli, verbali, sospensioni.

Considerato tutto ciò, il 95% delle piccole e medie imprese risulta indebitato con il fisco, ma i governi e i politici vogliono farci intendere che ciò dipende dal fatto che sono evasori!!! La verità è che le partite contribuiscono, sotto forma di gettito, a sostenere la spesa pubblica, il pagamento delle pensioni, il pubblico impiego e, non ultimo, il reddito di cittadinanza.

Cosa spera, pertanto, Confartigianato Imprese di Viterbo per il 2020?? Che sia l’anno del buonsenso!!!

Stefano Signori

Presidente Confartigianato Imprese di Viterbo

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