Simone Proietti Gaffi e il The Pinball Luxury Suites nella Viterbo antica

di Donatella Agostini

Qualcuno si è spinto a paragonare la vita a una partita a flipper: un’imprevedibile e continuo rimbalzare di una pallina tra lucette e rintocchi di campanelli, nel tentativo di evitare il più possibile una buca che ponga fine al match. Considerazioni esistenziali a parte, è certo che oggi il flipper è diventato uno straordinario oggetto di modernariato: scomparso ormai da un trentennio, il gioco è diventato icona di un’intera antropologia italiana ormai estinta, quella che si muoveva nei bar di città e di provincia dell’intera Penisola.  A Viterbo la parola flipper è da sempre legata al nome di Giacomo Scarsella, titolare della storica azienda che da decenni si occupa del settore e tra i primi dieci collezionisti di flipper al mondo. Dal 2017 il flipper – nella sua denominazione anglosassone “pinball machine” – è diventato anche l’emblema viterbese dell’ospitalità di lusso: nell’antico quartiere di San Faustino è sorto infatti The Pinball Luxury Suites, un format ricettivo unico in Italia. In un palazzo risalente al Quattrocento trovano posto tre suite executive da 95 a 130 mq, ognuna con un suo punto di unicità, dall’area bimbi alla zona wellness, per finire a quella che vanta una terrazza con una vista incredibile sulla città. Al piano terra c’è il Museo del Flipper, una collezione di dieci giochi vintage che hanno ispirato il concept design dell’intero progetto. A parlarci del progetto Pinball è Simone Proietti Gaffi, amministratore delegato della struttura e compagno di vita di Claudia Scarsella, figlia di Giacomo e artista poliedrica di fama internazionale. «Il flipper è un omaggio alla storia del papà di Claudia. Lei è nata in questo mondo, da qui nasce il suo immaginario visuale d’artista di grande spessore. E poi il flipper è un meraviglioso touchpoint tra modernariato, arte, design: hanno lavorato su queste macchine i più grandi illustratori del mondo».

L’estro di Claudia ha concepito le atmosfere delle tre suite, denominate Little Robot, Spiral Circus e Royal Cards, fondendole magistralmente con la storicità del palazzo e arredandole con i migliori esempi di design italiano. «Ci siamo ispirati al modello dei serviced apartment, molto comuni in Asia: suite in cui puoi anche fare una piccola riunione, farti un caffè, leggerti con calma i giornali…. Non mi piace la generale piccolezza di ambienti che offrono gli hotel tradizionali, che alla mattina è come se ti cacciassero. Abbiamo preso quel modello e gli abbiamo praticato un’iniezione di testosterone creativo italiano, che ha reso The Pinball non soltanto una struttura di design, ma anche una mostra di art décor». L’idea di Simone e Claudia è stata quella di aggregare eccellenze e qualità, e proporle nel contesto ricettivo, rendendo ogni suite un affascinante connubio tra la storia raccontata dalle antiche mura, l’arte delle installazioni di Claudia Scarsella e il design dei preziosi pezzi esposti.  «Ogni suite è un vero showroom immersivo ed esperienziale. Crediamo che sia intelligente proporre di acquistare un materasso dopo averci dormito una notte, piuttosto che in un capannone dove puoi soltanto sedertici un attimo. E che sia meglio scegliere una lampada perché l’hai vista nella nostra suite – magari mentre leggevi Melville su una magnifica poltrona sorseggiando un ottimo vino – piuttosto che in uno showroom dove è esposta in compagnia di mille altre… qui capisci che luce faccia nella tua vita. Il nostro ideale imprenditoriale è fare ciò che facevano i transatlantici italiani negli anni Sessanta, quando partivano da Napoli e portavano a New York il meglio che l’Italia rappresentava in quel periodo: arte, design, servizio, i migliori cibi, i migliori vini… Sono stati coinvolti nel progetto tantissimi brand di cui siamo divenuti dealer e ambassador. Abbiamo aggregato ingegneri, architetti, i migliori maestri artigiani italiani. The Pinball Luxury Suites è l’unico hotel al mondo in cui è possibile commissionare da una lista nozze alla completa ristrutturazione su misura di una casa. In questo modo riusciamo ad essere referenti unici di un altissimo livello qualitativo e a disporre di un’altissima possibilità competitiva a livello di mercato». Accanto a ciò, The Pinball offre servizi concierge di livello personalizzato e sartoriale: accompagnamento e assistenza, sicurezza, corsi, pet sitting, visite guidate. Al suo arrivo l’ospite non trova il distacco di un bancone e di un dipendente in divisa, ma collaboratori con nome e cognome che lo accolgono con generosità e ospitalità tutte italiane.  Ma più in generale, The Pinball offre un vero e proprio design della felicità: gli ospiti possono vivere una vacanza nel cuore più antico di Viterbo, godendo degli spazi luminosi ed eleganti di una struttura che si mette a disposizione per soddisfare ogni tipo di desiderio. «The Pinball è ora un prototipo perfettamente funzionante ed esportabile in qualunque destinazione del globo».

Nato a Roma con ascendenze venete, vent’anni di carriera tra Milano e Roma come consulente strategico, manager e direttore creativo, con una parentesi professionale a Hong Kong, Proietti Gaffi ha scelto come luogo di partenza per la sua idea più innovativa proprio Viterbo, città diffidente nei confronti della novità e storicamente e vocativamente esclusa dai circuiti delle nuove energie imprenditoriali. «Perché ha senso Viterbo? Chiediamoci piuttosto: dov’è che testi un sistema e stabilisci se funziona? Dove è più dura. Oltre alle difficoltà – burocratiche, fiscali, logistiche – che si incontrano in tutta Italia, qui fatichi a reperire qualità e personale. Viterbo è una destinazione ancora abbastanza sconosciuta, è una terra che basa fondamentalmente la sua economia sulla quantità/prezzo non facendo una politica di valore: qui vendi a uno quello che a Milano venderesti a dieci. Riuscire a fare una buona performance qui, soprattutto per il fatto che ci accingiamo a proporre altrove un investimento importante, ha molto senso. Noi di risultati ne stiamo avendo – quest’anno è bizzarro, ma rimango ottimista – perché cerchiamo di smaterializzarci e proporre The Pinball come esperienza globale». Ma ci sono altre ragioni che invece rendono Viterbo un luogo adatto alla partenza di un progetto internazionale. «Viterbo ha una ricchezza nascosta, una storia millenaria affascinantissima. Sto facendo ricerche sulla storia e sulla geografia sacra di questo territorio: le popolazioni asiatiche che nel IV-V millennio a.C. arrivarono in queste zone, percepirono l’energia incredibile emanata dal territorio. Sembra fossero tutte aree sciamaniche, che ci fossero molte aree di guarigione. Questa texture storico-esoterica ci dà poi la possibilità di costruire delle narrazioni, delle drammaturgie. Abbiamo un brand molto forte, la destinazione siamo noi, e abbiamo l’onore del fatto che molti ospiti si affidano a noi per leggere il contesto. Noi adesso proporremo dei percorsi, delle narrazioni che divise per capitoli si svolgono in questi luoghi magici. Senza contare la meraviglia dei borghi, per esempio. È un tesoro drammaticamente sconosciuto, non solo nel mondo, ma anche in Italia. Non ho ancora capito quanto interesse ci sia all’emersione, quanto piuttosto al nascondimento». Eppure la storia è il terreno fertile da cui germoglia il futuro. «Sono convinto che nell’antichità si trovino le chiavi del contemporaneo: spesso è più vecchio il passato prossimo che quello remoto. Bisognerebbe tornare ad un’attenzione per la dimensione ideale. È quella che dà solidità a un brand, che si dota così di un lessico proprio. Non “innovazione” – che è prendere un prodotto vecchio e migliorarlo – ma novità. Non la parola “esclusivo” – nel senso di escludere qualcuno – piuttosto generosità ed accoglienza». Ospitalità a cinque stelle, altissimo livello dei servizi, prestigioso showroom: un progetto in divenire che potenzialmente si espanderà in molteplici destinazioni. È un’eccellenza viterbese che induce all’ottimismo circa il futuro ricettivo del territorio. «Ci dicono da più parti che abbiamo inventato un nuovo tipo di turismo», conclude sorridendo Proietti Gaffi. E noi siamo d’accordo.

 

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