Scuola dell’obbligo fino a 18 anni: vantaggio per chi?

Diego Galli

Obbligo. Si torna a usare una parola assai scomoda, dura e sinonimo, spesso, di repressione più che di soluzione. Questa volta, però, non si parla di tasse, imposte o altri doveri di origine meramente economica, ma di Scuola. L’ultima trovata del Ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, è infatti quella di portare l’obbligo scolastico da 16 a 18 anni. In questo modo, ci allineeremmo ad alcuni Stati europei (Portogallo e Olanda), con lo scopo – si augura lei – di elevare la cultura e la preparazione degli studenti nostrani rispetto alla media del resto del continente.

Il problema, come già molti hanno evidenziato, è che tale obbligo potrebbe causare non pochi disagi alle classi e ai docenti. Il rischio è quello di intasare ulteriormente le aule con studenti ripetenti, non interessati allo studio, che vorrebbero unicamente uscire di lì per trovare in libertà la loro strada. Come la Storia ci ha insegnato, obbligare qualcuno a far qualcosa non è sempre la soluzione più intelligente. Paradossalmente, si dovrebbe pensare invece a eliminare completamente l’obbligo scolastico, tornando a investire nella Scuola per renderla più attraente e remunerativa per chi decide di seguirla fino in fondo, Università compresa.

Il vero insegnamento dovrebbe essere quello di far capire agli studenti che per essere competitivi vi è la necessità di essere istruiti, formati e specializzati. Solo così, creando una cultura scolastica volontaria e coinvolgente, si potrebbe ottenere il massimo da tutti, sia docenti che discenti. L’unico obbligo dovrebbe essere quello impartito da noi stessi e dalla volontà di crescere, imparare e migliorare per ottenere le proprie vittorie e raggiungere i propri obiettivi. Ovviamente, questa della quale si parla è mera utopia, ma sarebbe intanto opportuno cominciare quantomeno a ragionare di testa propria, anziché seguire, come sempre, quei modelli europei che tanto ammiriamo, ma che non necessariamente debbano considerarsi perfetti.

Seguiamo intanto quello di valorizzare e ridare prestigio sociale agli insegnanti e incrementare i fondi destinati alle Scuole… anche questo ci avvicinerebbe allo standard europeo.

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