Scarabei Egizi nella Tuscia di Viterbo

Francesca Pontani*

«Viterbo fu governata da Osiride in persona per un decennio, dopo che i Giganti che opprimevano l’Italia furono da lui sconfitti e la civiltà saldamente stabilita … » (dalla lastra di marmo al Museo Civico di Viterbo)

Osiride a Viterbo
Ovviamente Osiride non giunse mai a Viterbo, né sconfisse mai i Giganti, né giunse mai in Italia: le parole di Annio da Viterbo incise sulla lastra di marmo del Museo Civico di Viterbo furono da lui composte per avvalorare e rafforzare l’idea di una origine molto antica della città di Viterbo. E’ semplicemente un falso storico.

Lo scarabeo: ovvero gli aegyptiaca
Però nel territorio di Viterbo, così come in tutta la Tuscia, sono tante le tracce e i reperti archeologici che rimandano all’antico Egitto, oggetti non sempre prodotti sulla terra del Nilo ma provenienti da botteghe lungo le coste del Vicino Oriente. Questo perché ad un certo punto della storia nascono e si sviluppano botteghe artigianali che iniziano a “copiare” oggetti egiziani che erano molto ricercati per il loro potere magico-medico, apotropaico o profilattico rispetto malattie o situazioni pericolose: sono i cosiddetti aegyptiaca, piccoli amuleti in faïence a forma di scarabeo o di divinità egizie, come soprattutto Ptah, Bes, Sekhmet, Osiride.

Il grandioso fenomeno culturale degli aegyptiaca costituisce l’espressione più visibile dell’incontro dell’Egitto tardo faraonico con i popoli del Mediterraneo. Esso è documentato dalla miriade di piccoli manufatti egizi ed egittizzanti (scarabei, statuine di divinità, vasetti, ecc.) aventi significato magico-religioso popolare, aventi benefici di varia natura: medica, religiosa, ecc., portati dai Fenici prima e dai Greci poi.

Lo scarabeo: funzione terapeutica
L’amuleto come lo scarabeo svolgeva una funzione terapeutica a favore del suo proprietario in quanto costringeva magicamente l’entità divina salvifica (raffigurata o menzionata nell’oggetto) ad allontanare l’agente malefico. E di tale ausilio magico soprattutto ne facevano uso i soggetti sociali più esposti a mortalità: donne incinte, donne nel momento del parto, neonati e bambini.

Nella Tuscia di Viterbo

I più antichi ritrovamenti nella Tuscia di Viterbo (fine IX-VIII secolo a.C.) sono due pendagli della dea Sekhmet e uno scarabeo da Tarquinia e uno scarabeo da Vulci.
Con il periodo Orientalizzante giungono in Etruria anche maestranze orientali e in corrispondenza a questo movimento di beni e artigiani si registra (seconda metà-fine VIII secolo a.C.) un aumento del numero di aegyptiaca. Sono le sepolture di Tarquinia, Caere, Veio a restituirne un numero consistente, soprattutto scarabei. Da Bisenzio, necropoli delle Bucacce (VII secolo a.C.), provengono undici scarabei; dalla Tomba della Biga di Castro lo scarabeo in corniola (forse produzione etrusca) che evoca l’immagine di Iside nutrice.

Scarabei ed aegyptiaca attraverso il mar Mediterraneo
Lo studio degli scarabei, e soprattutto la loro diffusione, guida lungo percorsi di vie di contatto tra le civiltà che vivevano lungo tutto il Mediterraneo. Scarabei e aegyptiaca sono per noi il filo rosso dei contatti, delle relazioni (commerciali, religiose, sociali) che un tempo intercorrevano tra tutte le civiltà e i popoli che vivevano lungo le coste del mar Mediterraneo. Un mare che in antico univa e mai divideva.

Foto Francesca Pontani dalla mostra: “Egizi Etruschi. Da Eugene Berman allo scarabeo dorato”, Montalto di Castro 2017.

Nel prossimo articolo il 13 dicembre andiamo a Viterbo

 

*Francesca Pontani – www.francescapontani.it – Archeologa del comitato scientifico del Museo Archeologico delle Necropoli Rupestri di Barbarano Romano. Egittologa, conoscitrice di lingue antiche come i geroglifici, la lingua sumerica e accadica, la lingua etrusca, lavora nel mondo del web. Nel blog e sul canale YouTube ArcheoTime sono visibili le sue camminate archeologiche on the road. Innamorata della comunicazione e della scrittura, guiderà i lettori di TusciaUP nella conoscenza del nostro territorio attraverso Tour di Archeologia in Tuscia.

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