Sanzioni (e licenziamento) per usi impropri della mail aziendale

La Cassazione nei giorni scorsi ha ribadito che è illegittimo il comportamento del dipendente che utilizzi la posta elettronica dell’ufficio per effettuare comunicazioni personali, pena una sanzione disciplinare.
Si parla di “uso improprio” quando gli strumenti informatici di cui dispone il dipendente vengono usati per esempio per intrattenere rapporti di natura personale, non legati, nemmeno occasionalmente, con l’esercizio di lavoro. Secondo la sentenza questo comportamento giustifica la sanzione disciplinare.
La Corte precisa che si può arrivare anche al licenziamento in tronco, se si prova il serio e consistente danno per l’azienda come il danno da interruzione del lavoro.
Altri esempi che possono prevedere un licenziamento per giusta causa sono l’accesso improprio ad una cartella di documenti protetta da password e username, anche qualora si trovi nello spazio comune aziendale, oppure l’utilizzo di un software pirata per operare un accesso illegittimo ai computer di altri colleghi di lavoro. Di contro la Fondazione studi dei consulenti del lavoro nel parere numero 2 del 2015 “sostiene- conferma gli orientamenti già rassegnati in passato e ritiene illegittimo il licenziamento per giusta causa, ex.art. 2119 del Codice civile”. “Servirebbero, per la Suprema Corte, elementi addizionali -spiegano- per legittimare un’interruzione in tronco del rapporto di lavoro, ritenendo più consona e sufficiente una sanzione disciplinare di natura conservativa.” Ma la Suprema Corte è tornata sul tema dell’utilizzo improprio della casella di posta aziendale, confermando sostanzialmente gli orientamenti già rassegnati e specificando e ribadendo ulteriormente la propria posizione.

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