Romano lascia la Viterbese: “Trovatevi un magnate della Tuscia”

di Arnaldo Sassi

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“E adesso trovatevi un bel magnate viterbese che porti avanti la società”. Marco Arturo Romano, presidente della Viterbese ormai con l’aspirazione da ex, non si è tolto qualche sassolino dalla scarpa. Si è tolto un vero e proprio macigno (forse l’intera Pallanzana), sparando a zero su tutto e su tutti; su Viterbo e sui viterbesi; e annunciando il suo addio alla società gialloblù, usando qualche ettolitro di acido muriatico senza diluirlo minimamente. “A Viterbo – ha detto – è noto l’adagio ‘semo tutti d’un sentimento’. Già, ma è facile esserlo quando si vince. Bisogna esserlo anche quando le cose non vanno bene. E qui non è andata così”.
E’ partito soft Romano, mostrando tutta la sua soddisfazione per la salvezza raggiunta in extremis e affermando di considerare questo obiettivo una vera e propria impresa. “Perché – ha detto – quando si vivono momenti difficili bisogna credere nell’impresa e fare sforzi doppi per ribaltare la situazione. Altri club – ha proseguito – sono retrocessi nonostante abbiano speso milioni di euro”.
Poi però ha puntato l’obice ad alzo zero: “I viterbese ce l’hanno sempre avuta con me e con il mio staff perché siamo ciociari. A parte che io sono nato a Valle Rotonda, un paesino che non è in Ciociaria, ma ai confini con l’Abruzzo, e che vivo a Roma; ma vi sembra mai possibile che in una società ormai multirazziale, dove c’è gente di tutte le nazioni, ci si debba accanire contro qualcuno originario di un territorio, per di più italiano? E ancora: ricordo che a Pistoia fui investito da cori di contestazione che dicevano ‘mettici i soldi’, e allora vi dico che il budget della Viterbese quest’anno è stato di 1.999.432 euro e che la società è sesta nella classifica di serie C tra quelle che hanno speso di più. Tra l’altro ci ho messo anche mezzo milione di euro che sono transitati dalle mie società alla Viterbese. E non è finita: vogliamo parlare del settore giovanile? Nonostante la vittoria in campionato un giorno mi ha fermato una persona che non conoscevo, dicendomi che le cose andavano male. Gli ho chiesto il perché e sapete lui cosa mi ha risposto? Che suo figlio giocava poco! Roba da matti. E concludo con certe trasmissioni televisive, andate in onda anche grazie al contributo della società. Accetto le critiche, soprattutto se la squadra va male, ma non accetto il linguaggio e gli atteggiamenti da osteria. Quelli proprio no (poi fa proiettare sul maxi schermo alle sua spalle un filmato sul quale è lecito stendere un poderoso velo)”.
Prende fiato Marco Arturo Romano. Poi continua. “Non si può cominciare a contestare la squadra dopo soli 3 minuti di partita. Non si può dire che con Romano la Viterbese ha raggiunto il suo minimo storico”. Poi mostra un cartello: “Dal dopoguerra a oggi la Viterbese ha avuto 52 partecipazioni nei campionati dilettanti e 26 in serie C. Oggi siamo in serie C. Quindi nel massimo storico mai raggiunto dalla compagine”.
Nuova pausa, altro tono: “Io sono venuto qui perché credevo in un progetto. Ci ho messo passione e soldi. Ho affrontato le difficoltà aumentate dal Covid e dai debiti pregressi. Desideravo puntare sui giovani per unire la città. Invece sono stato interpretato come divisivo. E allora lascio. Visto che i viterbesi non vogliono un ciociaro, metto a disposizione del club il mio mandato. Ai viterbesi dico di trovare un magnate della Tuscia che non sia divisivo e che faccia giocare solo i calciatori di Viterbo. Da parte mia lascio una società sana, con i vecchi debiti saldati, con una struttura ammodernata (è stata realizzata la palestra e rifatto il drenaggio del terreno). Lascio soprattutto un parco giocatori di qualità, con i quali si potrà fare mercato”.
La ciliegina sulla torta la mette Biagio Corrente, responsabile organizzativo. “Dobbiamo ringraziare – ha detto – molte piccole e medie imprese che hanno dato il loro contributo, seppur modesto. Ma sono mancate le grandi imprese, quelle che fatturano centinaia di migliaia di euro l’anno. Ci hanno chiuso tutte le porte in faccia e da loro non è arrivato neanche un euro. Siamo riusciti a riempire la maglia con otto premium partner, ma con tutte aziende non viterbesi, grazie a mie conoscenze personali”.
A Romano l’ultima parola: “Viterbo non ci vuole? E noi rispettiamo questa volontà. Ce ne andiamo, in attesa del magnate locale. In questo noi siamo tutti d’un sentimento”.

Foto di Massimo Luziatelli

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