Rischio estinzione anfibi: se ne parla a Geo&Geo

Bombina pachypus

L’università della Tuscia sempre più divulgativa. A farsi voce verso il grande pubblico  sul declino globale degli anfibi il professor Giusepe Nacetti che venerdì 21 novembre  parteciperà alla trasmissione di RAITRE GEO&GEO. 

Le ultime indagini mostrano che il 32% delle specie di anfibi nel mondo è a rischio estinzione, determinata da una molteplicità di cause: cambiamenti climatici, distruzione degli ambienti acquatici, introduzione di specie alloctone, e lo svilupparsi di malattie quale la chitriodiomicosi.

Da oltre vent’anni il gruppo di ricerca del professor Nascetti ha focalizzato i propri studi sugli anfibi con indagini sulla loro evoluzione, distribuzione geografica, sulla diversità genetica, e sulle cause e correlazioni che ne determinano oggi il loro attuale stato di salute. In particolare si parlerà delle ricerche su una specie che vive solo nella penisola italiana: l’ululone appenninico, (Bombina pachypus). Questa specie di anfibio presenta macchie gialle sul ventre e ghiandole sul dorso che in caso di pericolo secernono sostanze velenose.

Gli studi effettuati hanno dimostrato il rapido declino della specie. In varie aree della Regione Calabria, sono presenti popolazioni più numerose e in parte resistenti agli attacchi dei patogeni, e caratterizzate da una grande diversità genetica. Queste aree montane durante l’alternarsi delle diverse fasi glaciali pleistoceniche hanno assunto la conformazione di un arcipelago di isole sul quale si sono differenziati geneticamente gli individui vissuti nelle varie ‘isole’. La riemersone delle varie piane di Catanzaro, Crati Sibari, etc., hanno permesso alle varie popolazioni insulari di ‘fondersi’ determinando oggi la grande ricchezza genetica di questa specie, e anche di altre specie in questa area, tanto da definirla un vero proprio di hotspot di biodiversità a livello genetico.

Ma nemmeno le popolazioni calabresi oggi possono dichiararsi immuni dal rischio di estinzione. 

La scomparsa degli anfibi è un campanello di allarme per lo stato di salute del nostro pianeta. Allarme che però in pochi stanno ascoltando.

Nel Mondo sono stati promosse concrete azioni. In  Gran Bretagna, Svizzera, e nei paesi del Centro e Sud America nascono importanti iniziative per studiare, monitorare e proteggere gli anfibi, basta citare L’arca degli Anfibi a Panama o Yasuni-itt in Ecuador.

E in Italia?

Malgrado la Direttiva Habitat sono pochissime le regioni (Toscana, Lombardia, Marche) e le province autonome (Trento e Bolzano) che hanno adottato normative restrittive e coercitive in materia di conservazione degli anfibi.

Negli ultimi due anni grazie ad un contributo del Ministero dell’Ambiente è stata elaborata dal gruppo di ricercatori dell’Unitus  una proposta di intervento e recupero per le popolazioni dell’ululone appenninico. Tale proposta è stata immediatamente recepita dal Parco Nazionale dell’Aspromonte con il quale il gruppo di ricercatori ha elaborato un progetto Life Natura, iniziando sin da subito azioni concrete di allevamento e reintroduzione della specie per ora nelle diverse aree della Calabria.

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