Palazzo Spreca: vi spieghiamo le 14 Virtù

di Francesca Pontani

I dipinti di Palazzo Spreca: i fatti in breve

Gli affreschi di Palazzo Spreca rappresentano un ciclo di 14 Virtù profane dipinti da un anonimo e datati al 1470-1480: immagini che stilisticamente affondano le radici nella fase terminale dell’età medievale ma che allo stesso tempo già colgono i tratti e le innovazione del Rinascimento.

Vennero asportati (strappati!) da una sala di Palazzo Spreca, in via Santa Maria Egiziaca a Viterbo, e recuperati a Spoleto, dentro l’abitazione di un antiquario. Poco tempo prima, infatti nell’ottobre 2012, questo antiquario aveva esposto gli affreschi alla Biennale internazionale dell’antiquariato di Palazzo Venezia a Roma, probabilmente alla ricerca di un acquirente. Ma è a questo punto che era entrato in scena il Prof. Enzo Bentivoglio che li vede e si ricorda di averli studiati da giovane su un libro di storia dell’arte curato dal Muñoz, del 1913. Questi gli eventi salienti che avevano fatto partire le indagini, che ne avevano disposto il sequestro e l’affidamento al Museo Civico di Piazza Crispi a Viterbo con la conclusione dell’intera vicenda sancita dalla bella mostra ”Sacro e profano. Capolavori di Viterbo tra il Quattrocento e il Settecento”, Viterbo 23 dicembre 2014- 31 gennaio 2015, a cura di Andrea Alessi.

Ma poche settimane fa lo scoop: presto i dipinti di Palazzo Spreca potrebbero tornare di nuovo a Spoleto, lasciando definitivamente Viterbo…

 

Le 14 virtù di Palazzo Spreca: l’enorme valore storico e artistico

Il ciclo di affreschi di Palazzo Spreca rappresentano un patrimonio artistico di eccezionale valore storico. Valore storico sia per il prodotto artistico in se stesso ma soprattutto nel loro contesto originario: Viterbo.

Questi affreschi trovano il loro significato e la loro ragione di esistere nel luogo per cui sono stati progettati: Palazzo Spreca; sarebbe dunque un vero sacrilegio il loro diventare un semplice oggetto di arredo antiquario, in un altro luogo.

Le figure allegoriche sono riferibili a Virtù non convenzionali, forse collegate alla carica pubblica di Priore rivestita da Domenico Spreca. Figure allegoriche che erano originariamente distribuite su 35 metri di pittura: “Virtù” personificate da delicate immagini femminili, il tutto espresso con un linguaggio che risente ancora dell’espressione tardo gotica. Figure allegoriche bellissime, che “nascondono” dei messaggi e raccontano di una complessa e affascinante epoca storica: quella che apre le porte al Rinascimento italiano.

 

Le 14 virtù di Palazzo Spreca: l’enorme valore economico

“Le Virtù, ciclo di 14 affreschi, avevano un valore superiore al milione di euro. Per l’esattezza 1 milione e 400,000, ovvero 100 mila euro a virtù. Sembrano un’infinità di soldi eppure questo era il prezzo nel 2014. Oggi è molto più alto, grazie a due mostre e a tre vincoli, l’ultimo dei quali ne rafforza l’interesse storico e artistico. Fortunatamente per Viterbo, grazie alla Procura, la vendita venne impedita prima che le opere partissero all’estero per quella cifra.

Oggi, purtroppo, rischiano di fare la stessa fine (magari non fuori Italia, ma al di fuori dalla città dei Papi sì), per via di una sentenza del tribunale” Andrea Alessi.

 

Le 14 Virtù

Spes, Fides, Caritas, Temperantia, Prudentia, Iustitia, Oratio, Fidelitas, Oboedientia, Virginitas, Sobrietas, Honestas, Autoritas, Perseverantia: queste le 14 Virtù di Palazzo Spreca, un mondo di allegorie e di significati che raccontano messaggi.

La SPES prega con le mani giunte verso il sole; la FIDES regge la croce e un calice con l’ostia; la CARITAS allatta due bambini a entrambi i seni e con la mano dispensa denari a un gruppo di persone. La TEMPERANTIA versa acqua da un vaso in un altro; la PRUDENTIA tiene un compasso e un serpente attorcigliato al braccio. La IUSTITIA regge la spada e una bilancia. L’ORATIO è l’unica figura che sta in piedi, regge un turibolo; la FIDELITAS con un nastro svolazzante tra i capelli alza l’indice della mano destra e ha accanto un cane; l’OBOEDIENTIA tiene in mano un bastone e si rivolge a una figura con le braccia incrociate e con il cammello inginocchiato carico di legname. La VIRGINITAS ravviva con un pettine la criniera di un unicorno, simbolo della purezza. La SOBRIETAS è con la mano destra al petto; l’HONESTAS tiene sulle ginocchia un ermellino. L’AUTORITAS ha la testa ornata da un piccolo diadema a punta e tiene due chiavi nella mano destra alzata, e in quella sinistra uno scettro. La PERSEVERANTIA con la mano destra regge un quadrante.

Foto Francesca Pontani

Bibliografia testo

https://www.academia.edu/33932758/Sacro_and_Profano._Capolavori_a_Viterbo_tra_il_Quattrocento_e_il_Settecento_catalogo_della_mostra_Viterbo_2014-2015_a_cura_di_Andrea_Alessi_Ginevra_Bentivoglio_EditoriA_Roma_2014_with_the_patronage_Mibact_Sopr._Beni_artistici_storici_di_Roma_e_Lazio_Comune_di_Viterbo_Carivit_Curia_Vt_

 

 

Francesca Pontani – www.francescapontani.it – Archeologa del comitato scientifico del Museo Archeologico delle Necropoli Rupestri di Barbarano Romano. Egittologa, conoscitrice di lingue antiche come i geroglifici, la lingua sumerica e accadica, la lingua etrusca, lavora nel mondo del web. Nel blog e sul canale YouTube ArcheoTime sono visibili le sue camminate archeologiche on the road. Innamorata della comunicazione e della scrittura, guiderà i lettori di TusciaUP nella conoscenza del nostro territorio attraverso Tour di Archeologia in Tuscia.

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