Non siete stati Capaci, lo spettacolo contro tutte le mafie al Teatro dell’Unione

di Nicole Chiassarini

NSSC_cover

“Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. (Giovanni Falcone)

Ed è esattamente sulla base di queste idee che Armando Alfonsi, insieme alla sua compagnia “L’altro lato della Luna” e i bravissimi ragazzi del laboratorio di teatro integrato della “Cooperativa sociale GEA”, ci regala uno spettacolo che fa da spola tra ironia e cruda realtà per raccontarci una storia di lotta da parte di grandi eroi le cui azioni sono impresse nella nostra memoria e le cui idee fanno parte di noi: Non siete stati Capaci.

Ieri sera, 7 dicembre, sul palco del Teatro dell’Unione di Viterbo abbiamo potuto vedere la stessa voglia di sempre di fare teatro inclusivo raccontando storie che fanno subito breccia nel cuore del pubblico.
Lo scopo dello spettacolo portato in scena è quello di risvegliare le nostre coscienze mostrando il vero significato della libertà, legalità e giustizia attraverso il racconto di un periodo storico buio i cui protagonisti, uomini e donne uccisi tragicamente, hanno lottato per quei valori.

Ad accogliere gli spettatori i nomi di tutte le vittime di mafia, come a fare da segnaposto. Una pièce forte, fatta con impegno da parte di tutti gli operatori e i protagonisti che sul palco hanno dato il massimo per emozionare. Alla fine, un carosello di immagini che ha lasciato ampio spazio alla commozione, al grido di “la mafia è una montagna di merda!”.

Dopo la visione di uno spettacolo che riempie il cuore di tante emozioni, nonché la bellezza di vedere attori darsi da fare per portare in scena un argomento tanto potente in maniera così spontanea, abbiamo voluto farci raccontare dallo stesso regista, Armando Alfonsi, qualche curiosità sulla realizzazione di questa pièce.

Come nasce l’idea di questo spettacolo?

Erano anni che volevo fare uno spettacolo sulla mafia, ma non sapevo da dove iniziare. La tematica è abbastanza impegnativa e io ho un modo di scrivere tutto fuorché pesante. Quest’anno, con il trentennale delle stragi di Capaci e Borsellino, ho avuto la spinta che serviva. C’è stato un lunghissimo lavoro di ricerca perché il mio spettacolo vuole essere oggettivo e raccontare quanto accaduto, ma anche cosa è la mafia e quali sono le lotte che uomini e donne hanno fatto per portare fino a noi quel senso di giustizia che dovrebbe essere innato.

Com’è stata la preparazione per i ragazzi del laboratorio?

Ammetto che inizialmente non è stato semplice. Abbiamo dovuto, come prima cosa, spiegare ai ragazzi il concetto di “mafia”, ma anche chi erano Falcone e Borsellino, cosa fecero e cosa ci hanno lasciato in eredità. In questo senso, abbiamo anche chiesto l’aiuto di una psicoterapeuta che, attraverso dei cartoni animati e alcuni film come La mafia uccide solo d’estate di Pif (2013), ha trovato il modo perfetto per far approcciare i ragazzi alla tematica.

Quello è stato l’unico scoglio, ma una volta compreso cosa andavamo a rappresentare e che messaggio volevamo lasciare per il futuro i ragazzi hanno risposto davvero bene e sono stati bravissimi. Si sono impegnati tanto, anche grazie all’aiuto delle famiglie e degli operatori che ci hanno supportato.

Per chi non ha visto lo spettacolo, qual è il messaggio che vuoi mandare?

In questo spettacolo parliamo di tutta la mafia italiana, quindi lo spettatore scopre delle cose che magari non conosce o non ha mai approfondito. Parole e azioni che si svolgono in scena sono le azioni e il lascito di uomini e donne che hanno lottato per i valori di libertà, giustizia e legalità.

Con questo spettacolo ho voluto far ricordare allo spettatore quel senso di giustizia che ci è stato lasciato in eredità da chi ha lottato, così come la solidarietà, il rispetto reciproco, delle regole e delle leggi. Insomma, i valori alla base di una società civile.

La scorsa sera abbiamo potuto assistere all’incredibile lavoro di persone che, dopo tante prove e battute imparate con studio costante, si sono rese portavoce di qualcosa che non dovremmo mai smettere di raccontare: la libertà.
Questa volta Armando Alfonsi ha deciso di alzare l’asticella e regalarci uno spettacolo di incredibile bellezza, e non l’ha fatto da solo, ma con tutta la compagnia che ha contribuito a offrirci una serata che ci accompagnerà per un po’ di tempo.

“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura, l’omertà”. (Peppino Impastato)

NSSC_1

 

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI