Necropoli del Pratino – Tuscania, campo scuola internazionale di Archeologia

Luciano Pasquini

Il Direttore Scientifico dello scavo è l’archeologo Stefano Giuntoli, lo incontriamo direttamente presso il sito del “Pratino”a Tuscania.
E’ dal 2008 che segue gli scavi di questa necropoli, è un amante della Tuscia e della sua storia,le sue conoscenze unite alla presentazione fluida del racconto ci accompagnano nella cognizione del Progetto archeologico di scavo delle sepolture delle necropoli etrusche di periodo ellenistico di Macchia della Riserva a Tuscania.
Insieme a lui collaborano i due vice- direttori: le archeologhe Domenica Palmieri e Silvia Nencetti. Gli istituti da cui provengono gli studenti che partecipano allo scavo sono il CAMNES – Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies) che offre loro la possibilità di partecipare, nel mese di luglio, allo scavo archeologico in concessione ministeriale nella necropoli etrusca, ed ancora l’Istituto Italiano Internazionale Lorenzo De Medici e il Liceo Scientifico Messedaglia di Verona. Competenti per il Ministero sono: L’Ispettore di Zona per la Sovrintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio è la dottoressa Letizia Arancio e la Soprintendente la dottoressa Alfonsina Russo.
A partire dalla metà del IV secolo a.C Tuscania conosce gli effetti del rilancio di Tarquinia sia sul piano politico che economico. L’area si ripopola essenzialmente per lo sfruttamento del territorio per l’agricoltura e l’allevamento e viene cosi a trovarsi in un punto strategico proprio sul transito dei traffici tra i centri dell’Etruria costiera e quelli della valle del Tevere e tra l’ Etruria meridionale e settentrionale, grazie anche alla realizzazione della via Clodia, probabilmente nel corso del III secolo a. C. Un ulteriore motivo del rinnovato interesse tarquiniese su questa zona, è rappresentato dalla necessità di contrapporsi anche territorialmente, all’avanzata di Roma. Protagonisti di questa azione di rilancio e rioccupazione del territorio a fini produttivi sono i grandi gruppi gentilizi aristocratici, come i Curunas, in Vipinana gli Statlane alcuni dei quali forse di origine Tarquiniese ad essi si affiancano membri di una classe “media” di proprietari terrieri, che in certo modo ne assorbono e ne replicano in scala minore gli atteggiamenti ideologici e autorappresentativi. Ciò si evidenzia in ambito funerario, con l’adozione di tombe a camera di dimensioni più ridotte e di minor apparato interno ed esterno, con corredi che tendono, nella loro composizione, a riprendere e fare propri i modelli di connotazione sociale dell’aristocrazia di rango più elevato. Tra gli oggetti più interessanti ritrovati durante gli scavi sono i modellini di maschere teatrali in terracotta già attestate a Tuscania nelle sepolture della famiglia Curunas ed in altre sepolture aristocratiche ma fortemente attestate nell’area Tarquiniese e legate al culto Dionisiaco molto presente a Tarquinia. Specchi in bronzo e molti vasi come i bellisimi askoi. Più di 50 le tombe ritrovate di differenti dimensioni e di varie tipologie. La maggior parte a camera ipogea, a loculo laterale e a fossa. La tecnica di sepoltura per la maggior parte dei casi è l’inumazione, ma sono presenti anche sepolture ad incinerazione.
Le scoperte hanno contribuito ad ampliare le conoscenze circa la dislocazione e la consistenza delle necropoli e di conseguenza dell’abitato di Tuscania nel corso dell’età ellenistica.
C’è una frequentazione della necropoli fra il III secolo a.C. ed il I secolo d.C, con una maggiore concentrazione nel II secolo a.C. Si assiste ad un riaffollamento e riutilizzo in epoca romana nella prima metà del I secolo d. C.

Assistere agli scavi, vedere questi giovani studenti di varie nazionalità, con quale interesse si dedicano al recupero del nostro patrimonio archeologico, l’abilità e la pazienza con la quale riportano lentamente alla luce i manufatti dei corredi funerari, è sicuramente emozionante.
Gli studenti stranieri, principalmente statunitensi, nella fase di permanenza creano un ambiente internazionale stimolante in cui si scambiano le esperienze e si stringono nuove amicizie.

Oggi la necropoli del Pratino nella prima parte dell’area, dove gli scavi sono terminati è visitabile. Il proprietario dell’area è il Comune di Tuscania che ogni anno fornisce i mezzi meccanici per lo scavo e la copertura di alcune tombe con tettoie e recinzioni a riparo anche da atti di vandalismo. Il luogo è interessante anche sotto il profilo naturalistico trovandosi all’interno un interessante percorso nel bosco Macchia della Riserva, dove la tipica macchia mediterranea con splendidi esempi di querce, cerro sugheri, roverelle, lecci, lauro ceraso e corbezzoli offre il meglio di se.
Un ambiente che si è preservato intatto, che merita di essere tutelato e valorizzato,nel nostro viaggio scorgiamo esemplari di vacche maremmane al pascolo, una antica e razza bovina tipica del nostro territorio.
Questa è la Tuscia equamente divisa tra storia e natura.

Credit foto. Luciano Pasquini

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