Migrazione e salute in contesti penitenziari, se ne parla domani a Mammagialla

Domani, giovedì 3 di agosto, presso l’Aula Rossi dell’Istituto penitenziario di Viterbo, dalle ore 9 si terrà per gli addetti ai lavori un corso – seminario sulla “Migrazione e salute in contesti penitenziari” sull’immigrato in carcere.

L’iniziativa è parte integrante del Progetto di sviluppo della salute nelle carceri, gestito dalla Regione Emilia Romagna e al quale ha aderito anche la Asl di Viterbo. Il corso è tenuto dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (I.O.M ),  una delle organizzazioni internazionali più importanti  in questo settore, e dalla Società italiana di medicina delle migrazioni (S.I.M.M.).

Il seminario – spiega il direttore dell’unità operativa di Medicina protetta, Giulio Starnini – metterà anche a confronto i quattro enti (la Asl di Viterbo, la direzione del penitenziario, l’Oim e la SIMM) che, pur nelle rispettive competenze e nella diversità di mandato, perseguono un medesimo obiettivo di serietà nell’accoglienza”.

Il programma dei lavori è suddiviso in due sessioni in cui, attraverso uno scambio di opinioni e di esperienze tra docenti e discenti, si cercherà di approfondire tematiche che hanno bisogno di una maggiore comprensione per essere sempre più rispondenti ai bisogni di salute.

C’è un urgente bisogno di politiche concrete – conclude Starnini – per rispondere in maniera efficace e adeguata alle sfide poste dalla sanità penitenziaria a 10 anni dalla riforma che ha trasferito alle aziende sanitarie la responsabilità dell’assistenza alle persone detenute. Una popolazione che, negli anni, è radicalmente modificata e che oggi è composta al 50% da persone immigrate. Ed è proprio in questi tempi di timori e di reazioni contrastanti rispetto al fenomeno dell’immigrazione, che occorre riaffermare il percorso verso un’integrazione sostenibile che fa parte della nostra cultura. Sono tematiche, queste, che devono necessariamente essere affrontate dai grandi attori protagonisti della scena nazionale, ma che, allo stesso tempo, impegnano quotidianamente, e sul campo, il servizio sanitario nazionale, specie in contesti come quello penitenziario”.

 

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