Meeting nazionale sull’apicoltura :”Se tutte le api morissero agli uomini resterebbero quattro giorni di vita”

di Luciano Costantini

Api assassine. Film per la tv del 2012 made in Canada, regia di Penelope Buitenhuis. Pellicola horror che è un inno alla fantasia più sinistra, con la vittima che diventa il carnefice. Con uno sciame di spaventosi insetti che tenta di distruggere il genere umano. Un film, appunto. La realtà è completamente diversa con la mano dell’uomo, invece, che sta progressivamente cancellando dalla faccia della terra una specie preziosa, e lo fa mentre uccide se stesso. Chi ha potuto assistere al meeting nazionale sull’apicoltura di Orvieto (palazzo dei Sette; organizzazione del Coordinamento Orvietano, Tuscia e lago di Bolsena; sponsor l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Roberta Tardani) probabilmente ne è uscito depresso, ma consapevole del sempre più problematico futuro dell’umanità. Infine, determinato a fare qualcosa. Perché queste “sentinelle della vita”, che sono le api, stanno a testimoniare che il mondo in cui vivono – e viviamo – è diventato un inferno: morie inarrestabili con conseguente ricaduta sul prodotto principale, il miele, che in Italia e nella Tuscia si è letteralmente dimezzato negli ultimi tre o quattro anni. Monocolture e pesticidi hanno confezionato insieme una bomba devastante che sta sgretolando progressivamente la biodiversità ambientale, base su cui si fonda la vita stessa, come ha ricordato il presidente della Federazione Apicoltotri Italiani, Raffaele Cirone. Tecnici di settore, ambientalisti, produttori hanno delineato uno scenario sconvolgente: i pesticidi ormai sono contenuti, in misura dell’1%, nell’acqua, nell’aria, nella terra, con presenze addirittura di DDT. Un ambiente avvelenato e velenoso che sta provocando mortalità e spopolamento. Le api sono diventate i sensori più rilevanti e le prime vittime del disastro. Eppure esse, attraverso l’impollinazione, continuano a essere determinanti nel funzionamento della catena alimentare. L’impollinazione pesa per l’84% sul sistema vegetale e per il 74% su quello animale. E l’apicoltura genera 14,2 miliardi di euro all’anno. Una risorsa naturale ed economica che sta saltando insieme alla distruzione progressiva della biodiversità alla quale questi insetti erano abituati e che stanno inesorabilmente perdendo per mano dell’uomo. Il monitoraggio ambientale è una drammatica sequenza di dati negativi: le colture estensive disorientano fino a uccidere questi preziosi e laboriosi animaletti, i pesticidi sotto varie forme e sostanze fanno il resto. “Essi – puntualizza Antonella Litta dell’Associazione Medici per l’Ambiente – sono il frutto amaro della guerra, portarono la morte alle persone, ora alla terra”. Un futuro senza speranza? Una mostra fotografica (“Dai fiori al miele. Api, noi e il futuro del mondo”) allestita presso la chiesa di San Giuseppe, è stata visitata già da 80.00 persone. Moltissime, ma ovviamente non può bastare. Presso il ministero dell’Agricoltura è stato finalmente aperto un tavolo di confronto tra apicoltori, agricoltori, produttori, commercianti di fitofarmaci per cercare di individuare una strategia comune di interventi, ma è chiaro che gli interessi in gioco sono molti e diversi. La speranza è che non si avveri il timore di Albert Einstein: “Se tutte le api morissero agli uomini resterebbero quattro giorni di vita”.

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