Poesia priva di titolo. Tratta da Appendice I al suo Diario (1943-1945), che fa parte della raccolta “Tutte le poesie” curata da Walter Siti:
Mi ritrovo in questa stanza
col volto di ragazzo, e adolescente,
e ora uomo. Ma intorno a me non muta
il silenzio e il biancore sopra i muri
e l’acque; annotta da millenni
un medesimo mondo. Ma è mutato
il cuore; e dopo poche notti è stinta
tutta quella luce che dal cielo
riarde la campagna, e mille lune
non son bastate a illudermi di un tempo
che veramente fosse mio. Un breve arco
segna in cielo la luna. Volgo il capo
e la vedo discesa, e ferma, come
inesistente nella stanca luce.
E cosi la rispecchia la campagna
scura e serena. Credo tutto esausto
di quel perfetto inganno: ed ecco pare
farsi nuova la luna, e – all’improvviso –
cantare quieti i grilli il canto antico.
Pasolini poeta, con lo sguardo rivolto all’infinito che, come Leopardi, guarda alla luna, senza mai dimenticare la bellezza e la sacralità del creato.
Pasolini che naufraga nel mare della vita che a piccoli passi dalla sua stanza si sposta e segue la luna, si immerge nella bellezza del creato, va oltre il suo piccolo e circoscritto mondo- la sua stanza- e scopre un universo nuovo e antico al contempo.
Pasolini che naufraga nel mare della vita, che si fa travolgere dalla natura e si immerge in essa.
Un Pasolini che si interroga sullo scorrere del tempo, sull’importanza del tempo antico, che diviene oggi, tempo di poesia, che diviene canto.
Il tempo interiore e il tempo della natura.
Il tempo del corpo, mutevole in continua evoluzione e il tempo della natura in cui la storia non sembra far capolino, se non in una dimensione differente da quella reale. Tempo come eterno inizio, ritorno infinito.
L’eterna ricerca di verità e bellezza, che Pasolini, da poeta, porta avanti sempre, senza tregua, al pari di Leopardi,poeta a lui noto e da lui molto amato.
E’ la sua una ricerca della verità scomoda, non preconfezionata e della bellezza, della meraviglia del creato dalla quale emerge la sua sacralità.
Un immenso piacere scoprire una poesia di PIer Paolo Pasolini tra le tracce del tema della maturità di quest’anno e ancor più felice che la scelta sia caduta su un suo testo poetico, del periodo giovanile, non poesia civile dunque, poichè il tratto poetico dell’autore è il tratto caratterizzante dell’intera sua opera.
Pasolini si avvicina alla vita, alla letteratura, alla saggistica, al cinema, alla politica da poeta e in quanto poeta ha uno sguardo altro sul mondo.
Da poeta, nello scegliere la parola esatta, musicale, la parola che descrive correttamente la realtà, è in grado di ricreare il mondo, di ricreare ciò che vuole dimenticare o cancellare,e avvolgerlo in una nuova luce, in un nuovo inizio.
La poesia che cura e guarisce dai mali della vita dunque.
Il poeta è una figura sacra, ben lo ricorda Moravia nell’orazione funebre ai funerali romani di Pasolini, che alla perfezione incarna questa figura.
La poesia è per Pasolini un gesto antico, volto a rappresentare la vita in tutte le sue forme, sebbene in questa poesia, poesia della giovinezza, non traspaia ancora il suo impegno politico e il suo stile sia lieve, soave, delicato.
Per Pasolini la vita è un’eterna “teofania”, intesa come rivelazione del sacro, dell’elemento sacrale insito nella bellezza dell’universo, nel miracolo della natura, del cielo, delle nuvole, quella “straziante meravigliosa bellezza del creato” della quale parla Totò-Iago nel finale del film Che cosa sono le nuvole citando Baudelaire.
La poesia in Pasolini ha sempre inseguito la vita, rinnovando e ridefinendo, come fosse sempre la prima volta, quel sacro e maledetto gesto del dire tutto, la sua parresia, il diritto-dovere di dire sempre la verità, costi quel che costi.
Gesto che è balsamo per l’anima, che è cura, ma che è droga al contempo.
Le sue forme espressive serbano qualcosa di felicemente tentato.
Lo stile per Pasolini non è mai un’entità organica, ma racchiude in sé l’urgenza radicale della realtà.
Più che una lingua poetica, egli ha inventato un modo di fare poesia, rendendo impensabile e superflua qualsiasi riuscita formale.
La poesia rappresenta una scrittura privilegiata, il luogo del sublime, dell’assoluto.
Pasolini ha adorato Pascoli che si ritrova nella parte finale di tale componimento poetico, come poeta della semplicità, in grado di custodire il senso della vita.
Non unico modo di fare poesia , ma infinite poesie, diverse e concatenate, complesse come il suo pensiero e dirette, capaci di giungere dritte al cuore.
Poesia che altro non è che un modo di creare o meglio ri-creare il mondo, inventare sempre qualcosa di nuovo, cercare l’altrove dove il poeta ha cercato di approdare riuscendoci a tratti.
Ripartiamo dunque dalla poesia, sembra suggerire Pasolini, per amare e apprezzare il mondo, la natura, la meraviglia del creato e per naufragare nel mare della vita.


























