Margherita Eichberg: Viterbo ha un patrimonio artistico di rilievo da difendere

di Luciano Costantini

Via Cavalletti 2, sede della Soprintendenza Archeologica, belle arti e paesaggio del Lazio settentrionale. Attorno ad un tavolo del secondo piano Margherita Eichberg, responsabile della tutela dell’area metropolitana di Roma, della provincia di Viterbo e dell’Etruria Meridionale insieme ad i suoi più stretti collaboratori. Al centro del tavolo il simbolico scrigno della Tuscia: tanti gioielli, in bella mostra. Tanti ancora da scoprire e che proprio per questo possono rischiare di imboccare itinerari sconosciuti. L’incipit della conversazione è una denuncia e un auspicio allo stesso tempo: “Viterbo è una città importantissima sia per la storia in generale sia per l’arte in particolare. E stupisce in chiave non positiva quando la paragoniamo ad altre città che hanno sempre brillato per investimenti sul proprio patrimonio culturale. L’augurio è che si prenda consapevolezza di questa dimenticanza e che si trovi la giusta sinergia tra i soggetti detentori di beni culturali: Comune, Regione, enti ecclesiastici, istituti del nostro ministero. Negli anni scorsi le Soprintendenze erano custodi e detentrici di molti monumenti e di luoghi della cultura, mentre ora, con la riforma del ministero, l’intero patrimonio è passato ai poli museali o ad istituti autonomi.Nel Lazio,per esempio, le chiese di Tuscania, alcune di Viterbo, tanti musei, ville,abbazie sono stati trasferiti al Polo museale regionale ministeriale o resi autonomi per essere meglio valorizzati. Alla soprintendenza veniva rimproverato, probabilmente, di non fare abbastanza.Del resto, da circa un quindicennio, agli uffici ministeriali sono stati decimati i finanziamenti per il patrimonio culturale, nonostante le richieste annualmente avanzate per i beni statali e non solo. Scelte politiche di riforma costituzionale hanno privilegiato il patrimonio degli enti locali, restaurato dagli stessi soggetti proprietari, lasciando alle soprintendenze il ruolo di indirizzo e sorveglianza. Va sottolineato,invece, che le Soprintendenze (Archeologica, Storico Artistica e Architettonico Paesaggistica) hanno speso tanti soldi sui monumenti del territorio, quando ne hanno potuto disporre. Negli anni Novanta sono state avviate molte operazioni di recupero e valorizzazione del patrimonio. Solo nel Viterbese, in diverse chiese, sono partiti decine di restauri,alcuni dei quali non sono mai stati ultimati in quanto i finanziamenti ministeriali sono stati interrotti.E’arrivato il grande prosciugamento, tanti soldi in meno, e i lavori hanno cominciato a farli i Comuni o le Regioni. La Soprintendenza è uscita di scena, oserei dire in base ad una strategia precisa,per cui è facile dimostrare che un soggetto è inefficiente se non lo si mette in condizioni di operare. Comunque, sulle cose che avevamo in detenzione diretta, come villa Lante di Bagnaia, palazzo Farnese di Caprarola, palazzo Altieri di Oriolo Romano, abbiamo speso tanti soldi. In futuro speriamo che arrivino più risorse, da destinare soprattutto ai siti ecclesiastici. Per il duomo di Viterbo abbiamo in programma quest’anno 300.000 euro di interventi”.

E’ rimasta stupita della situazione in cui ha trovato il capoluogo?
“Premesso che la Soprintendenza non ha fatto mai mancare il suo contributo, forse è mancato qualcosa a livello di sinergia con gli altri uffici ministeriali. Ed è innegabile che le varie amministrazioni comunali hanno avuto alcune sviste”.

Il caso degli affreschi di palazzo Spreca, lei lo considera una svista?
“Il ministero dei Beni culturali forse aveva un problema di carte, però esistevano già delle norme che tutelavano e tutelano il patrimonio artistico e storico in generale. Il Comune doveva tenerne conto. Spesso la politica va di pari passo con la buona amministrazione. Altre volte gli amministratori non percepiscono a sufficienza l’importanza del patrimonio. Si tratta però di attenuanti generiche”.

Quindi a palazzo dei Priori non hanno svolto al meglio il proprio dovere?
Be’ sì. Forse non si sono resi conto del patrimonio che erano chiamati a gestire, e questo ha prodotto un danno gravissimo.

Perché la Soprintendenza non è intervenuta per far rispettare i vincoli?
Perché ha saputo molto tardi dell’operazione di compravendita. Si è accorta solo dopo anni della sorte del ciclo decorativo di palazzo Spreca, quando alcune sue parti, staccate senza chiedere autorizzazione,sono state esposte in una mostra dell’antiquariato a Roma”.

A proposito di vincoli, recentemente la Soprintendenza ha posto sotto tutela 1.600 ettari di terreno. Grosso modo, un territorio che va dalle terme di San Sisto, tra Viterbo e Vetralla, alle Terme dei Papi, passando per Porta Faul.

Alcune zone tutelate con vincolo archeologico c’erano già. Come la classificazione del paesaggio fatta dalla Regione. Ora, con il vincolo avviato,abbiamo provveduto a formalizzare degli indirizzi che sono già, da oltre dieci anni, nel piano paesaggistico regionale adottato.
Un guaio, si fa per dire, per chi intendesse speculare su alcune aree considerate appetibili.
Non è detto che non possa esserci uno sviluppo, ma lo sviluppo dovrà essere sostenibile. I nostri vincoli paesaggistici finiscono per ricomprendere tutta una serie di emergenze di vario tipo come per esempio tracciati stradali, tombe, reperti storici, edilizia rurale d’epoca, che bisognava raccordare e difendere nel loro contesto anche nell’interesse di chi vi abita. Ricordo, oltre tutto, che le norme che “prendono vita”con il vincolo paesaggistico sono il risultato di un lavoro di anni svolto tra Regione e Soprintendenza e nascono da una lettura a tappeto di tutto il territorio regionale.

Viterbo intanto ha problemi strutturali. Non sta crollando, ma continua a perdere pezzi
Servirebbe una grandissima attenzione. Il Comune potrebbe cominciare mappando tutta la rete di gallerie che si snodano sotto la città e quindi facendo in modo che vengano controllate anche per evitare che diventino veicoli di incursioni con fini più o meno legali.

Progetti della Soprintendenza?
Su Santa Rosa abbiamo dedicato tante attenzioni negli ultimi due anni. Ora stiamo seguendo i lavori di consolidamento delle coperture di un’ala del monastero. Sono stati eseguiti lavori in più zone del complesso,al pianterreno e al primo piano, per creare un sistema museale organico; . abbiamo restaurato lo stupendo polittico del Balletta, abbiamo scavato un’antica cavità rinvenuta nei lavori recuperando materiale ceramico in corso di catalogazione e restauro. Ora stiamo organizzando una mostra di tessili sulle Madonne Vestite del Viterbese e non solo. Abbiamo organizzato mostre con il Centro Studi,che sta lavorando egregiamente. Per Civita Castellana è in progetto il restauro del pavimento cosmatesco del Duomo. Stiamo lavorando al recupero di controsoffitti lignei in una chiesa a Caprarola ed attivandoci per un’altra .

Funziona il rapporto con i nuovi amministratori comunali di Viterbo?
L’impressione è che siano molto disponibili e che abbiano delle idee che condividiamo.

Lei ha un sogno per la Tuscia?

Di sogni se ne possono fare tanti perché il territorio può offrire tante belle sorprese, da far conoscere insieme alle tante emergenze giànote,tutte di assoluto rilievo. Un difetto della Tuscia è avere Roma troppo vicina. Una vicinanza che però è anche un fattore positivo, perché le permette di non essere aggredita dal turismo di massa.

 

Viterbo ha il più grande e autentico centro storico medioevale d’Europa, cosa le manca per entrare a far parte del patrimonio universale dell’Unesco?

A far parte del patrimonio universale vengono sempre più speso ammessi i siti seriali, che presentano un comune aspetto,naturalistico, storico o culturale. Se deve essere avanzata una proposta, va fatta, ritengo, insieme ad altre cittàespressione ed immagine ben conservata del nostro medioevo. Un’iniziativa che è compito dell’ amministrazione pubblica locale, non della Soprintendenza, che in ogni caso assicurerebbe, con convinzione ed entusiasmo, il proprio apporto scientifico e l’opportuna collaborazione.

 

 

 

 

 

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