Luca Cionco: voce degli Hotel Supramonte, voce della Tuscia

di Diego Galli

Nato a Orvieto, ma cresciuto e Latera e innamorato della Tuscia… parliamo di Luca Cionco, protagonista di questa nuova intervista che vuole mettere in luce la sua duplice natura, divisa nettamente tra due professioni solo apparentemente agli antipodi.
Da un lato, Luca è il giovane direttore della Scuola di Alta Formazione in Analisi Comportamentale del Centro di Studi Criminologici di Viterbo, dall’altro è invece il frontman degli Hotel Supramonte, band riconosciuta ufficialmente dalla “Fondazione De André” e ben nota anche oltre i confini della Tuscia.
Tutto è cominciato con “Storie di un impiegato”, un album che Luca conobbe grazie al fratello maggiore, che lo ascoltava a ripetizione, senza sosta. Quella voce unica, quei testi a tratti oscuri ma densi di emozioni, segnarono definitivamente un giovanissimo Luca, non ancora adolescente: “Me ne fece innamorare. Non era solo musica, dietro quelle parole c’erano dei significati complessi. Ancora oggi, dopo aver ascoltato una sua canzone centinaia di volte, riesco a scoprire qualcosa di nuovo e mi rendo conto di essere ancora alla punta di un enorme iceberg”.
Mentre ci racconta la sua storia, i segni di mille avventure si alternano sul volto di Luca: un mix di sensazioni che affiorano dai sui ricordi coinvolgendoci in prima persona e dandoci quasi un senso di inspiegabile nostalgia. La stessa nascita degli Hotel Supramonte fu una sorta di reazione a catena, un innamorarsi vicendevolmente tra i primissimi membri della band. “Fu mio fratello a farmi scoprire Edoardo, il nostro batterista. L’idea di mettere su un gruppo ci venne all’istante, anche perché Edoardo conosceva già Glauco, all’epoca giovanissimo ma dotato di un grande talento come bassista. Cominciammo subito a esercitarci e poco dopo esordimmo con due pezzi alla nostra prima esibizione. Uno fu proprio ‘Hotel Supramonte’ e l’altro ‘Quello che non ho’. Andammo un po’ allo sbaraglio, lo ammetto, ma alla gente piacque molto la nostra musica”.
Da quel momento, il gruppo continuò a consolidarsi. La voce di Luca, dal timbro molto simile a quello del grande artista genovese, amalgamava il tutto, e, poco a poco, si aggiunsero gli altri strumenti: il pianoforte di Massimiliano Pioppi, il mandolino di Antonello, il violino di Serena Di Meo e la fisarmonica di Alessandro Famiani. A guidarli, la passione comune per De André, che Luca considera come un vero maestro, “uno spirito guida”, come lui stesso lo definisce.
Il vero boom avvenne però lo scorso anno: “Nel 2017 ci chiamò Caffeina chiedendoci se volevamo esibirci sul palco di Piazza S. Lorenzo a Viterbo con Neri Marcorè. Inutile dire che eravamo sia entusiasti che increduli, eppure, il concerto andò benissimo. La piazza era gremita e il pubblico rimase fino all’ultimo per sentirci cantare e suonare. Fu un’emozione davvero unica”.
Con l’insegnamento del suo maestro sull’importanza delle “emozioni che guidano il mondo”, Luca giunge a raccontarci la sua attività di formazione al Centro di Studi Criminologici: “Tutta la mia vita professionale è incentrata sulle emozioni. Anche al CSC di Viterbo, dove mi occupo di gestire la scuola di Analisi Comportamentale, queste ultime sono la cosa più importante”. Riconoscere i micro-movimenti sul volto di una persona, come anche comprendere la sua intelligenza emotiva è, infatti, il focus primario del corso di formazione diretto dal nostro intervistato. “Non si tratta di mere analisi, ma di qualcosa di più complesso… è comunicazione a tutti gli effetti e, come nel canto, anche in questo caso è importante conoscere la vocalità, la sua modulazione e i suoi toni”.
Eppure, proprio come De André che non smise mai di ricercare “la canzone perfetta”, Luca Cionco è già pronto a perseguire i suoi prossimi obiettivi: “Una volta completato il tirocinio mi cimenterò con l’esame di Stato per diventare psicologo. Dopo, si vedrà, ma mi piacerebbe molto continuare a studiare, magari medicina… e vorrei anche scrivere qualcosa di mio, un album, magari nel futuro prossimo.
Per ricercare la giusta tranquillità e inseguire le sue passioni, Luca ci spiega come un altro dei suoi sogni sia quello di comprare una casa di legno sul lago di Mezzano, un luogo dove la Natura appare incontaminata e dove spesso si reca per pensare, per creare e per stare con se stesso. Una ricerca della solitudine, non una brama, proprio come insegnava De André.
Al termine della nostra lunga chiacchierata, Luca ci saluta, ricordandoci che gli Hotel Supramonte torneranno a esibirsi il 27 ottobre al Teatro Boni di Acquapendente e l’11 gennaio al Teatro Mancinelli di Orvieto, per una tappa molto particolare: esattamente 20 anni dalla scomparsa di Fabrizio De André.

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