Loretta Scarino: come guida della Tuscia regalo stupore e bellezza

A chi mi chiede cosa significa essere una guida turistica, rispondo: ”Saper raccontare i luoghi per suscitarne lo stupore, la bellezza”. Eppure sono passati più di quindici anni da quando ho iniziato questo lavoro, una passione scoperta a vent’anni, dopo essere rimasta affascinata dalla spiegazione di una guida in occasione di una gita fuori porta. Passione che si unisce all’amore per la mia terra, la Tuscia, dove sono nata, cresciuta, la terra in cui ho creduto e dove ho deciso di investire su me stessa, aprendo un’agenzia di viaggi e tour operator. E se Il Settecento è stato il secolo del viaggio romantico e pittoresco, artistico ed educativo, culturale e conoscitivo, l’attuale è il periodo che spinge verso la scoperta dei siti legati alle antiche civiltà, alle testimonianze archeologiche, ai luoghi ameni e paesaggistici. A fare una classifica dei luoghi più belli della Tuscia ci pensano ultimamente riviste specializzate internazionali. Tuscia vuol dire “terra etrusca”, il suo unicum offre al visitatore solo l’imbarazzo della scelta: non ci sono più aggettivi per definire Civita di Bagnoregio; Viterbo, col suo quartiere medievale intatto di San Pellegrino, il Palazzo Papale, le belle fontane monumentali che adornano quasi tutte le piazze della città e i tanti scorci suggestivi. Caprarola con Palazzo Farnese, Bagnaia e Villa Lante, il Parco dei Mostri di Bomarzo, con le giganti sculture fantasiose e grottesche per capirne il significato che aveva voluto dargli il committente principe Orsini. Tarquinia e le tombe dipinte insieme al ricco Museo Archeologico Nazionale Etrusco. Tuscania, con i due gioielli di architettura romanica: le chiese di San Pietro e Santa Maria Maggiore. Bolsena e il suo lago e la Basilica di Santa Cristina, in cui avvenne il miracolo eucaristico.
Non vorrei dimenticare qualcosa… Allora cito anche Vitorchiano, Sutri, il lago di Vico, Vulci. Chi arriva nella Tuscia è il turista curioso, carico di aspettative, colui che ha sentito parlare di questa ricca terra, colui che sa quanta storia e quanta bellezza racchiuda e viene per questo a conoscerla da vicino. Ma chi arriva qui è pure il turista esitante, quello che non sa cosa sia questo territorio e vi arriva magari coinvolto da amici o dietro suggerimento di un’agenzia di viaggi di fiducia . Che sia il turista, A o B, più o meno colto, una volta giunti qui si viene travolti da un vortice di emozioni racchiuse nel sapore antico che si respira e, non per ultimo, dalla ricca e antica tradizione gastronomica. Al di là delle nozioni storiche e artistiche che si possono leggere in qualsiasi libretto o in internet, una guida è in grado di comunicare la storia, la cultura e il folclore di un luogo, attingendo a un bagaglio di esperienze sedimentate nel corso di molti anni di studio, lavoro e persone incontrate. Questo vuol dire scambio: di culture, di tradizioni, di amicizie. Significa dare ma significa anche ricevere. Stare insieme mezza giornata, un giorno o più giorni con un gruppo porta a instaurare un rapporto di condivisione, di sintonia che spesso perdura nel tempo. Ho dei cari amici liguri, veneti, piemontesi, pugliesi, romani… E scusate se ne dimentico qualcuno! Con molti di loro ci rivediamo perché capita spesso che il gruppo decida di tornare a scoprire la Tuscia una seconda, terza volta… Con altri ci si sente per un saluto, un augurio o semplicemente per ricordare una giornata o un tour trascorso insieme. Con altri mi è capitato addirittura di rincontrarli nella loro terra, perché anch’essi erano riusciti a trasmettermi l’amore per le loro città. Ricordo a tal proposito un caro gruppo di sole donne di Gradara, che qualche anno fa decidono di trascorrere un tour di più giorni nel viterbese e mi parlano con tanto amore dei loro luoghi che proprio quest’anno decido di organizzare con la mia agenzia un tour di capodanno in Romagna, con tappa al castello di Paolo e Francesca! In nessun posto del mondo esiste una tale concentrazione di bellezze artistiche e varietà gastronomiche come in Italia, la Tuscia ne è un campione e soprattutto gli stranieri vanno pazzi per questo abbinamento.
E se Cicerone rappresentava nei secoli scorsi un compagno di viaggio e un professionista così importante e indispensabile da essere più volte ricordato nei “diari di bordo”, nelle lettere e nei reportage, tanto da essere dipinto nei ritratti e nelle tradizionali vedute dei viaggiatori committenti, mi viene in mente il ritratto di Jean-Eric Rehn, che nel 1756 in un acquarello illustrò “Una guida a Tivoli” con il bastone e il taccuino, ossia alcuni strumenti del mestiere. Sono trascorsi oltre tre secoli nella mia borsa c’è un tablet, ma quegli strumenti vi confesso che ancora sono in uso.

* Guida Turistica della provincia di Viterbo.
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