Laura Allegrini viterbese cantante di successo in Medio Oriente

Donatella Agostini

Laura Allegrini ha lo sguardo deciso dietro la cascata di capelli rossi e fieri, e una carnagione trasparente come perla. E come le perle sono lacrime diventate gemme, Laura ha tramutato impegno e sacrifici in successo. «Sono sferica, e le cose tonde non si fermano mai». Quella di Laura Allegrini è una storia che, quando la racconti, ti fa sentire più forte. Attrice, ballerina, cantante, scrittrice, insegnante di canto, dizione e recitazione; parla cinque lingue correntemente. Il suo orizzonte di vita spazia oggi dalla dolce campagna romana ai cieli azzurro cobalto del Medio Oriente. Ma il percorso che l’ha condotta ad essere attualmente una cantante famosa in tutto il mondo arabo è iniziato da Viterbo, dov’è nata. «Non avrei la forza interiore di adesso, non sarei la persona che sono se non fossi cresciuta in un quartiere popolare». Un ambiente che l’ha forgiata e costretta a lottare per affermarsi. «Ero considerata strana», racconta. «A otto anni dicevo: da grande diventerò artista, e non mi sposerò mai. Non andavo bene a scuola: detestavo alzarmi presto la mattina. Ho sempre preferito studiare da autodidatta, chiusa nella mia cameretta con i miei libri e con la mia musica. A due passi c’era la campagna, il verde, il silenzio. Amavo passeggiare da sola con il mio cane, a contatto con la natura». Laura ha sempre avuto le idee chiare riguardo al suo futuro. E per corrergli incontro, a diciotto anni se n’è andata a Roma a studiare recitazione. Da lì tutto è decollato, con le prime esperienze come attrice e fotomodella. E tanto studio, tanto investimento su di sé. «Credevo in me stessa, nelle mie possibilità. Mi sono data il rigore e la disciplina che fino a quel momento non avevo avuto. Ho lavorato su di me per trovare la Laura di adesso, quella che cercavo e che vedevo da lontano. L’ho raggiunta con impegno e sacrificio, grazie anche ad alcune persone che hanno creduto in me e mi hanno sostenuta durante il mio percorso». Laura va in Francia e poi a Londra, perfeziona la sua conoscenza delle lingue. Studia canto lirico, si esibisce nei teatri: la sua interpretazione di Edith Piaf è straordinaria. All’improvviso però arriva lo stop. «C’è stato un momento di crisi profonda, non mi piaceva più quello che facevo. Ho smesso di fare l’attrice, ho smesso di cantare. Mi sono detta, adesso voglio fare tutte le cose che finora mi hanno fatto paura, dall’imparare a nuotare a riprendere a fare equitazione. Di vivere da sola invece non ho mai avuto paura. Ero abituata a sentirmi da sola anche nella mia famiglia numerosa». Dietro ogni momento di crisi, è sempre nascosta un’opportunità. «Se il tuo mondo non ti piace, te ne scegli un altro. Nel mondo nuovo che mi stavo costruendo, è comparso il Libano». Laura comincia a studiare privatamente arabo. Gli insegnanti, sapendo che lei è cantante, le consigliano di ascoltare musica araba. Scopre così le canzoni dell’egiziana Oum Kalthoum e della libanese Fairouz. «Due figure di donne fortissime, che coltivavano l’amore per il proprio popolo e l’orgoglio di essere donne in un mondo prettamente maschile. Delle due, Fairouz era quella che sentivo più nelle mie corde: si rivolgeva anche al mondo occidentale, e la sua tessitura vocale mi piaceva di più. Ho cominciato a canticchiare le loro canzoni, finché una mattina mi sono svegliata e ho deciso di tornare a cantare». Laura Allegrini ha volto allora il proprio sguardo al paese che oggi ama almeno quanto l’Italia. «Il Libano e l’Italia sono bagnati dallo stesso Mediterraneo. E la stessa Beirut contiene contemporaneamente l’allegria di Napoli, i palazzi di Milano, l’antichità di Roma, la confusione della casbah. Una città in cui convivono pacificamente culture e religioni: in ogni via c’è un’edicola con un’immagine della Madonna. Beirut è una città in cui posso sentirmi orgogliosamente cristiana, senza integralismi». La vera notorietà in tutto il mondo arabo arriva tramite il web. «Nel 2017 ho messo su Youtube la mia versione dell’inno nazionale libanese. Sono uscita sulla Tv di stato, hanno cominciato a chiamarmi da tutto il Paese, ma anche dal Qatar e dall’Arabia Saudita. Il Libano è molto occidentalizzato, lì adorano gli italiani. Sono impazziti per me: una cantante italiana, rossa di capelli, che canta in arabo! Mi sono arrivate anche proposte di matrimonio», aggiunge Laura sorridendo. «Oggi preferisco cantare in contesti in cui la gente è seduta e mi ascolta. Come quando cantavo in francese in teatro». Per il suo futuro, Laura sta vagliando proposte interessanti che arrivano da oltremare. E ha tre desideri: «Il primo è conoscere finalmente Fairouz. Lei canta ancora, malgrado abbia ottantatré anni. E mi piacerebbe cantare davanti papa Francesco: lo amo da morire. L’ultimo desiderio è fare un duetto con Andrea Bocelli, colui che impersona la musica italiana nel mondo». Laura ha scritto pièces teatrali e soggetti cinematografici, canzoni, romanzi e poesie. Ha insegnato in diverse scuole e avuto la cattedra di canto anche a Cinecittà. Nel 2017 le è stato conferito il premio dell’Accademia Europea per le Relazioni Economiche e Internazionali. «Ma l’importante per me è quello che ancora dovrò fare», aggiunge. «Quello che mi interessa sono i miei desideri. I desideri sono come perle di una collana: ne sfili una e vengono via tutte». Laura si definisce “paziente, semplice, corretta, diplomatica”. Nessun accenno alla sua bellezza: lei preferisce parlare di “allure” e di personalità. «È quella che conta, se vuoi arrivare in alto. La personalità e il potenziale. Che poi il talento non è altro che la resistenza: fisica, psichica, morale. Questo mestiere si studia». Nella sua casa immersa nel silenzio della campagna romana, Laura Allegrini ricerca la stessa serenità che trovava da bambina nelle sue passeggiate solitarie nella periferia viterbese. E tra le perle della sua collana dei desideri, ce n’è un altro, inconfessato ma non meno autentico: avere finalmente il giusto riconoscimento dalla sua città natale.

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