L’artista tuscanese Roberta Morzetti ospite in due stand della Nuvola di Fuksas a Roma

di Emanuele Faraglia

Con grande soddisfazione, oggi parliamo di Roberta Morzetti, nostra conterranea di Tuscania, artista poliedrica, laureata cum laude all’Accademia delle Belle Arti Lorenzo da  Viterbo, indirizzo Moda e Costume. Dopo aver  mosso i primi passi nella Moda e nel Teatro, nel 2012  decide, con coraggio e da autodidatta, di dedicarsi totalmente alla scultura.

Roberta, come hai vissuto l’esperienza della tua partecipazione alla prima edizione di “Roma Arte in Nuvola”, Fiera di Arte Moderna e Contemporanea presso la Nuvola di Fuksas?

Con estrema gioia ed emozione, ho avuto la fortuna di esporre in due stand. Il primo a cui ho avuto l’onore di partecipare con la scultura Bouquet 09_18 è quello ovviamente di Velia Littera della Galleria Pavart di Roma, mia unica curatrice dal 2017. Uno scrigno, in cui gli artisti hanno interpretato, ognuno con il proprio linguaggio, il tema tuttora contemporaneo dell’isolamento: “Red Zone”. Inoltre, grazie al gioco di squadra tra Velia Littera e Alessandro Vitiello, titolare  dell’Alessandro Vitiello Home Gallery, vero mecenate contemporaneo, ho esposto con orgoglio ben tre sculture nello stand di quest’ultimo. Narcotica_ 20, Skin _20 e BombyxMori_ 21  sembravano vibrare ancora più di luce propria grazie al contrasto con la parete completamente nera voluta da Vitiello.

Potresti descriverci le quattro sculture esposte, i diversi significati e simbologie?

“Iniziamo da Bouquet 09_18, la scultura esposta nello stand della Pavart Gallery. La scultura rappresenta la disgregazione e segregazione dell’essere umano frammentato a volte da eventi inaspettati, che arrivano  e distruggono le fragili certezze, ma anche l’esigenza vitale di ricomporre se stessi.

Ed ecco che il volto della donna, protesa verso l’alto, sembra ritornare a respirare fuoriuscendo da un groviglio di fiori tra cui, osservando bene, possiamo riconoscere frammenti del volto della donna stessa, simbolo evidente delle macerie del passato. Bouquet 09_18 ha una caratteristica cromatica simbolicamente importante, mostra delle sfumature che virano al giallo più  o meno intenso.

Ho scelto il giallo perché, come dice Michel Pastoureau, uno dei più grandi saggisti viventi della simbologia del colore, è la tinta dell’infamia, colore apolide, che assume la sua accezione più negativa durante il Medioevo in Occidente, quando diviene il colore dei bugiardi, dei truffatori, degli imbroglioni e dell’ostracismo. Gialla era la veste di Giuda, gialla era la stella con cui i Nazisti marchiavano gli indumenti degli Ebrei destinati alla morte. Una nota ironica ci riporta alla fine dell’‘800, quando la satira ritraeva gli uomini traditi vestiti di giallo. Tornando a Bouquet 09_18, la donna rappresentata si spinge verso l’alto tentando non solo di superare  una realtà dolorosa, ma di sfuggire anche dall’infamia altrui.

Ora descriviamo con piacere le opere ospitate nello stand di Alessandro Vitiello Home Gallery.

Al centro troviamo la scultura dominante ossia Skin_ 20, una figura di donna centrale che fuoriesce da se stessa, lasciando a destra e a sinistra la vecchia pelle, una vera muta. Nietzsche sosteneva che, come i serpenti per sopravvivere devono cambiare pelle, così  uno spirito cessa di essere spirito ed individuo quando gli si impedisce di cambiare opinione in maniera libera ed autonoma.

Se vogliamo, possiamo citare anche Kant con il motto illuminista: “Sapere Aude”, ovvero abbi il coraggio di far uso della tua intelligenza senza essere guidato da un altro. Anche in questa scultura possiamo ritrovare uno dei  simboli della Vanitas barocca, i fiori. Vanitas che non coincide con il significato del frivolo compiacimento delle proprie qualità. Parliamo  di ben altro, della Vanitas Vanitatum Omnia Vanitas ( vanità delle vanità tutto è vanità), tratta dal testo biblico dell’Ecclesiaste e che incarna  anche il concetto del “Memento mori“ (ricordati che devi morire).

Quindi  i miei fiori, con la loro fragilità, richiamando la Vanitas, rimettono in scena l’unico concetto perennemente contemporaneo, la fuggevolezza della vita, che racchiude in sé l’esortazione a non sprecare il nostro tempo. La scultura esposta alla sinistra di Skin_ 20 è Narcotica_ 20, il mio ritratto a quaranta anni. L’etimologia del nome ci aiuta, dal latino medievale narcoticus, che fa intorpidire. In questo caso  la mia esigenza vitale  era quella di ritornare ad amare me stessa, riabbracciandomi dopo un periodo di massima anestesia emotiva. Ecco quindi che Narcotica _20 rappresenta una donna che abbraccia e ritrova se stessa.

Infine, alla destra di Skin_20 troviamo BombyxMori _21.

Il nome è quello scientifico del Bombice del gelso. Rappresenta un simbolo di metamorfosi  e resistenza. La larva tesse il proprio filo serico senza tregua, incessantemente, dimostrando una resistenza formidabile grazie alla quale riuscirà a trasformarsi in crisalide e poi in farfalla. Quindi, la resistenza operativa spesso può costituire l’unico strumento per realizzare una metamorfosi necessaria per raggiungere la libertà vera dell’individuo. Bombyx Mori_21 presenta un doppio volto che simboleggia l’evoluzione dell’essere ancora in fase di trasformazione, in cui l’elemento vegetale (fiori, edera) non sono soltanto elementi decorativi, ma parti strutturali di un corpo in fieri. Nelle tre sculture domina il bianco, colore dell’innocenza, della purezza nel  mondo occidentale mentre in alcune culture orientali rappresenta il lutto. Il bianco risulta così essere la sintesi perfetta di infinite sfumature dell’animo umano.

Noto che questo bianco non è un bianco assoluto, ma contaminato da altre sfumature più scure, che virano dal marrone al nero. Come ottieni questo particolare effetto?

L’unico pigmento che utilizzo è il bianco aggiunto alla resina trasparente. Quindi le varie sfumature che virano dal marrone al nero sono ottenute attraverso l’uso esclusivo della fiamma ossidrica. Quindi l’intensità della sfumatura è il risultato di più passaggi di resina e di fuoco.

Un’attività perfino rischiosa, sicuramente faticosa. Un lavoro che richiede, oltre a un talento innegabile che ha consentito a questa figlia della Tuscia di elaborare un proprio personale e ben riconoscibile stile, anche tanta forza fisica, dedizione, sacrificio. Proprio ciò che serve per arrivare lontano…

 

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