L’arte di Chiara Tommasi e il mutuo richiamo della Tuscia

di Paola Maruzzi

Con Chiara Tommasi cresce la schiera di artisti non autoctoni che hanno scelto la Tuscia come terra adottiva dopo l’inevitabile tappa nei grandi centri urbani. Su queste pagine ci siamo occupati spesso e volentieri di questa inversione culturale tipica della nostra provincia, un fenomeno in netta crescita ma non inedito. Pensiamo al legame di Enrico Castellani con il borgo antico di Celleno o all’amatissima Tuscania di Alessandro Kokocinski, due figure simbolo del Novecento.
Eppure un elemento di novità c’è: oggi la Tuscia non è solo rifugio creativo per spiriti sensibili ma materia viva che costringe l’artista a uscire allo scoperto, a misurarsi con i suoi spazi aperti e meno scontati. Lo sa bene la Tommasi, fotografa e video performance conosciuta nell’ambiente per le sue installazioni al di fuori dei circuiti delle gallerie e dei musei.
Esordisce nel 1999 alla Biennale di Fotografia di Torino, negli anni di passaggio dall’analogico al digitale. A Roma incontra Guido Costa (il critico che, tra le tante cose, ha contribuito a sdoganare la fotografa americana Nam Goldin) e approda alla storica Galleria Edieuropa sotto l’ala di Raffaella Bozzini. I social, la televisione spazzatura, i nuovi linguaggi giovanili, le scritte poetiche che imbrattano i muri delle città sono alcuni temi al centro della una ricerca che mette lo spettatore di fronte a una poetica del quotidiano spiazzante e riflessiva.
Quattro anni fa il cambio radicale di vita che coincide con una nuova maturità artistica: “Mi sono trasferita in un casolare di campagna nei pressi di Montefiascone con la consapevolezza di voler metter ancora più a fuoco il mio percorso. In questi posti succedono cose strane e belle. La gente è assetata di arte e siamo al riparo dall’overdose di offerte tipico delle grandi città. A contribuire alla scelta è stata anche la stretta vicinanza con una comunità di amici e artisti che si è radicata in queste zone. Penso a Eva Gerd, Claudio Torchia, Lidia Bachis, Paolo Angelosanto, Antonio Arevalo, Tommaso Cascella, Beatrice Tosi e a tanti altri: veniamo tutti da fuori e ci siamo trovati grazie a una sorta di mutuo richiamo della Tuscia che ci tiene uniti, favorendo un bel confronto artistico”.

Tra le più recenti opere di Chiara Tommasi ricordiamo “Luce nuova”, l’installazione di panni stesi evidenziati da un profilo di lucine creata per Luminaria, il progetto di street art di Cantieri dell’Arte e Arci Viterbo che ha coinvolto San Faustino. Oltre a Marco Trulli, tra i curatori indipendenti da tenere d’occhio per seguire le prossime evoluzioni di Chiara Tommasi troviamo Serena Achilli, direttore artistico di Algoritmo Festival. Grazie a lei l’artista ci ha regalato due video performance molto interessanti: “Tredici” sulle rive della Riserva Naturale del Lago di Vico e “How the unicorn came to live” all’interno di un garage di Caprarola.
In cantiere, per giugno, Canone Inverso, la mostra collettiva al Museo della Città Civico e Diocesano di Acquapendente che vedrà la Tommasi, assieme a Tommaso Cascella e Lidia Bachis, dialogare con forme e volumi del passato. Un’altra tappa che contribuirà a corroborare il legame tra Tuscia e arte contemporanea.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI