L’agricoltura sociale entra nelle carceri con il progetto Semi liberi

Di Agnese Inverni*

Il lavoro ha un valore intrinseco, oltre quello puramente economico, che può essere associato al benessere individuale e collettivo, alla soddisfazione personale, al senso di realizzazione di sé e alla capacità di accettare problemi, sfide e fallimenti.
I benefici associati all’occupazione lavorativa diventano ancora più evidenti se si considera l’ambiente carcerario, dove la possibilità di impegnarsi in attività di formazione professionale è perlopiù assicurata dall’intervento delle organizzazioni di volontariato e dalla capacità che queste hanno di provvedere al reperimento dei fondi necessari grazie alla partecipazione a bandi di finanziamento. Il lavoro è fondamentale per intraprendere un percorso di reinserimento sociale davvero efficace e per i ristretti diventa anche un mezzo di riscatto personale: imparando un mestiere possono dimostrare agli altri, e soprattutto a loro stessi, di essere in grado di cambiare in meglio la propria vita realizzando, allo stesso tempo, un servizio utile alla comunità. Tra i detenuti che abbiano seguito corsi di formazione in carcere si riscontra una drastica riduzione delle recidive (da circa il 70% a meno del 5% – Antigone, 2017) con risparmi per l’amministrazione penitenziaria e impatto positivo sulla collettività.
Il progetto “Semi liberi” nasce con lo scopo di creare un punto di contatto tra la realtà carceraria e la società civile esterna valorizzando le capacità dei singoli detenuti.
È stato ideato nel 2017 dalla cooperativa agricola sociale O.R.T.O. e consiste nell’attivazione di corsi di formazione professionale in ambito agricolo e vivaistico all’interno della Casa Circondariale di Viterbo. Ad oggi circa 30 ristretti hanno beneficiato del progetto e si sono occupati della produzione di piante aromatiche e officinali, piccoli frutti, olio extra vergine di oliva, micro-ortaggi e germogli freschi attraverso tecniche di coltivazione ecosostenibili.
La particolarità di “Semi liberi” sta proprio nella sua multifunzionalità: il percorso di rieducazione passa attraverso la promozione di attività che rispettano l’ambiente, la dignità del lavoratore, la qualità dei prodotti e la salute del consumatore.

Il progetto non nasce in un’ottica di assistenzialismo ma offre ai partecipanti la possibilità di impiegare al meglio le proprie abilità per costruire una vera e propria impresa commerciale; lo scopo ultimo di “Semi liberi” è che i detenuti imparino a realizzare, trasformare, confezionare e rendere disponibile al pubblico i diversi prodotti in maniera completamente autonoma, sviluppando il proprio senso di responsabilità e di autogestione.
Se da una parte il progetto “Semi liberi” incentiva l’autonomia lavorativa, dall’altra implica la collaborazione tra tutto il personale coinvolto e conferma che, per ottenere risultati migliori, è necessario aiutarsi a vicenda e fare gioco di squadra. Un percorso di inclusione lavorativa influisce positivamente non solo sulla formazione professionale ma anche sulla crescita personale del detenuto.

Gli stessi partecipanti confermano l’importanza della socialità e del rapporto personale tra i componenti del team,che v sia detenuti  che volontari della cooperativa.

Un ambiente di lavoro in cui tutti si sentono compresi e ben accolti migliora il senso di efficacia e la fiducia in se stessi trasferendo il significato di produttività anche alla sfera del benessere.

Due degli attuali beneficiari del progetto sono Elton e Pierpaolo; hanno intrapreso la loro avventura con O.R.T.O. proprio nel 2017, anno in cui la cooperativa è entrata per la prima volta nella Casa circondariale. Sono i veri e propri veterani del progetto “Semi Liberi” e hanno partecipato a tutte le fasi di sviluppo del programma fino a diventare a tutti gli effetti soci della cooperativa. Nei primi mesi hanno seguito dei corsi di formazione sulle tecniche di coltivazione in serra e sui metodi di produzione di germogli freschi, un alimento poco conosciuto in Italia ma che riscuote molto successo negli Usa e nel Nord Europa. In seguito si sono dedicati alla coltivazione di diverse varietà di piante aromatiche e officinali, alla manutenzione dell’oliveto della Casa circondariale e alla produzione di micro-ortaggi. Con il tempo e l’esperienza hanno acquisito sempre più dimestichezza nella pratica agricola e si sono indirizzati verso settori specifici in base alle loro preferenze: Elton si occupa in toto della produzione di germogli mentre Pierpaolo cura le circa 250 piante di Aloe vera e Aloe arborescens destinate sia alla vendita diretta che alla produzione di gel naturale.
Parlare con loro è davvero interessante perché, data la lunga esperienza di collaborazione con O.R.T.O., possono raccontare come le attività siano progredite nel tempo, coinvolgendo sempre più detenuti e operatori. Inoltre possono testimoniare se effettivamente il progetto “Semi Liberi” stia dando buoni frutti -in tutti i sensi- e quali siano i benefici che loro stessi ne hanno ricavato sotto ogni punto di vista, da quello lavorativo a quello relazionale.
Pierpaolo racconta di essere nato e cresciuto in zone di campagna e di aver conosciuto molto presto il lavoro nei campi; ricorda quando da bambino aiutava il nonno nella raccolta dello zafferano e quanto quel legame affettivo con la terra e la natura non sia mai venuto meno nella sua vita. Ha frequentato con entusiasmo il corso di formazione organizzato della cooperativa e si è dedicato al progetto “Semi Liberi” sin dalle primissime fasi che prevedevano la ristrutturazione della serra della Casa circondariale. Nei tre anni successivi ha approfondito le proprie conoscenze in ambito agricolo e vivaistico migliorando anche la manualità e la praticità nelle tecniche di coltivazione. Pierpaolo si dice davvero soddisfatto di quest’esperienza che gli ha permesso di esplorare nuove prospettive per il futuro: quando terminerà di scontare la sua pena, continuerà a lavorare con la cooperativa O.R.T.O. nell’ambito di un nuovo progetto, denominato “Oltre l’orto”, che lo vedrà impegnato presso il vivaio Le Aromatiche di Bolsena.
Pierpaolo ed Elton si conoscevano  casualmente già prima di partecipare al progetto “Semi Liberi”, tra loro niente di più di qualche sporadico saluto. Lavorando insieme giorno dopo giorno sono entrati sempre più in confidenza, instaurando un’amicizia che migliora la qualità delle loro vite anche al di fuori delle ore di lavoro trascorse in serra e in campo.
Uno dei maggiori benefici che i detenuti ricevono da un progetto di rieducazione e inclusione lavorativa è proprio la possibilità di socializzare tra loro e con gli operatori che gestiscono le attività. Pierpaolo ed Elton ribadiscono che l’incontro con persone provenienti dalla società esterna comporta molti vantaggi da un punto di vista psicologico; il lavoro pratico e la conversazione con i volontari distolgono l’attenzione da pensieri ricorrenti che, nella monotonia della vita in carcere, possono diventare ossessivi. Per loro ogni momento passato al lavoro è “una ventata d’aria fresca, un modo per impegnarsi nella praticità e tenere la testa occupata, lontana dai soliti pensieri e dai soliti discorsi. In poche parole, una vera e propria evasione mentale”.
Elton ci tiene a ringraziare tutto il personale di O.R.T.O. per la possibilità che gli è stata offerta di partecipare al progetto “Semi Liberi” e di diventare poi un membro effettivo della cooperativa. Racconta di essersi sempre trovato a suo agio con i volontari e che, nonostante il suo carattere riservato, sia riuscito a poco a poco ad aprirsi agli altri e a creare un rapporto sempre più confidenziale, basato sulla fiducia e sul rispetto reciproco. La cosa che più lo ha colpito è stata la capacità degli operatori di entrare in carcere senza alcun pregiudizio nei confronti dei detenuti che si sentono così sempre ben accolti e trattati alla pari. Spesso ha notato come il personale di O.R.T.O. sia genuinamente interessato al benessere dei ristretti; afferma con convinzione che “nei loro occhi, nei loro sguardi, non c’è giudizio. Non ci sentiamo mai giudicati quando siamo qui al lavoro e anzi, capiamo che i volontari sono capaci di mettersi nei nostri panni. Sono davvero interessati a noi, ci chiedono delle nostre famiglie, delle mogli, dei figli… e lo fanno perché vogliono davvero capire come stiamo e come ci sentiamo.”
Dallo scorso mese di ottobre Elton insegna a una delle volontarie di O.R.T.O. come produrre e conservare i germogli freschi. Ha dimostrato che con impegno e determinazione è possibile “fare carriera” nell’ambito del progetto arrivando addirittura a ricoprire l’incarico di maestro. In questo senso è ancora più evidente come l’obiettivo principale di “Semi liberi” sia proprio quello di fornire ai partecipanti gli strumenti giusti per imparare a imparare; è necessario infatti che i detenuti siano accompagnati in un percorso professionalizzante ma anche che acquisiscano via via le competenze necessarie per la realizzazione autonoma dei propri obiettivi, sia lavorativi che personali.
La cooperativa O.R.T.O. ha recentemente intrapreso una collaborazione con la Onlus romana “Semi di Libertà” per la realizzazione di nuove future iniziative di inclusione sociale e professionale sia dentro che fuori le mura del carcere, anche nella capitale.

Il video: https://www.youtube.com/watch?v=BpgXTIGB1Ws&feature=youtu.be

 

*Cooperante Progetto Semi liberi-Cooperativa agricola sociale O.R.T.O.

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