La via degli Artisti scopre l’artista Carla Sozio

di Aurora Motanaro *

Carla Sozio artista, sta attualmente esponendo le sue opere al Bar Happiness, in Via Saffi a Viterbo, luogo in cui si svolge anche l’iniziativa gratuita SOS Compiti, nata da un’idea  chi scrive questo articolo (A 18 anni è sempre una forte emozione ricevere complimenti ed essere apprezzata per quello che io e la Via degli Artisti stiamo facendo per una città come Viterbo. Adoro ascoltare le storie di vita dei singoli artisti, mi affascina sempre captare le loro passioni. Ormai da un anno, si sfogano con me e trovano in una ragazza così giovane non solo ‘la persona che li sta martellando di domande’, ma un’amica e una confidente. Ormai insieme siamo una grandissima famiglia)

Questa volta è il turno dell’artista Carla Sozio.

Come è nata la tua passione per l’arte?

Sin da bambina amavo disegnare, purtroppo con il passare degli anni non ho più alimentato questa passione perché prima, come oggi, si pensava al lavoro come ad una fonte di guadagno che non sempre combaciava con le proprie passioni. Devo dire che però sono stata fortunata perché ho trovato il modo di esprimere la mia creatività e di far emergere me stessa tramite l’attività di abbigliamento per bambini che ho gestito per molti anni. Le vetrine rispecchiavano la mia vena artistica, le addobbavo come fossero delle vere scenografie. Poi, quando tornavo a casa, giustamente facevo la mamma, eppure in salotto avevo sempre il cavalletto perché, quando trovavo del tempo libero, volevo confrontarmi direttamente con una tela bianca.

Quale tecnica usi solitamente?

Ultimamente insisto con la tecnica dell’olio su tela: da un piccolo spunto prendo i personaggi e li rielaboro, dando prova dei miei stati d’animo. Posso però distinguere tre fasi artistiche della mia vita: la prima si è sviluppata quando avevo 12 anni, si notano la freschezza e la purezza dei dipinti, simbolo dell’adolescenza. In questa prima fase mi ha accompagnata la mia insegnante delle medie, la De Santis, la quale non solo aveva capito la mia dote e mi metteva vicino alla cattedra per apprendere meglio la tecnica ad olio, ma addirittura mi aiutò a realizzare un ritratto di profilo. La seconda fase, a cui appartengono i lavori realizzati fino al 2017, si ispira molto alla notte e all’alba, i personaggi sono solitari e prevalgono colori freddi. In questi ultimi due anni, invece, ho avuto una rinascita emotiva, infatti gioco con i colori sulla tavolozza, prediligendo quasi sempre il rosso e il giallo.

Qual è l’opera a cui sei più affezionata?

L’opera a cui sono più affezionata e che segue la logica precedentemente espressa è “Amici diversi”. Ho preso spunto da uno scatto che ho fatto in Calabria diversi anni fa. Due ragazzi erano seduti al bar, erano apparentemente diversi: uno moro, scuro di carnagione e con un atteggiamento famelico, l’altro biondo, chiaro e con un atteggiamento elegante. Si vedeva dalle posture: erano così diversi ma grandi amici. Dopo qualche anno mi sono avventurata in questo ritratto, loro ovviamente non sanno nulla di essere stati immortalati in un’opera d’arte. È una delle opere che io amo di più proprio perché con una forte morale: anche persone così diverse possono convivere nella quotidianità.

Come hai conosciuto Sabrina Salvatori?

Due anni fa, quando l’ho conosciuta, sentivo il forte bisogno di avere un mentore, una zona franca. Sabrina è questo. Mi dà la sicurezza ma al tempo stesso mi lascia la libertà di esprimere le emozioni. Lei non cambia né stravolge il dipinto che tu realizzi, non si permetterebbe mai. È un’ottima insegnante perché lei sa consigliare, ed io colgo in pieno sempre tutto quello che dice. La sperimentazione, che nel mio caso è avvenuta a fianco a Sabrina, è fondamentale: un allenatore di calcio, ad esempio, può insegnare diversi metodi, ma solo sperimentandone altri si cresce e si forma il calciatore. Così è per l’artista.

Cos’è per te l’arte?

L’arte per me è entrare in una dimensione terapeutica. Inserirei la pittura come una delle materie e discipline fondamentali. Il bambino dimentica le nozioni, al contrario, può esprimere liberamente quello che prova tramite l’arte e la pittura. A Viterbo mancano proprio la sensibilità e l’avvicinamento all’arte, e lo si nota perché in molte occasioni piace di più spendere e ostentare ad esempio bomboniere sfarzose piuttosto che lavoretti o cornici fatti a mano da una persone umile e modesta, ma con grandi capacità artistiche. Manca la valorizzazione dell’arte.

Cosa faresti per valorizzarla?

Farei proprio come fa Sabrina, coinvolgerei i bambini e li stimolerei ad osservare e a guardare oltre. Si deve insistere nelle scuole, dove si studia sempre storia dell’arte tralasciando piuttosto la pratica. Ormai essendo nonna e persona adulta, grido un appello: date più importanza alla creatività perché senza di quella non si possono comprendere le bellezze che ci circondano, come a Viterbo.

*Gestrice social e tra gli organizzatori dell’evento La Via degli Artisti

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