La storia si ripete, il ricordo di quel coprifuoco del 1837 in cui fu messo in isolamento il Monastero di Santa Rosa

L’Archivio di Stato di Viterbo le cui  funzioni ‒ come quelle degli altri istituti archivistici italiani, uno per provincia ‒ sono la tutela, la conservazione e la valorizzazione della documentazione storica preunitaria e postunitaria di natura territoriale, ci riporta sulla propria pagina social ad un avvenimento del passato  di richiamo ai nostri giorni  a dimostrazione che il tempo è un susseguirsi infinito di cicli.

Allora come ora:
Anno 1837.Per limitare il contagio del “morbo asiatico” o «colera, la Deputazione Comunale Sanitaria di Viterbo, ovvero una specie dell’attuale Comitato Tecnico Scientifico, dispose l’isolamento del monastero di Santa Rosa, individuato come focolaio del “morbo asiatico”.
Altre misure preventive riguardarono la chiusura di Porta Faul, per bloccare gli ingressi dei mercanti provenienti dall’altro “cluster” di Marta, e la messa a disposizione delle parrocchie viterbesi come luoghi di ricovero dei possibili ammalati, vere e proprie postazioni di terapia intensiva ante-litteram.%

Paolina Bonaparte sorella del poeta scriveva ad un’amica.” Non ti dirò niente della tristezza infusa dal timore del colera: già non si deve aver paura e per me non l’ho, perché il morire non mi spaventa, mi spaventa bensì il veder morire”

   I posteri la definiranno  l’unificazione batteriologica“ degli Stati. Pure allora lo spessore fu mondiale.

 

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