La Notte di Gloria a Palazzo dei Priori raccontata da chi c’era

Donatella Agostini

A Palazzo dei Priori si stanno accendendo le prime luci. Sono attesi ospiti importantissimi stasera, e per l’occasione la sede dell’Amministrazione comunale di Viterbo ha indossato l’abito migliore e si è trasformata in salone delle feste: atmosfera rarefatta, composizioni floreali, camerieri in livrea bianca. Sul terrazzo interno e nel cortile, tavole bianche e rosse apparecchiate con eleganza, fiaccole e candelieri argentati, cristallerie scintillanti. E’ la sera del tre settembre, è la notte di “Gloria”. Tra due ore tutte le luci della città si spegneranno per lasciare accese le più belle: quelle che illuminano a giorno la Macchina di Santa Rosa. Di sotto, nella piazza e nelle strade del percorso, già si assiepano migliaia di persone accampate in terra o su sedie improvvisate: ragazzi che per ingannare l’attesa, strimpellano chitarre e divorano panini con la porchetta. C’è già spintonamento e calca, rumore e risate, canti e proteste. C’è già il sentimento.
A Palazzo dei Priori, gli ospiti vengono accolti con garbo da graziose hostess in severa livrea blu. Nel Sala Regia, sontuosamente affrescata, è già pronto un grande schermo che documenterà in diretta le varie fasi del Trasporto. C’è molta attesa nell’aria, e negli ospiti che cominciano ad arrivare: signore in abito da sera, gioielli vistosi, scollature e tacchi vertiginosi. Abbracci e baci sulle guance, profumi forti e acconciature. I loro accompagnatori in scuro si confondono con le divise nere dei membri della security, che con discrezione stanno controllando gli arrivi e la situazione al portone.
Cominciano ad arrivare esponenti della politica locale e nazionale: oltre ai membri del Consiglio Comunale, arriva il sen. Francesco Battistoni, l’onorevole Mauro Rotelli, i consiglieri regionali Alessandra Troncarelli e Enrico Panunzi, il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, la ex presidente della Regione Lazio Renata Polverini. Arrivano esponenti della cultura, come il Rettore dell’Università della Tuscia Alessandro Ruggieri e il giornalista Claudio Brachino. Arrivano tutti gli esponenti della “Viterbo bene”, arrivano tutti quelli che contano. Nella sala Regia transita velocemente il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, con codazzo di collaboratori, e si incrocia con il gruppo pop dei Dear Jack che stanno arrivando dalla parte opposta. Intanto, le persone che già assiepano le poche finestre cominciano a rumoreggiare. In piazza del Comune è arrivata la star della serata: il vicepresidente del Consiglio e Ministro dell’Interno Matteo Salvini, in camicia bianca slacciata e aloni di sudore, che comincia a prendersi il suo bagno di folla. Circondato da una folla di giornalisti e di fan, telecamere, microfoni e cellulari, si dirige lentamente verso via Cavour e il sagrato di San Sisto. Nel tragitto si ferma continuamente per salutare la folla; in centinaia lo fermano per il selfie di rito. Nel frattempo, comincia la sfilata delle sbandieratrici accompagnate dal suono dei tamburi.
A Palazzo sono arrivati tutti gli invitati. Il sindaco Giovanni Arena fa gli onori di casa e accoglie l’on. Giorgia Meloni e il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, che si dirigono velocemente nelle stanze interne. Intanto, Matteo Salvini è finalmente riuscito a guadagnare l’entrata del Palazzo. Nella Sala dei Paesaggi, dominata dal grande e antico lampadario, si forma un’incredibile ressa di insospettabili che fanno la fila per scattarsi un selfie. Salvini si presta volentieri a quello che per chiunque altro sarebbe un intollerabile tour de force, poi si dirige lentamente nelle stanze private, seguito da assessori e consiglieri. Nella stessa sala, il “Tarzan di Viterbo” Alberto Mezzetti, vincitore dell’ultima edizione del “Grande Fratello”, passa quasi totalmente inosservato.
All’apertura del buffet, tutti si riversano verso le tavole imbandite di stuzzichini e aperitivi. Nella piazza intanto, tra le ovazioni da stadio, è passato il gruppone biancovestito dei Facchini che si dirige verso via Cavour e piazza San Sisto, a prendere in consegna la loro Macchina. Di lì a poco, passa anche il gruppetto di corridori che recano la Fiaccola benedetta: si fermano a salutare la folla e poi si dirigono svelti verso via Cavour e verso la Macchina in attesa. Nel Salone Grande del Palazzo si sta formando un capannello di persone davanti al megaschermo, mentre altre stanno saldamente assiepando le finestre che danno sulla piazza: è quasi arrivato il grande momento.
All’improvviso, si spengono le luci nella piazza e all’interno del Palazzo. Si fa silenzio. Da lontano, si sentono le note della banda che intona l’allegra marcetta. All’improvviso, spunta dai tetti di via Cavour la statua illuminata di Santa Rosa: è la parte superiore dell’altissima Macchina che si sta avvicinando e arriva finalmente nel salotto buono della città, accolta da un indescrivibile boato della folla. La Macchina fa tre girate, mentre nell’aria risuona la voce possente e cadenzata del capofacchino Sandro Rossi: “Dai. Dai. Suuuu. Forza. Forza. Annamooo! Giiira. Dai. Dai”. Un mantra capace di creare una sorte di trance ipnotica e collettiva. La Macchina viene magistralmente posata al centro della Piazza ed esplode l’applauso sincero ed entusiasta delle migliaia di persone che hanno atteso per ore ed ore di poter assistere a questo spettacolo unico al mondo. Salvini, che sta assistendo al Trasporto in piazza, va a salutare i Facchini sotto la Macchina. Nella buia Sala Regia spiccano gli schermi accesi dei cellulari. Parecchie persone hanno scattato la foto alla Macchina e stanno condividendo le immagini on line. Nel cortile del Palazzo, continua indisturbato il banchetto alla luce delle candele. Continuano le conversazioni, i capannelli, le pacche sulle spalle, la sostanziale lontananza con quanto sta accadendo in piazza.
I Facchini sono tornati sotto la Macchina, e attendono che Rossi dia il comando di ripartire. Si è fatto silenzio nella piazza: migliaia di persone che trattengono il respiro, in attesa. Migliaia di cuori all’unisono. Il “sollevate e fermi!!!!!” è liberatorio e trionfale. La Macchina si incammina verso Corso Italia e sparisce fra i tetti, facendosi abbracciare dalla moltitudine che assiepa la parte rimanente del percorso, per quella che è la notte più importante dell’anno. La Notte di Gloria.

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