Juppiter e la scuola Penny Wirton: integrazione e accoglienza

A non pochi giorni dalla ricorrenza della giornata della memoria e in pieno clima di frontiere chiuse e lista di paesi non ammessi negli USA con il nuovo presidente eletto, mai poteva essere di più ampio respiro per il mondo dei diritti e dell’attenzione all’altro un pomeriggio come quello di oggi presso l’ex Mattatoio di Viterbo a Valle Faul. Proprio qui, nei locali messi a disposizione dalla Fondazione Carivit si sono incontrati tanti giovani immigrati che vivono a Viterbo o venuti dalla provincia per seguire per circa due ore una lezione di lingua italiana con il metodo della scuola Penny Wirton, che la Casa delle Arti del Pilastro ha adottato da due anni con grande successo grazie all’impegno dei suoi volontari. La scuola Penny Wirton nasce dall’idea dello scrittore Eraldo Affinati e di sua moglie Anna Luce Lenzi, dove i professori sono docenti, pensionati, ragazzi italiani e non; un’idea di scuola che si distacca da quella ufficiale, dove viene eliminata l’idea di classe alla base e si sostituisce con la relazione personale tra chi apprende e chi insegna, il tutto su azione volontaria e spontanea degli insegnanti nel mettere al centro la qualità della relazione umana, dove l’altro rappresenta un mondo, una storia…e qui i ragazzi immigrati allievi sono tutti motivati: per loro imparare la lingua italiana è un modo per trovare un lavoro, per rendersi accettato dalla comunità che lo ospita e poter comunicare con altri immigrati. Proprio come lo sarà per Abdhullaye, un ragazzo di 17 anni del Senegal, da soli cinque mesi in Italia, vive in una casa famiglia qui a Viterbo insieme ad altri ragazzi egiziani- mi ha raccontato- molto attento e serio durante la lezione, nel suo apprendimento di articoli e preposizioni della grammatica italiana seguendo schede d’esercizio già redatte che il volontario gli propone di volta in volta.
Terminato il tempo a disposizione per la lezione aperta al pubblico l’associazione Juppiter ha organizzato poi un incontro dibattito sul tema dell’accoglienza e dell’integrazione dove sono intervenuti il presidente della Fondazione Carivit Mario Brutti, il prefetto Rita Piermatti, il sindaco di Viterbo Leonardo Michelini, il presidente della Provincia Mauro Mazzola e il vescovo di Viterbo Lino Fumagalli, i presidi e gli studenti del Liceo Classico di Viterbo Mariano Buratti e dell’Istituto Omnicomprensivo Fabio Besta di Orte.
Salvatore Regoli, presidente e fondatore di Juppiter, ha aperto l’incontro partendo dalla canzone “Mio Fratello che guardi il mondo”di Fossati e, prima della parola alle autorità, ha spiegato il metodo della scuola Penny Wirton con la testimonianza diretta di due ragazze volontarie “ La Casa delle Arti è un luogo di fiducia e di incontro in un momento di diffidenza diffusa”. Fanno parte dei volontari anche gli studenti del Liceo Classico Buratti di Viterbo attraverso il progetto di alternanza scuola-lavoro “Questi progetti nascono per fornire ai ragazzi competenze per la vita in situazioni di apprendimento informale al di fuori della scuola. C’è molto bisogno di costruire ponti, accoglienza, incontro e impegno civile a partire dalla comprensione dell’interdipendenza e dall’educazione di democrazie multiculturali” ha spiegato la preside del classico Buratti. Parole di sostegno all’importanza dell’integrazione come momento di sviluppo non sono mancate da parte del presidente Fondazione Carivit Mario Brutti che ha sottolineato quanto sia fondamentale la comunicazione in positivo su tutti i temi di cambiamento della società; rilevante è l’azione delle province per l’accoglienza degli immigrati anche se avrebbero bisogno di più risorse per la gestione come ribadito da Mazzola, e come ben spiegato a chiusura dell’incontro anche dalla preside dell’Istituto Besta di Orte Scalo proprio per la numerosa presenza di stranieri che hanno scelto questo paese per la facile comunicazione con la capitale e per i bassi costi di locazione.
“ E’ importante che i saperi che apprendono qui possano ritornare ed essere trasmessi nei loro paesi d’origine affinchè questi possano essere autonomi e sovrani delle proprie economie. La nostra deve essere una società sempre più aperta dove l’antidoto è la dignità alla diversità come elemento qualificante della città” afferma il sindaco Michelini; “ Siamo un paese forte che va premiato. Senza il volontariato italiano l’accoglienza non sarebbe stata possibile, per questo va strutturato e potenziato insieme alla collaborazione con tutte le istituzioni.”spiega il Prefetto Rita Piermatti.
Anche il Vescovo Fumagalli ha ribadito il ruolo dell’importanza dell’altro, nel dare e nel suo ritorno, nella speranza “di un futuro non liquido” per tutti e di una società più accogliente “ I nostri comportamenti tendono all’individualismo e alla povertà umana. La nostra è una società liquida dove siamo vittime e allo stesso tempo cause. Non c’è un io se non in relazione ad un tu”.
E l’incontro allora si è concluso con un altro pezzo musicale stavolta cantato anche dai ragazzi immigrati presenti, il brano scelto per il saluto è quello del nostro caro Mengoni “Esseri umani”.

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