“Il nocciolo del problema” è la scelta sostenibile per la salvaguardia dei nostri laghi

di Luciano Costantini

“Il lago di Vico sta morendo e quello di Bolsena rischia di morire”. Parole che suonano come una sentenza, quelle di Antonella Litta, dell’Associazione Medici per l’Ambiente. L’occasione è la conferenza sulla salute (si fa per dire) del lago di Vico, intossicato per anni da fertilizzanti, pesticidi, sostanze comunque inquinanti e oggi avvelenato progressivamente dalle monocolture. Nel caso specifico della nocciola, che pure è un frutto prezioso della terra. Quando questa non venga trasformata in un sedimento di morte futura per quanto accertata. A sentire i dati snocciolati dalla dottoressa Litta c’è da andare depressi: aumento dei casi di tumore, di mali fino a ieri più o meno sconosciuti, rischi generazionali crescenti. Non è una fine segnata, si può ancora recuperare, ma senza perdere tempo. Perché in questa circostanza il tempo è più un nemico che un alleato. Come? Famiano Crucianelli, presidente del Biodistretto, disegna una strategia chiara che chiama in causa direttamente tre soggetti: Regione, Prefetto, Ferrero che in sostanza nella Tuscia è l’azienda di riferimento della coltura del nocciolo. “La Pisana – sottolinea Cucianelli – deve dire basta una volta per tutta alle monocolture e alla piantagione sistemica del nocciolo anche in considerazione del fatto che altri 25.000 ettari sono destinati a questa coltivazione. Inaccettabile. La stessa Pisana non deve perciò più erogare nuovi finanziamenti per altrettanti impianti mentre deve invece investire sulla riconversione del tradizionale al biologico. Il Prefetto, a sua volta, deve far rispettare la legalità attraverso le leggi che ci sono perché, per esempio, è impensabile che vi siano depositi clandestini di pesticidi. Infine la Ferrero deve assicurare la sostenibilità della coltura del nocciolo, ripristinare la biodiversità e magari aprirsi al biologico. Questo non vuol dire che siamo contro il nocciolo che invece è una ricchezza della Tuscia. Ma che va individuato un sistema per far convivere gli interessi degli agricoltori, della grande industria e dell’ambiente”. Una problematica che non riguarda esclusivamente e drammaticamente il comprensorio del lago di Vico, ma che investe ora anche il territorio rivierasco – e non solo – del lago di Bolsena. Stessi rischi, stessi soggetti coinvolti. Una santa alleanza potrà salvare i due bacini idrici e dunque l’ambiente? “Si può, si dovrebbe fare”, auspica Famiano Crucianelli che intanto preannuncia una iniziativa in tempi stretti. “Perché dobbiamo muoverci adesso o mai più”.

 

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