I quartieri antichi di Viterbo un bene comune da tutelare

di Eleonora Speranza e Andrea Multari *

Non è stato facile mettere insieme le varie anime di tre pezzi di un unicum che totalizza poco più di 7 mila abitanti.Se San Pellegrino è il cuore medievale di Viterbo, Pianoscarano insieme al Salamaro è il corpo vivo dell’antica città dei Papi. La linfa preziosa del presente e,speriamo, del futuro. Un quartiere antico e allo stesso tempo il più moderno perché ha saputo recepire, comprendere e infine assimilare al meglio le nuove generazioni con quelle più radicate nei secoli. Un miracolo di integrazione anche etnica con la presenza di sempre più numerose famiglie di immigrati che nel quartiere hanno trovato una collocazione ottimale. “Siamo una famiglia in cui si vive bene e si ha voglia di stare insieme”, puntualizza con orgoglio Remigio Ciorba, figlio dell’indimenticato cavalier Alberto, che è stata una delle figure più rappresentative del quartiere.
Pianoscarano, il rione di poveri agricoltori e di modesti artigiani, è andato progressivamente scomparendo, mantenendo però forte la tradizione. Continua Remigio Ciorba: “Siamo arrivati alla 40° edizione delle festa dell’ uva e il palio delle botti riscuote sempre più successo, anche tra i più giovani. Ed è forte la risposta per la tradizionale colazione di Pasqua che da anni permette di degustare numerosi prodotti tipici”. (Ci si prepara già per il 21 aprile).La chiesa di S.Andrea di origine romanica, con il campanile a vela che sormonta la facciata, è uno dei simboli della bellezza del quartiere.
Autentica costola di Pianoscarano, ma solo per una questione logistica, la zona del Salamaro con la chiesa della Sacra Famiglia dell’architetto Carlo Boccianti. La sua costruzione viene terminata alla fine degli anni ’80 e benedetta da don Raffaele Paolucci, il prete che l’aveva fortemente voluta. Sino al 1985 la comunità del Salamaro ha fatto corpo con la comunità religiosa di Pianoscarano. A don Giovanni Bitti, scomparso nel 2010, è succeduto nell’agosto dello stesso anno don Luca Scuderi che è l’attuale parroco, un viterbese verace. In nove anni l’autentica esplosione del quartiere, diviso tra case popolari abitazioni residenziali, dove le case assegnate ai genitori sono state poi trasferite ai figli. Tanti militari, operai, liberi professionisti che, insieme ad una minoranza crescente di immigrati, compongono la comunità allargata di un nucleo che conta circa tremila persone. Una rete efficiente di negozi e supermercati, una palestra e una chiesa, santuario ideale, così come l’aveva concepita il suo ideatore. Partecipazione alla vita attiva di tanti giovani che esercitano la propria professione, studio o volontariato e che costituiscono una comunità forte e assai coesa. Le criticità riguardano gli scarsi interventi sulla cura e manutenzione viaria. Maggiore attenzione meriterebbero le aree verdi. E poi l’immancabile problema della sicurezza tra i più sentiti dalla collettività. All’interno della parrocchia la sede della Caritas che due volte alla settimana si impegna ad aiutare quella parte di residenti che vive un chiaro stato di disagio. La Sala Polivalente della Sacra Famiglia  è sede del Mini Festival di Viterbo ogni anno fine novembre,primi di dicembre e la stessa parrocchia organizza l’evento Famiglie in Festa a fine maggio. Il Gruppo Scout Viterbo 4 al fianco a Don Luca Scuderi, costituisce una tra le migliori realtà educative della città di Viterbo, tra le più antiche essendo nato quasi un lustro fa , riunendo i giovani di Pianoscarano e dalle “case minime” . Il loro motto “del nostro meglio” esso vuole significare che si cresce con il proprio impegno e l’aiuto degli altri. Una buona premessa per il quartiere.

San Pellegrino, da Pianoscarano e dal Salamaro, è separato solo dal fosso del Paradosso, cioè da pochi metri, eppure presenta un aspetto sociale e problematiche molto diversi con una storia antichissima alle spalle e una vocazione turistica ancora da consolidare come dimostra il discusso piano del commercio che dovrebbe rafforzare il potenziale turistico non solo del quartiere, ma dell’intera città. Le restrizioni alla movida piacciono al Comitato di quartiere che “giudica positivamente” l’iniziativa. Carlo Lavalle, membro dello stesso Comitato spiega come “al di là delle differenti impostazioni e sensibilità, vi sia la necessità di tutelare il quartiere, considerato importante e prezioso patrimonio storico e artistico della città, nonché risorsa per lo sviluppo del turismo. Noi del Comitato appoggiamo tutte le misure contenute nel Piano che pongono dei limiti a tutti i comportamenti che hanno un impatto negativo e nocivo su diritti e sicurezza dei residenti e ospiti di strutture ricettive, sulle attività economiche connesse al turismo, arrecando pregiudizio e danno allo stesso patrimonio storico e artistico del borgo.
Di diverso avviso Manfredi Samperi, il quale, con il fratello Orlando, nel settembre del 2015 ha dato vita ”Al Settantasette“. Il celebre locale, grazie alla ricercatezza delle materie prime e al duro lavoro, è diventato luogo di incontro della movida viterbese.
“San Pellegrino – dice – sa farti innamorare, è un vero e proprio gioiello e bisogna prendercene cura, anche se sono svariate le criticità. Basta semplicemente guardare la condizione del manto stradale. La chiusura anticipata dei locali non può essere il modo per rilanciare il turismo, anzi, la tendenza è orientata verso una cultura spagnola degli orari, che vede posticipata l’ora della cena con conseguente slittamento del divertimento notturno. Un decentramento dei locali porterebbe non solo danni a tutti gli esercenti che hanno investito fatica e denaro, ma anche ai giovani obbligati a risalire in macchina per bere una birra in compagnia”.Agli stessi universitari residenziali che trovano nel quartiere il luogo d’incontro.
San Pellegrino è situato sul percorso della via Francigena e vi ha sede il museo del sodalizio dei facchini di Santa Rosa all’interno di un palazzetto medioevale che venne donato dal comune al Sodalizio dei facchini nel 1978 per farne la sede delle loro riunioni.Un distintivo del cuore pulsante della città per la sua santa Rosa.
La Comunità parrocchiale di Santa Maria Nuova che fa capo al quartiere in questi giorni è stata toccata dalla scomparsa di Don Angelo Gargiuli, per tanti anni riferimento e parroco.

Un quartiere storico, non deve  essere rappresentato in un qualcosa riproducibile in ogni città d’arte,un percorso per turisti in fila, toccata e fuga, il turismo deve scegliere la città e apprezzarne nei quartieri storici la sua bellezza individuale.

*Studenti Università della Tuscia Disucom- Dipartimento di Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo

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