Giuditta e Oloferne, il capolavoro del Caravaggio, violenza e seduzione nella pittura del 500-600

Luciano Pasquini

La Mostra/Giuditta e Oloferne del Caravaggio, una sfida tra  violenza e seduzione nella pittura del 500-600. Ospitata nelle nuove sale al pian terreno di Palazzo Barberini, la mostra celebra i cinquant’anni dall’acquisizione da parte dello Stato italiano e i settant’anni dalla scoperta del celebre dipinto di Caravaggio conservato a Palazzo Barberini: Giuditta e Oloferne. La tela fu acquistata negli anni ‘70 dal Ministero per 250 milioni e oggi è patrimonio della Galleria Barberini. La mostra, iniziata il 26 novembre 2021,  è agli ultimi giorni di apertura, difatti chiuderà i battenti il 27 marzo prossimo.

L’esposizione a Palazzo Barberini si snoda in quattro sezioni, ma è indubbio che la tela di Caravaggio domini sulle altre.

La tela Giuditta che decapita Oloferne del Merisi è il perno della seconda sezione dedicata a Caravaggio e i suoi primi interpreti e inscena un vero e proprio omicidio mediante decapitazione, costituendo un momento di rottura con la tradizione e trovando un corrispettivo solo nella coeva produzione di rappresentazioni sacre e drammi teatrali.
Ci volle però una donna per calarsi completamente nei panni dell’eroina biblica. La massima interprete del soggetto è stata, senza dubbio, Artemisia Gentileschi, cui è intitolata la terza sezione Artemisia Gentileschi e il teatro di Giuditta. Artemisia, insieme al padre Orazio, si cimentò più volte con il tema, comprendendone le potenzialità in relazione alla rappresentazione della figura femminile come donna forte, ed exemplum virtutis, ed il tema, grazie al suo lavoro, diventerà un genere richiestissimo nelle corti europee.
La quarta e ultima sezione, Le virtù di Giuditta. Giuditta e Davide, Giuditta e Salomé è dedicata al confronto tra il tema di Giuditta e Oloferne e quello di Davide e Golia, accomunati dalla lettura allegorica della vittoria della virtù, dell’astuzia e della giovinezza sulla forza bruta del tiranno che finisce decapitato. La decapitazione è alla base anche del testo evangelico del martirio di Giovanni Battista, e il tema di Salomé viene spesso confuso nella raffigurazione pittorica con quello di Giuditta.

(fonte: Beni Culturali)

Foto di Luciano Pasquini

Informazioni:

Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini

via delle Quattro Fontane, 13 –  Roma

Fine mostra 27 marzo

Orarario:10.00-18.00 (lunedì chiuso)

 

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